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8/10

MEDIANERAS Innamorarsi a Buenos Aires regia di Gustavo Taretto

Commedia romantica
recensione di Fabio Secchi Frau

   Martín e Mariana non si conoscono, nonostante abitino l’uno nel palazzo accanto all’altro. Eppure, le loro vite non fanno altro che creare situazioni in cui questi due giovani ragazzi, che sentono il peso della solitudine a Buenos Aires, potrebbero incrociarsi ma, è come se qualcosa li costringesse a darsi continuamente le spalle e, quindi, a ignorarsi a vicenda.

   Medianeras è una delle più interessanti pellicole argentine che si siano viste negli ultimi anni.

  Scritta superlativamente e diretta con estrema grazia e cura nel 2011 da Gustavo Taretto, ha per protagonisti gli ottimi Javier Drolas e Pilar López de Ayala che ben interpretano questi giovani adulti di trent’anni.

  Martín e Mariana, uniti dalla solitudine delle loro rispettive esistenze, che sembra quasi avvolgerli da sempre, rischiano di rimanere definitivamente in questo stato se il loro percorso di vita non li farà incontrare oltre lo spazio cieco che intercorre fra i loro rispettivi palazzi e che impedisce loro di conoscersi. Soli, perduti, vicini ma mai abbastanza da potersi finalmente guardare negli occhi, i due protagonisti sono tanto simili e tanto lontani fra loro.

  Con un linguaggio molto sorvegliato, senza indulgere nella retorica o nel sentimentalismo, per raccontarci le varie, curiose fasi della loro vita recente, Taretto pervade lo spettatore, trasformandolo in un prigioniero delle loro manie, dei loro nervosismi quasi incurabili, tanto da fargli credere che saranno destinati a restarne soffocati.

  Malgrado la spietatezza di certe scene che esprimo un destino avverso a qualsiasi loro incontro, ci si esalta nella descrizione della loro concezione di amore e a quanto, disperatamente, lo ricerchino in continuazione l’uno nell’altro.

  Questo bellissimo film ci dice molto sul dramma nascosto di tanti giovani solitari che a volte preferiscono un mondo virtuale a quello vero. Medianeras ne è una chiave di lettura sorprendente, per profondità di analisi e capacità descrittiva. Il perfetto affresco moderno di un mondo sospeso, di un universo dove ogni cosa diversa dalla normalità è quasi esasperante e si distende a macchia d’olio sul futuro.

  Travolgenti i monologhi, così come la mancanza di dialoghi veri e propri, perché i personaggi ascoltano ma raramente sentenziano, impongono, per il troppo timore di rimanere feriti.

  È un film che si guarda tutto d’un fiato e che, implicitamente, vuole indicare il percorso di nascita di un amore, la preparazione a ciò che avverrà ed è proprio allora, quando succederà così all’improvviso, grazie a un’immagine, a un suono, a qualcosa che scatta, che nascerà la forza inaspettata che li spingerà a uscire fuori dai rispettivi palazzi, sentendosi improvvisamente e di nuovo vivi.

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