Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno regia di Christopher Nolan
AzioneSono passati otto anni da quando il Joker ha seminato il panico a Gotham City, la grande metropoli ora vive un periodo di pace e ordine. Batman è scomparso la notte dell'omicidio di Harvey Dent, e mentre il primo viene ricordato come un assassino e un fuorilegge il secondo è celebrato come un eroe popolare. La tranquillità è destinata a finire quando fa la sua comparsa un misterioso mercenario di nome Bane, che a capo di un piccolo esercito mette sotto scacco la città e riporta allo scoperto l'uomo pipistrello. Batman per la prima volta si trova davanti un avversario più forte di lui, e nel brutale scontro che seguirà, dovrà fronteggiare anche i demoni che hanno influenzato tutta la sua vita.
Riccardo De Franco (voto 9):
All’indomani dell’annuncio di THE DARK KNIGHT RISES la sfida che si poneva di fronte a Christopher Nolan non era difficile, ma titanica. Per scelta propria il suo terzo film su Batman sarebbe stato la conclusione della saga, perciò l’obiettivo a quel punto non era più soltanto realizzare una pellicola che rivaleggiasse con il precedente capitolo (The Dark Knight, diventato uno dei più acclamati eventi cinematografici del nuovo millennio) ma anche scardinare la fastidiosa tradizione che vede quasi sempre nei terzi episodi i punti più bassi e deludenti dei grandi franchise e delle trilogie di successo.
Togliamo subito il dente: The Dark Knight Rises è migliore di The Dark Knight? Nì.
Con The Dark Knight, opera solida e di grande spessore, Nolan ambiva ad una qualità eccellente, e alla fine ha ottenuto risultati straordinari, lasciandosi dietro pochissime sbavature; The Dark Knight Rises è un film epico e mastodontico in tutti i suoi aspetti, con il quale il regista inseguiva ambizioni colossali, e il risultato è un film epocale, che però presenta alti e bassi. Nei suoi momenti più riusciti si assiste a scene che superano le vette del precedente film (molte scene rimarrano decisamente impresse negli anni a venire), nei momenti meno ispirati si avverte la sensazione di un notevole passo indietro.
La risposta alla seconda domanda è ancora più importante: The Dark Knight Rises chiude degnamente la trilogia del Cavaliere Oscuro? Decisamente si, questo film consegna ai posteri una delle più belle saghe della storia del cinema.
Per accomiatare il suo Batman dal grande pubblico Chris Nolan mette in piedi un affresco avventuroso e monumentale, e insieme al fratello Jonathan (co-sceneggiatore come nell'episodio precedente) racconta la fine del viaggio di Bruce Wayne andando a scomodare un capolavoro fumettistico come Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro, opera seminale nel mondo dei comics che vede un Batman avanti con l’età rimettersi in gioco dopo una lunga pausa per salvare una Gotham City decadente e in rovina, e la saga Knightfall, in cui Batman subisce una delle sue sconfitte più dure ad opera di Bane, l’unico villain in grado di sovrastare la sua forza fisica.
Fare un’analisi di quest’opera non è impresa da poco, considerate le proporzioni e i numerosi spunti di riflessione; da una parte Rises è intimamente connesso con gli altri due film a livello narrativo, dei quali porta a termine alcune sottotrame, dall’altra ne differisce per estetica e contenuti, così come The Dark Knight differiva dal capostipite Batman Begins.
Nolan gioca il tutto per tutto e imbastisce una trama piena di personaggi e densa di contenuti, con influenze che vanno dal Metropolis di Fritz Lang al Racconto Di Due Città di Charles Dickens, e che solleva ancora una volta questioni spinose legate alla nostra realtà quotidiana (crisi economica, rivolta sociale).
Nella parte iniziale troviamo una Gotham City apparentemente calma, in cui il protagonista viene raffigurato come un novello Howard Hughes, trasandato ed eccentrico magnate rinchiuso in un esilio volontario, finchè eventi drammatici non riaccendono la fiamma della giustizia e decide di indossare, dopo 8 anni dall’ultima volta, la maschera e il mantello di Batman.
