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6/10

Criminal regia di Ariel Vromen

Azione
recensione di Davide Figliolini

L'agente della CIA, Bill Pope (Ryan Reynolds) viene ucciso e porta con sé nella tomba dei segreti fondamentali per salvare il mondo da un potenziale attacco terroristico. Per risvegliare i suoi ricordi, la CIA chiede l'aiuto del Dottor Franks (Tommy Lee Jones), il quale ha sviluppato una nuovissima tecnica scientifica per trasferire il pattern celebrale di una persona nella mente di un'altra. La memoria di Bill viene impiantata nel cervello di un pericoloso detenuto del braccio della morte, Jerico Stewart (Kevin Costner), nella speranza che il criminale porti a termine la missione di salvataggio.

Ariel Vromen dopo il discreto The Iceman porta sullo schermo un film molto più delineato verso l’azione e lo spionaggio vero e proprio. Cosa succede quando l’unica speranza della CIA di fermare una minaccia terroristica per l’arsenale nucleare risiede nel buio, nei recessi dell’imprevedibile mente di un pericoloso criminale?

Criminal vuole descrivere proprio questa sensazione, questo smussamento delle memorie. Il lungometraggio si lascia ben vedere, la sceneggiatura è ben scritta dal punto di vista formale, ma se ci dovessimo soffermare su alcuni dettagli e su alcuni collegamenti fra le diverse linee narrative noteremmo fin da subito incongruenze o sfasamenti visivi-temprali. Il film quindi si lascia comunque assaporare senza troppo fastidi, ma questo forse è in parte insito nel genere stesso, che a volte non aiuta a decifrare i diversi slittamenti o difetti. Con lucidità possiamo dire che buona parte del film si regge sull’ottima interpretazione del caro vecchio Kevin Costner (Jerico Stewart) il quale, travestito da brutale criminale, riesce anche a strappare qualche sorriso in platea. Come sarebbe? Vi starete domandando. La spiegazione è semplice e si insidia in quello che è il travaso di memoria tra i due protagonisti. Jerico spesso si ritrova a parlare come un’agente della CIA, ma subito dopo ad esempio, nella scena seguente, torna il criminale di sempre. E questo porta con sé spesso conseguenze ironiche.

La trama sicuramente non è un gioiello di originalità, ma questo era assodato, però Kevin Costner e Ryan Reynolds (Bill Pope) funzionano, e bene. Mentre Tommy Lee Jones ad esempio non molto, e un un attore così caratterizzante come lui meritava sicuramente ben più spazio. Non lascia di fatto nulla al rapporto spettatore-attore e questo è un difetto. L’unico che sembra veramente funzionare è il protagonista appunto. Il resto del cast, costituito tra l’altro da grandi attori resta un po’ fuori dal fuoco delle scene.

La parte scientifica del film è piuttosto superficiale, non si approfondisce nulla, ma forse è una scelta per evitare un certo tipo complessità, magari in favore di una velocità attenta sia nei movimenti di macchina che tra i dialoghi dei personaggi.

Criminal è un film energico se vogliamo. Non attinge molto alla bellezza tout court o alla profondità, ma si lascia godere così com’è: tra capovolgimenti narrativi ed effetti speciali inseriti al posto giusto. Un film che nel rapporto famigliare nel rapporto padre-moglie-figlia riesce anche lievemente ad emozionare, forse perché l’amore come potenza e sentimento è davvero l’arma nucleare più decisiva, che riesce in qualche modo a superare barriere temporali e corporali. Oltre l'amore non c'è nulla, anche la psicosi brutale deve arrendersi. Nel protagonista a volte si trovano picchi di dubbiosa moralità, ma non viene approfondita fino in fondo. Dopo The Iceman il regista non dà la sensazione di aver superato l’esame definitivo, manca sempre quel tratto di profondità che dovrebbe arricciare la pelle. 

In poche parole un film da vedere in compagnia per far passare la serata, non un capolovoro né un ottimo film. Un buon passatempo che non lascia l'amaro in bocca. Un criminale indeciso che porta lo spettatore a tifare per lui.

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