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8/10

The Killer regia di John Woo

Thriller
recensione di Fabio Brafa Musicoro

Un Killer (Chow Yun-Fat), dopo un terribile scontro a fuoco, sfigura per sbaglio una giovane ragazza rendendola parzialmente cieca. Il senso di colpa lo ossessionerà a tal punto da far maturare in lui un profonda angoscia esistenziale, attraverso la quale metterà in discussione sè stesso e il suo sistema di valori. Tradito dai suoi amici ed aiutato da un poliziotto sui generis, espierà la sua colpa vendicando la ragazza e pagando con la sua vita.

 

Il cinema, come ogni altra forma d'arte, è abituato a nutrirsi del suo passato per proporre nuovi modelli che affondano però le loro radici nel fertile terreno del già detto o del già fatto. Allo stesso modo, ogni bravo regista si nutre della conoscenza e della genialità di alcuni suoi illustri predecessori, affidando le chiavi di lettura della propria poetica filmica alla conoscenza di altri registi. Il film-maker che più di tutti ha fatto della citazione e dell'omaggio esplicito un proprio modo di esprimersi e di farsi riconoscere e' Quentin Tarantino, vero e proprio cannibale di generi cinematografici. Fra i suoi modelli filmici di riferimento, per sua stessa ammissione, spicca John Woo, regista Hollywoodiano di pellicole come Broken Arrow, Mission Impossible e Face-Off ma sopratutto, prima del suo sbarco in terra d'America, vero e proprio guru del cinema d'azione hong-konghese, autore di veri e propri must del suo genere in patria, come A Better Tomorrow e, appunto, The Killer.

La più grande qualità di The Killer e' che puo' essere visto da chiunque. Gli spettatori non amanti del genere sapranno accontentarsi di una visione che fila via liscia, di una regia sapiente che dosa con grande bravura momenti di pura azione a scene melò che toccano le corde dei sentimenti come solo i registi asiatici hanno la capacità di fare.

Chi invece ama sparatorie, sangue, amicizia virile e incalzanti scene d'azione ed è cresciuto collezionando tutti i film di Stallone e idolatrando la genialit di Tarantino, impazzirà di gioia nell'individuare in The Killer una buona quantità di “tratti distintivi” del cinema d'azione occidentale, che sono pero' diventati tali grazie a John Woo e alle sue geniali intuizioni stilistiche:

il soprabito di pelle nera lungo fino alla caviglia del Keanu Reeves di The Matrix dei fratelli Whacowski.

La double gun action (sparatoria a doppia pistola) di Antonio Banderas, mariachi in cerca di vendetta in Desperado di Robert Rodriguez. Le scivolate sulla schiena con contemporanea sparatoria 'terra-aria" di Bruce Willis in Ancora vivo di Walter Hill. Lo stand off (scontro a fuoco fra due o piu soggetti che si puntano addosso un arma reciprocamente) in Reservoir Dogs di Quentin Tarantino.

Tutti i più grandi registi d'azione americani si sono rifatti alla lezione di John Woo e lo hanno citato, omaggiato, copiato, rendendo il suo linguaggio filmico familiare ad un pubblico che spesso non sa nulla della carriera del regista hong-konghese prima del suo arrivo negli Stati Uniti.

The Killer, considerato uno dei capolavori del noir d'azione asiatico, e' stato il film che ha aperto le porte di Hollywood a Woo, facendolo conoscere al grande pubblico occidentale.

A John Woo deve essere sembrato ironico ma in un certo senso naturale che proprio questo sia stato il suo film hong-konghese meglio recepito da noi occidentali, impregnato com'è di citazioni ed omaggi a Sam Peckinpah e a Melville ed ispirato al cinema nero americano degli anni '70 di Scorsese scritti da Schrader.

Ma di certo avra' anche pensato a quanto il cinema d'azione americano degli anni '90 e 2000 debbano a The Killer, a lui e alla sua poetica pre-Hollywood.

Al suo aver saputo dare al cinema d'azione un ricco sottotesto di significati simbolici che vanno oltre il semplice intrattenimento fine a se stesso, creando mondi in cui la violenza non è mai senza scopo, come invece spesso capita di constatare in pellicole dello stesso periodo prodotte in America, ma rappresenta la via necessaria per arrivare alla redenzione o alla pace.

Proponendo modelli di eroi ed antieroi che vivono di una dignità propria, ma senza dubbio riconducibile ai modelli cavallereschi del cinema Wuxiapian e Kung Fu reso tanto popolare a Hong Kong negli anni '50 '60 e '70 da grandi registi come King Hu e Zhang Che, che di Woo fi anche il primo maestro.

Trovando nuove soluzioni registiche che potessere esprimere al meglio le sue intenzioni morali ancor prima che artistiche.

Tutte cose che elevano John Woo, per lo meno quello giovane e dinamico, operante prima della sua dorata ma povera di idee carriera statunitense, a grande rappresentante del cinema Hard Boiled made in Asia, cinema di genere spesso privo di grandi mezzi economici ma che molte volte, come accadde con The Killer , ha saputo partorire capolavori che rimangono tutt'oggi punti di riferimento per generazioni di nuovi registi a qualunque latitudine.

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Voto degli utenti: 8/10 in media su 4 voti.
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Sydney 10/10

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Sydney (ha votato 10 questo film) alle 14:35 del 22 ottobre 2011 ha scritto:

Tutto quello in cui credo e tutto quello che per me significa cinema è rappresentato da questo film. Per parlare compiutamente di questo capolavoro non basterebbero libri interi.