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6/10

Red regia di Robert Schwentke

Azione
recensione di Fulvia Massimi

Quando la sua quieta esistenza di pensionato viene sconvolta da un tentato omicidio, l'ex-agente della CIA Frank Moses si convince a rimettere insieme la vecchia squadra di "reduci estremamente distruttivi" per sventare il complotto che lo vorrebbe vedere morto. Nella sua rocambolesca avventura trascinerà anche l'ignara centralinista Sarah Ross.

Per Seneca "la vecchiaia è una malattia inguaribile" ma per quanto Morgan Freeman (alias Joe Matheson) possa dispiacersi di esserne rimasto vittima non sembrano pensarla allo stesso modo i protagonisti di RED (l'acronimo originale sta per "Retired Extremely Dangerous"), adrenalinica commedia della terza età ispirata al graphic novel di Warren Ellis e Cully Hamner e candidata ai Golden Globe 2011 come miglior film comico/musicale.

Perchè passare il tempo a coltivare avocado e a sfornare tortine? Rimettersi in pista a sessant'anni suonati è decisamente più divertente. Dopo Batman, Superman e Wonder Woman alla DC Comics approdano i super-pensionati, armi letali che con l'avanzare dell'età non hanno perso il proprio mordente e non vedono l'ora di rispolverare l'artiglieria pesante. Affidandosi allo script dei fratelli Jon e Erich Hoeber - un misto di Mission Impossible e Charlie's Angels nuova maniera shakerato a dovere - il regista tedesco Robert Schwentke (Flightplan, Un amore all'improvviso) li porta sullo schermo rendendoli protagonisti di un action-movie dal ritmo incalzante, retto senza fatica più dai rampanti ultracinquantenni che non dalle nuove leve (l'agente William Cooper/Karl Urban).

Protagonista della tetralogia super-action Die Hard, Bruce Willis non ha problemi ad assumere i panni di Frank Moses, efficacissima macchina da guerra cui la serena (e noiosa) routine provinciale va piuttosto stretta ma che ancora spera di potersi fare una vita, magari leggendo romanzetti Harmony e conquistando la donna di cui è (telefonicamente) innamorato (una svampita Mary-Louise Parker). Ovviando all'estrema povertà del suo repertorio espressivo (e qui non vale neppure la definizione di Sergio Leone "con cappello e senza cappello", semmai solo "senza capelli") con un piglio sornione che lo mantiene indifferente e compassato perfino quando spezza trachee e scende da automobili in corsa (il surrealismo dell'action hollywoodiano, si sa, non ha confini), Willis è il perfetto trascinatore - distruttivo sì, ma anche "smielato" - di una gang di interpreti eterogenea eppure compatta nel suo essere sopra le righe.

Fiore all'occhiello di una pellicola ultra-commerciale, che nell'anzianità dei protagonisti trova l'unico elemento di originalità, il cast stellare riunisce premi Oscar e candidati, volti noti del blockbuster a stelle e strisce e professionisti dotati di una versatilità tale da poter interpretare qualsiasi ruolo. E' il caso della "dame" Helen Mirren che non perde la propria, regale, eleganza neppure quando imbraccia un mitragliatore e che, a differenza dell'altrettanto divina Meryl Streep (di cui sarebbe, pare, il corrispettivo britannico), non esita a lanciarsi nella mischia insieme ai colleghi maschi, senza sfigurare minimamente.

Più "in parte" uno strepitoso John Malkovich, nel folle ruolo (complice un aiutino "lisergico") dell'agente Marvin Boogs, psicopatico con manie di persecuzione e vero centro comico del film. Particolarmente suscettibile all'argomento "vecchiaia", è a lui che si deve uno dei momenti più improbabili della pellicola, rivisitazione in chiave action del celeberrimo scontro a fuoco di Per un pugno di dollari. Della serie: "quando una donna col bazooka incontra un uomo con la pistola, la donna col bazooka è una donna morta."

Infarcito di esplosioni, sparatorie e combattimenti che hanno dell'inumano (la scazzottata tra Willis e Urban avrebbe mandato al creatore qualsiasi mortale degno di tale nome) e basato su un intreccio appena più sviluppato di un MacGuffin hitchcockiano (aperto a possibili sequel), RED sfrutta le marche stilistiche più evidenti del genere senza preoccuparsi di quanto possano risultare stereotipate o inflazionate, giocando a carte scoperte con uno spettatore che allo sforzo intellettivo preferisce un paio d'ore di evasione poco impegnativa. Insomma, intrattenimento hollywoodiano allo stato puro: niente che non sia già stato visto ma che fa sempre piacere rivedere.

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