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6/10

3 Days to Kill regia di McG

Azione
recensione di Gloria Paparella

Kevin Costner interpreta una spia internazionale che decide di abbandonare la sua vita vissuta sul filo del rasoio per riallacciare finalmente i rapporti con la moglie e la figlia, tenute sempre a debita distanza per proteggerle dai pericoli connessi al suo lavoro. Prima però dovrà portare a termine un'ultima missione, anche se questo significherà dover trovare un equilibrio tra i due compiti più difficili che gli siano mai stati assegnati: catturare il terrorista più pericoloso al mondo e proteggere la figlia adolescente. Costner dovrà quindi destreggiarsi tra inseguimenti mozzafiato per la capitale parigina e i comuni problemi di ogni genitore che si trova a gestire figli adolescenti.

Cosa succede quando un agente segreto torna a casa e veste i panni di marito e di padre?

Il regista McG, esperto orchestratore di film d’azione quali Charlie’s Angels, Charlie’s Angels: più che mai e Una spia non basta, analizza in 3 Days to Kill il lato intimo e personale dello spionaggio internazionale, attraverso il personaggio di Ethan Renner (Kevin Costner), agente segreto gravemente malato in viaggio verso Parigi per ricongiungersi con la famiglia. Il protagonista dovrà passare da solo tre giorni con sua figlia Zooey (Hailee Steinfeld), sfida alquanto difficile visto che non la vede da più di cinque anni; allo stesso tempo, dovrà portare a termine l’ultima missione, uccidere il terrorista detto L’Albino (Tomas Lemarquis) in cambio di una cura sperimentale che possa farlo guarire.

Il film, girato tra dicembre 2012 e marzo 2013 principalmente a Parigi ma anche a Belgrado per la sequenza d’apertura, trova il suo punto di forza nella sapiente e furba unione di humour, azione ed emozioni in quella che è si presenta come un classico action-thriller. Sono soprattutto le scene padre-figlia e i momenti di interscambio generazionale a rendere la pellicola gradevole: ecco, dunque, la giovane Zooey essere alle prese con una crisi di nervi generata da un’acconciatura mal riuscita o, con un pizzico di ironia volto a sottolineare l’età non più giovane del padre, chiamarlo al cellulare con una suoneria modernissima che gli ha inserito scrupolosamente. Al di là della professione del protagonista, McG sembra voler parlare di un tema in cui è facile riconoscersi: quanto spesso i genitori perdano tempo con cose secondarie invece di prendersi cura di ciò che conta davvero, cioè i propri figli.

A rendere la trama più intrigante ed oscura ci pensa il personaggio femminile del film, Vivi (Amer Heard), assegnata dai servizi segreti a motivare Ethan l’ultima fatica: una donna affascinante e forte, che ottiene ciò che vuole, ma francamente lontana dalle icone di femme fatale misteriose rimaste leggendarie nella storia del cinema come Rita Hayworth e Lana Turner, alle quali il regista ha ammesso di essersi ispirato.

Gli ingredienti davvero perfetti del film sono, invece, le sequenze d’azione: scene reali, girate nella città di Parigi (con un utilizzo marginale degli effetti speciali) che conferiscono alla pellicola un’energia e una forza prorompenti. In particolare, l’inseguimento in auto (ispirato al cortometraggio del 1976 di Claude Lelouch, Un appuntamento) è molto avvincente e adrenalinico e lo stesso Kevin Costner, non più giovane ma sempre in ottima forma, se la cava bene in queste scene ad alto pericolo.

Merito del regista tale ricerca di “naturalezza” e verità in un film che, nonostante qualche momento di banalità come ad esempio la scena finale in cui Vivi viene colta da un’improvvisa ondata di sentimentalismo, resta comunque godibile e riuscito soprattutto in quello per cui è stato concepito: un action movie.

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