R Recensione

3/10

Self/Less regia di Tarsem Singh

Fantascienza
recensione di Fabio Secchi Frau

Un potente multimiliardario sta morendo. Uno scienziato senza scrupoli gli offre una soluzione. Per 100 milioni di dollari, attraverso un procedimento top secret, potrà trasferire i suoi ricordi, i suoi valori, la sua stessa anima nel corpo di un'altra persona sana e continuare a vivere. L'esperimento apparentemente riuscito, inizierà presto ad avere effetti collaterali letali.

Un uomo enormemente ricco (un Ben Kinglsey che scimmiotta Donald Trump, e non per niente l'appartamento di Manhattan, ispirato a Versailles, in cui il suo personaggio vive, appartiene proprio al magnate americano) sta per morire di cancro. In un ultimo tentativo di poter vivere ancora, decide di fare da cavia a un radicale procedimento medico che trasferirebbe il suo corpo in quello di un uomo più giovane (un Ryan Reynolds ormai perduto fra film mediocrissimi). Ma non nulla va per il meglio, soprattutto quando scoprirà l'origine del corpo ospitante e quanto losca sia l'organizzazione dietro l'operazione. Il film di Tarsem Singh (Biancaneve, Immortals) voleva forse ridare slancio a una carriera che si sta leggermente inclinando verso l'insuccesso, ma senza andare a buon fine. Colpa, principalmente, di uno script di seconda categoria (gli autori sono i fratelli spagnoli Alex e David Pastor), che alterna alcune scene di divertente assurdità a sequenze di esasperante velocità e che non lascia respirare la storia. Va tutto a rotta di collo, fra accorgimenti narrativi inutili e scorciatoie che dovrebbero portare allo sviluppo del personaggio, ma che invece falliscono nella loro funzione. Non bastano i colpi di scena a rendere le cose interessanti. Mi metto quindi dalla parte di quei critici che hanno biasimato duramente questo film. Ci aspettavamo il peggio e Singh ha confermato le nostre aspettative. Self/less è un'opera confusa e deludente. Il dilemma, cominciato con l'intrigante desiderio umano dell'immortalità, si trasforma in uno scadente e monotono ibrido fra un action-movie (sparatori, inseguimenti), un high-concept sci-fi, un thriller alla The Bourne Identity e un dramma padre-e-figlia. Francamente, è un film che non si consiglia a nessuno. Non c'è neanche quel distinto segno visivo di straordinaria visionarietà e sontuosità che le precedenti regie di Singh lasciavano sul grande schermo ed è un peccato perchè la materia di cui è fatto (si tratta del remake di Operazione diabolica di John Frankenheimer del 1966, con protagonista Rock Hudson) è sopraffina. Invece, questo è il genere di pellicola che può avere come protagonisti un John Travolta, un Nicholas Cage o, peggio, un Jason Statham e magari diretto da Michael Bay, vista l'insensatezza dell'azione.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo film. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.