R Recensione

7/10

Mission: Impossible - Rogue Nation regia di Christopher McQuarrie

Azione
recensione di Tomas Bonazzo

La CIA, burocrate e incapace di apprezzare gli sforzi fatti in quasi quarant'anni d'attività, vuole chiudere la sezione Impossible Mission Force. Incastrato in un gioco di pedine -con lo zampino anche del MI6- Ethan Hunt si trova nuovamente pressato da numerose forze in gioco, tra cui il temibile Solomon Lane, mente di una micidiale organizzazione che vuole 1)destabilizzare il governo mondiale,2) proteggere gli interessi di ex agenti segreti licenziati dalle rispettive agenzie. Il nuovo nome del male -l'organizzazione- ha un gusto molto provocatorio: Il Sindacato.

In molti ricordano di Ronald Regan quando citò il soldato Rambo come preziosa risorsa durante un fuori onda di una trasmissione televisiva Si disse:”la prossima volta so cosa fare” (il tema era la liberazione di 39 americani sequestrati in Libano). Molto probabilmente il presidente Obama se dovesse mai chiamare qualcuno a esempio -evitando che i democratici storcano il naso nel citare nuovamente John Rambo ed essendo James Bond il principale ambasciatore di un'altra bandiera- non potrebbe non fare riferimento al King delle spie americane: Ethan Hunt. La saga di Mission Impossible trae ispirazione da una serie televisiva molto famosa degli anni 60', iniziando la trasposizione cinematografica ormai nel lontano 1996. Ogni pellicola ha avuto un suo regista e un suo linguaggio filmico. Brian de Palma, molto attento alla forma, costruì un pacchetto narrativo elegante, forse troppo preoccupato alla rivelazione del finale. John Woo puntò sull'azione visionaria trasformando i movimenti di Hunt in missioni dagli slanci veramente impossibili. J.J. Abrams, patron di Alias e Lost, introdusse un elemento essenziale fino ad allora inesplorato: la vita reale dell'agente segreto. Brad Bird, Oscar per Gli Incredibili e Ratatouille, diede un'immagine meno seriosa al personaggio, capace, ora, di brio e accompagnato nei suoi salti da una nuova spalla comica. Su quest'idea rimane anche Christopher McQuarrie, importante sceneggiatore hollywoodiano (oscar nel 1996 per I soliti Sospetti) localizzando il fulcro dell'azione in un triangolo i cui vertici hanno un forte sapore europeo (Londra, Vienna e Casablanca). Rogue Nation continua nella trama, in parte anche nello stile, del precedente della saga (Protocollo Fantasma), dimostrando che, indipendentemente dalle condizioni, dalle regie, dalle location, tutto muove attorno alla performance dell'uomo che è dietro l'agente Ethan Hunt: Tom Cruise. Ottimo attore, spesso ridicolizzato dai media internazionali anche per i suoi rapporti con la chiesa di Scientology (molto interessante è, al riguardo, il documentario Going Clear di Alex Gibney del 2015), ora è sopratutto anche un ottimo stuntman. Nelle interviste ha rilasciato di aver completato training complessi per la guida ad alta velocità in moto, per le immersioni e per rimanere appeso il maggior tempo possibile agli sportelli di aerei in decollo -sempre che un training del genere esista e che non sia, piuttosto, la maschera per qualcos'altro: forse cocaina?- Simon Pegg è l'informatico dalla battuta facile, improbabile agente segreto -ma non impossibile- che regala un tono più leggero, quasi famigliare, alla pellicola discostandosi parecchio dai caratteri predominanti dei primi tre capitoli. Il suo personaggio, Benji Dunn, acquista maggiore spazio, forse troppo, tenendo sullo sfondo Jeremy Renner, Ving Rhames -unico altro attore, oltre a Tom Cruise, presente in tutte le pellicole della serie- e il nuovo acquisto, come direttore della C.I.A., Alec Baldwin assolutamente inadatto per il ruolo -pare un agente di spettacolo molto curato nell'aspetto-. Nuova anche la presenza femminile, la svedese ballerina e modella Rebecca Ferguson, ventata di aria fresca in un film costruito unicamente sul testosterone. Il risultato è complessivamente valido mostrandosi narrativamente capace, anche se un poco ripetitivo -Ethan Hunt è nuovamente braccato sia dai cattivi di turno, sia dalla sua medesima agenzia, l'I.M.F.-. Le sequenze d'azione valgono da sole il prezzo del biglietto -anche Tom Cruise con la barba, palesemente finta, è una chicca da non perdere- mescolate per un popcorn movie di puro intrattenimento. La Paramount e Cruise stesso hanno confermato un sesto capitolo della serie. Vedremo se si tornerà su linee più affini ai primi capitoli o se si seguirà ancora la strada intrapresa da Brad Bird.

V Voti

Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 3 voti.
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alexmn 7/10

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