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8/10

Difret - Il Coraggio per Cambiare regia di Zeresenay Berhane Mehari

Drammatico
recensione di Davide Figliolini

Da una parte, Hirut, una ragazzina intelligente di quattordici anni che tornando da scuola viene assalita da un gruppo di uomini a cavallo. Tra questi c'è Tadele, ideatore del rapimento, suo futuro sposo, nonché vittima della fuga della ragazzina, la quale riesce ad evadere, raccogliere il fucile e trafiggerlo. Dall'altra, Meaza Ashenafi, una donna avvocato che prende a cuore la storia della bambina e attraverso ANDENET, un'associazione di donne avvocato, vuole difendere con forza e determinazione i diritti dei più deboli andando contro anche alle più antiche tradizioni.

 

Angelina Jolie, co-produttrice del film, ha parlato di DIFRET come la possibilità "di provocare un cambiamento". E dobbiamo dire che non è solo una "possibilità", ma una vera e propria certezza. DIFRET è un film che riesce ad esprimere con chiarezza cinematografica la tradizione della Telefa, la pratica del rapimento a scopo di matrimonio. Pensare che sia una storia vera ci crea un po' di rammarico mentale, e riflettere che sia una storia tra le tante ci forma sicuramente una coscienza diversa, almeno per un attimo. Questo però è un dramma differente, perché, possiamo dirlo, ha fatto giurisprudenza. Etiopia 1996, Hirut, la ragazzina vittima di un rapimento riesce con un colpo di fucile a "cambiare" la sua vita, a renderla diversa. E il miraggio che non sia solo una storia casuale è data dalla potenza legale di Maeza Ashenafi. Grazie a questo fatto storico e al suo finale chi pratica o praticherà ancora questa violenta tradizione sarà condannato a cinque anni di carcere. Le parole chiave del film sono "cambiamento" che congiunto con difret (coraggio in etiope) esercitano tutto il loro incanto durante le riprese, che scorrono pulite, mai sopraffatte di stereotipi. Semplicemente un diario raccontato sapientemente dalla bella attrice premio oscar Meron Getnet. Invero, intrepretando il ruolo dell'avvocato, per giunta donna, ha dato uno schiaffo a quei modi di vivere sporchi, incivili, semplicemente ingiusti. Essere obbligati a sposare un uomo che non si ama è una violazione della libertà. Parola osannata dall'avvocato per ribadire i diritti civili di ogni uomo. Zeresenay Berhane Mehari ha risposto in maniera semplice, ma sensibile, alla domanda: cosa succede se le tradizioni che si tramandano da anni vengono interrotte? La risposta è custodita nella ripresa ossessiva delle mani della piccola Hirut che rilegano probabilmente il segreto del film: la paura di cambiare. Il coraggio per farlo è semplicemente oltrepassare l'ostacolo. In questo caso sono da una parte, il villaggio ingordo d'ignoranza, forse inconsapevole, che desidera a tutti i costi mantenere le tradizioni urlando durante il consiglio del villaggio (una delle scene più significative) a "quelli con la giacca" e a "quelli con i libri" di farla finita con le loro rimostranze. Nel villaggio si è sempre fatto così. E deve essere così. Dall'altra parte la lotta è con i funzionari dello stato, anche loro insensibili al cambiamento, ma soprattutto incastonati di cruda cecità. L'avvocato va contro tutti: funzionari, parenti della vittima e addirittura al ministro della giustizia in persona. Tutto questo con una colonna sonora esattamente coerente. L'Etiopia viene mostrata in tutta la sua tenue, ma intensa vita. Il regista spera in una Etiopia nuova, con un'enfasi di speranza. I contenuti sono vividi e mai banali. Non si vuole appositamente "far piangere" lo spettatore, basta emozionarlo quel poco per fargli ogni tanto "cingere" la testa. Un film coraggioso, assolutamente complesso nella produzione. Il lavoro svolto è stato notevole. Con un cast di professionisti, ma anche di comparse e attori che recitavano per la prima volta, come la piccola Hirut. Si ha la sensazione che si poteva fare poco di più. Qualche attore, come la collega dell'avvocato sono forse pressoché inutili, o tuttavia sembrano essere di troppo nella sceneggiatura. In sostanza cambiare è sempre arduo, ma se si riesce con la passione e con la voglia a rinnovare, a mutare un'intera tradizione, forse è possibile, scavando come fa la piccola Hirut con le proprie mani, a migliorare se stessi. Il resto viene da sé.

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