Ma a differenza del mefistofelico Joker di Heath Ledger, il minaccioso Bane non vuole divertirsi sgominando il caos: il mercenario interpretato dall’istrionico Tom Hardy, anch’egli coperto da una maschera, giunge a Gotham col solo scopo di mettere a ferro e fuoco la metropoli e spezzare il suo paladino nel corpo e nella mente. L’eroe soccombe di fronte ad una minaccia troppo grande anche per lui, incassa l’amara sconfitta e intraprende un viaggio interiore che deve riforgiarlo e dargli la forza di tornare a difendere la sua città un’ultima volta, per il gran finale che regala quasi quaranta minuti di un’intensità incredibile e di emozioni fortissime.
Per inscenare questa teatrale e apocalittica conclusione l’autore mette insieme un cast stellare, che riunisce le colonne portanti della saga, nuovi volti e vecchie conoscenze; il casting oculato dà ragione a Nolan anche questa volta, perché questa ensemble è la vera forza del film e una delle migliori prove attoriali di gruppo degli ultimi anni: Christian Bale nei panni del sempre più tormentato protagonista supera sé stesso con una performance magistrale e si consacra una volta per tutte come il Batman definitivo per il cinema, e Hardy conquista di diritto un posto nell’immaginario collettivo grazie alla poderosa e carismatica rappresentazione di un cattivo terrificante e teatrale allo stesso tempo.
Michael Caine nonostante l’esiguo minutaggio del suo personaggio ci regala i momenti più toccanti e commoventi del film e della trilogia nei panni del fidato maggiordomo Alfred, e i comprimari Gary Oldman e Morgan Freeman svolgono efficacemente il lavoro; un po' più sotto Marion Cotillard e Joseph Gordon-Levitt, mentre la rivelazione è Anne Hathaway, che nei panni di Catwoman era data per spacciata fin dal suo annuncio, invece la giovane attrice riesce a restituire l’ambiguità e il fascino della Selina Kyle dei fumetti, concedendosi anche siparietti umoristici che danno modo allo spettatore di rifiatare in vista della connotazione tragica della storia.
Anche dal punto di vista tecnico The Dark Knight Rises rappresenta il maggiore sforzo creativo del regista, nel quale la messa in scena toglie il fiato per la portata e l’audacia, grazie a sequenze di una bellezza straripante, e la maturata padronanza dietro la cinepresa lo pone ormai tra i migliori cineasti al mondo.
Se The Dark Knight e Inception vantavano una fotografia da urlo e scenografie imponenti, questo film porta ad un livello successivo, e probabilmente definitivo, il sodalizio artistico tra Nolan e il suo fidato direttore della fotografia Wally Pfister: questa pellicola rappresenta per i due l’ultima collaborazione diretta, e la volontà di lasciare al pubblico la maggiore testimonianza dei loro sforzi nella ricerca della perfezione dell’immagine si concretizza nei 70 minuti girati in pellicola IMAX, che esaltano in maniera indescrivibile la spettacolarità e la magniloquenza delle scene più accattivanti del film (aver assistito ad una proiezione IMAX di questo calibro è stata forse la migliore esperienza cinematografica che il sottoscritto ha vissuto).
La gigantesca produzione nolaniana purtroppo mostra il fianco in reparti che fino ad ora figuravano tra i suoi punti di forza: un film di 2 ore e 45 minuti necessitava un montaggio coerente e infallibile per riuscire a tenere le fila della vasta narrazione, invece tocca constatare una certa discontinuità e molti passaggi che vengono affrontati in maniera sbrigativa e macchinosa. È evidente che il film aveva una durata ancora più corposa, e col senno di poi sarebbe valso la pena sfiorare le 3 ore e dare il giusto respiro ad alcune situazioni, piuttosto che sforbiciare per rendere il tutto più appetibile.
Altra pecca è rappresentata dalla noncuranza con cui determinati risvolti della trama sono trattati dalla sceneggiatura. Le parti incriminate, in cui troppe cose vengono date per scontate, riguardano anche snodi cruciali della storia, pertanto un maggiore approfondimento e uno sguardo più attento allo svolgimento erano imprescindibili per conferire compattezza ad uno storytelling così ampio e pregno di avvenimenti.
Questo terzo capitolo, nonostante gli intoppi sopracitati, per molti versi può essere considerato il miglior film su Batman, perché è qui che il mito di questa icona dei fumetti viene celebrato nella sua forma più idealistica ed elevato a figura leggendaria. Molti spettatori rimarranno estraniati e delusi dato che il protagonista si vede più nei suoi panni borghesi che non nella consueta armatura nera, e chi cercava solo una rassegna di botti e fuochi d’artificio farà meglio a rivolgersi al terzo Transformers o all’ultimo Harry Potter: The Dark Knight Rises è un film di guerra, un kolossal che mostra i muscoli quando deve, ma che prima di tutto vuole raccontare una storia di formazione, mettere la parola fine al percorso umano e alla crociata di Bruce Wayne, e di riflesso, in maniera nostalgica, al simbolo rappresentato da Batman.
Il tributo che i fratelli Nolan rendono a questo personaggio e al suo mondo che fin da piccoli li ha affascinati assume una connotazione emotiva impressionante, lasciando ampio spazio alle immagini e ai sentimenti, più che alle battute ad effetto e alle illusioni narrative. Il regista inglese firma il suo film più intenso e “hollywoodiano”, in riferimento però a quella Hollywood classica che faceva del romanticismo e del grande spettacolo il suo marchio di fabbrica, e lascia il mondo dei supereroi con un testamento spirituale su cui si dibatterà per anni: per alcune scelte controverse, per l’eredità pesantissima che si lascia ai registi delle future incarnazioni di Batman, e per l’importanza storica e cinematografica che questi film si sono ritagliati con grande merito.
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Alberto Longo (voto 8):
Ci sono film, blockbuster o d'autore, che sanno farsi attendere, come amanti. E noi, spettatori, non possiamo che aspettare, tormentandoci con domande di ogni tipo, come innamorati. Una sola, però, emerge costante: saranno scintille?
Con Nolan c'è da sperare: "ambizione" è il suo secondo nome e le sue opere sono un ottimo compromesso tra commerciabilità ed arte; a dimostrarlo è la rinascita della creatura di Bob Kane ad eroe moderno, con i suoi gadgets, la sua forza, ma soprattutto la sua umanità.
Nel 2005 abbiamo visto questo eroe nascere ed affrontare i suoi demoni; nel 2008 abbiamo tifato per lui nella battaglia contro la sua storica (ed ipnotica) nemesi, nonchè suo alter ego: il Joker, il clown, il folle, il nichilista, l'anarchico.
Inutile dire che la sfida ora è ad alto livello: come stuzzicare ancora l'attenzione del pubblico? Chi prenderà il testimone dell'antagonista? Quali nuovi intrecci porteranno Batman a salvare ancora Gotham e a rinascere?
Cristopher Nolan ci regala così un film in cui l'eroe non è un esaltato mascherato che inneggia con mirabolanti gesta la sua definitiva superiorità, ma un uomo che teme la morte, come chiunque altro. Prima di Batman, dunque, viene Bruce Wayne.
Il regista non aggiunge solo un nuovo tassello sull'evoluzione del suo protagonista, ma pone anche una riflessione sulla Storia: Gotham è incredibilmente simile a Manhattan, viene sconvolta dalla lotta di classe, dal terrorismo, ingiustizie capitalistiche e infine dalla guerra civile. Etichettare il film come schedario di simili grandi o piccoli rimandi alla nostra realtà sarebbe però riduttivo: in 146 minuti questi sillogismi col mondo contemporaneo s'amalgamano all'intrattenimento, lasciando spazio a diverse tematiche, come, ad esempio, la vendetta. Un retrogusto shakesperiano? Perchè no?
Penso possa essere interessante, sebbene risulti azzardato che Nolan abbia voluto considerarlo, fare piccoli riferimenti anche sui temi della Tragedia Greca, come l'origine del dolore in Eschilo, causata dagli uomini per la loro ubris, azionando una reazione causa - effetto di colpa, responsabilità e castigo. Qui, però, non ci sono divinità garanti dell'ordine, ma solo piccoli o grandi personaggi che giocano a interpretarli, portando il proprio ordine, i propri ideali come realtà certe e invalicabili. Si potrebbe parlare anche di Sofocle, con i suoi eroi calati in un mondo di realtà contrastate, contraddizioni e forze destinate a travolgerli; tuttavia, questi eroi (spesso indeboliti nel fisico) portano un' incredibile carica di umanità e generosità, destinati però a rimanere soli e alla dannazione. Potrebbe essere che la riscrittura di questo Batman si avvicini di più all'ideale euripideo: gli eroi di Euripide non hanno più la risolutezza di quelli eschilei e sofoclei, anzi, presentano una personalità incrinata da problematiche interiori, spesso inconsce, che vengono fatte emergere ed analizzate. Impossibile, poi, non pensare anche al peso dei personaggi femminili del terzo grande tragediografo, spesso e volentieri più audaci e terribili di quelli maschili, ma altrettanto fragili e tormentati, spinti spesso da pulsioni irrazionali che mal si confanno al mondo della ragione.
Potremmo dire dunque che ci troviamo di fronte a un capolavoro cinematografico. Sicuro, ma anche quest'anima poderosa di celluloide ha la sua "ubris", i suoi limiti. Pecca infatti di sviste nella sceneggiatura con risoluzioni spesso eccessivamente ingenue, "spiegoni" troppo lunghi e trovate decisamente inverosimili che smorzano l'azione nonostante i colpi di scena; le tematiche inoltre non sempre vengono approfondite nella debita maniera. Si potrebbe chiudere un occhio, ma rimane l'amaro in bocca se si pensa alla fluidità narrativa e stilistica de "Il Cavaliere Oscuro" sommata all'abilità di destreggiarsi tra le trame di "Memento" (2000), "The Prestige" (2006) e "Inception"(2010).
Christian Bale è ancora Batman, per l'ultima volta. Il vincitore del premio Oscar di "The Fighter" di David O.Russel (2011) si presta ad un'interpretazione discreta, più in luce rispetto al precedente capitolo per quella di Heath Ledger. Il suo Batman è più cupo, più sofferente di quanto avessimo visto, ma spesso risulta un po' carente di pathos.
Nel cast vi sono tantissime novità, ma la più lampante è Anne Hathaway. La sua Selina Kyle è assai distante da quella di Michelle Pfeiffer ("Batman-Il Ritorno", Tim Burton, 1992), eppure la nuova interprete eccelle nel farla propria miscelando fragilità ed ambiguità.
Nota di merito anche per Tom Hardy, abile nel creare un personaggio davvero cattivo e brutale, completamente diverso dal folle Spaventapasseri e dal "filosofico" Joker. La scelta di Nolan risulta ragionevole, con questo eroe negativo che scuote un'intera città a partire dalle fondamenta, le fogne, con un esercito composto da "rifiuti della società". Nonostante la maschera, l'attore sa esprimere la furia e la pericolosità del suo personaggio tramite la sua fisicità e sicuramente anche tramite la voce, più apprezzabile in lingua originale e purtroppo pessimamente doppiata in italiano, causa un brutto mixaggio e l'inadeguatezza del seppur capace Filippo Timi.
Joseph Gordon Levitt e Marion Cotillard danno adeguato spessore ai loro personaggi; Gary Oldman è impeccabile.
Micheal Caine è semplicemente insuperabile nell'interpretare il maggiordomo Alfred, vero fulcro emotivo del film.
L'attenzione posta sulla fotografia e il montaggio permette allo spettatore di godere appieno delle scene più adrenaliniche, come il bestiale combattimento tra Batman e Bane o la sequenza iniziale (che non raggiunge, tuttavia, la perfezione di quella del "Cavaliere Oscuro").
Effetti speciali, macchine (introdotto il Bat-velivolo) e luci sanno creare tragedia, dramma, intensa epicità anche a suon di esplosioni (incredibile la scena dello stadio, confermando il genio di Paul Franklin) e scazzottate.
E' noto che a volte il silenzio vale più di mille parole ed è più potente dell'esplosione di una bomba. La colonna sonora di Hans Zimmer sa equipararsi a questa diceria donando l'ennesima perla musicale per il grande schermo: drammatico, epico, primordiale, incalzante, lento con sentimento.
In breve...
"Il Cavaliere Oscuro- Il Ritorno" di Cristopher Nolan non tradisce le attese: è il film dell'anno non solo per spettacolarità, ma soprattutto per aver abbassato Batman a semplice uomo per poi elevarlo ad icona. La sceneggiatura stona con sviste, ingenuità e qualche parola di troppo, ma il concerto, in fin dei conti, funziona.
Le interpretazioni convincono, Hathaway su tutti. Ottima la prova del "cattivo Hardy", pessimo il doppiaggio italiano, titolo compreso. Caine è un altro pianeta.
Montaggio e fotografia compiono il loro dovere regalando anche qualcosa di più del semplice servizio alla storia.
Hans Zimmer compie una nuova magia con le sue sinfonie.
Si conclude una trilogia, confermando ancora con Nolan che il connubio tra ciò che è commerciabile e l'arte è possibile.
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A ricordo di tutte le vittime del cinema Aurora di Denver (Colorado, USA).
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