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9/10

Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno regia di Christopher Nolan

Azione
recensione di Riccardo De Franco & Alberto Longo

Sono passati otto anni da quando il Joker ha seminato il panico a Gotham City, la grande metropoli ora vive un periodo di pace e ordine. Batman è scomparso la notte dell'omicidio di Harvey Dent, e mentre il primo viene ricordato come un assassino e un fuorilegge il secondo è celebrato come un eroe popolare. La tranquillità è destinata a finire quando fa la sua comparsa un misterioso mercenario di nome Bane, che a capo di un piccolo esercito mette sotto scacco la città e riporta allo scoperto l'uomo pipistrello. Batman per la prima volta si trova davanti un avversario più forte di lui, e nel brutale scontro che seguirà, dovrà fronteggiare anche i demoni che hanno influenzato tutta la sua vita.

Riccardo De Franco (voto 9):

All’indomani dell’annuncio di THE DARK KNIGHT RISES la sfida che si poneva di fronte a Christopher Nolan non era difficile, ma titanica. Per scelta propria il suo terzo film su Batman sarebbe stato la conclusione della saga, perciò l’obiettivo a quel punto non era più soltanto realizzare una pellicola che rivaleggiasse con il precedente capitolo (The Dark Knight, diventato uno dei più acclamati eventi cinematografici del nuovo millennio) ma anche scardinare la fastidiosa tradizione che vede quasi sempre nei terzi episodi i punti più bassi e deludenti dei grandi franchise e delle trilogie di successo.

Togliamo subito il dente: The Dark Knight Rises è migliore di The Dark Knight? Nì.

Con The Dark Knight, opera solida e di grande spessore, Nolan ambiva ad una qualità eccellente, e alla fine ha ottenuto risultati straordinari, lasciandosi dietro pochissime sbavature; The Dark Knight Rises è un film epico e mastodontico in tutti i suoi aspetti, con il quale il regista inseguiva ambizioni colossali, e il risultato è un film epocale, che però presenta alti e bassi. Nei suoi momenti più riusciti si assiste a scene che superano le vette del precedente film (molte scene rimarrano decisamente impresse negli anni a venire), nei momenti meno ispirati si avverte la sensazione di un notevole passo indietro.

La risposta alla seconda domanda è ancora più importante: The Dark Knight Rises chiude degnamente la trilogia del Cavaliere Oscuro? Decisamente si, questo film consegna ai posteri una delle più belle saghe della storia del cinema.

Per accomiatare il suo Batman dal grande pubblico Chris Nolan mette in piedi un affresco avventuroso e monumentale, e insieme al fratello Jonathan (co-sceneggiatore come nell'episodio precedente) racconta la fine del viaggio di Bruce Wayne andando a scomodare un capolavoro fumettistico come Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro, opera seminale nel mondo dei comics che vede un Batman avanti con l’età rimettersi in gioco dopo una lunga pausa per salvare una Gotham City decadente e in rovina, e la saga Knightfall, in cui Batman subisce una delle sue sconfitte più dure ad opera di Bane, l’unico villain in grado di sovrastare la sua forza fisica.

Fare un’analisi di quest’opera non è impresa da poco, considerate le proporzioni e i numerosi spunti di riflessione; da una parte Rises è intimamente connesso con gli altri due film a livello narrativo, dei quali porta a termine alcune sottotrame, dall’altra ne differisce per estetica e contenuti, così come The Dark Knight differiva dal capostipite Batman Begins.

Nolan gioca il tutto per tutto e imbastisce una trama piena di personaggi e densa di contenuti, con influenze che vanno dal Metropolis di Fritz Lang al Racconto Di Due Città di Charles Dickens, e che solleva ancora una volta questioni spinose legate alla nostra realtà quotidiana (crisi economica, rivolta sociale).

Nella parte iniziale troviamo una Gotham City apparentemente calma, in cui il protagonista viene raffigurato come un novello Howard Hughes, trasandato ed eccentrico magnate rinchiuso in un esilio volontario, finchè eventi drammatici non riaccendono la fiamma della giustizia e decide di indossare, dopo 8 anni dall’ultima volta, la maschera e il mantello di Batman.

Ma a differenza del mefistofelico Joker di Heath Ledger, il minaccioso Bane non vuole divertirsi sgominando il caos: il mercenario interpretato dall’istrionico Tom Hardy, anch’egli coperto da una maschera, giunge a Gotham col solo scopo di mettere a ferro e fuoco la metropoli e spezzare il suo paladino nel corpo e nella mente. L’eroe soccombe di fronte ad una minaccia troppo grande anche per lui, incassa l’amara sconfitta e intraprende un viaggio interiore che deve riforgiarlo e dargli la forza di tornare a difendere la sua città un’ultima volta, per il gran finale che regala quasi quaranta minuti di un’intensità incredibile e di emozioni fortissime.

Per inscenare questa teatrale e apocalittica conclusione l’autore mette insieme un cast stellare, che riunisce le colonne portanti della saga, nuovi volti e vecchie conoscenze; il casting oculato dà ragione a Nolan anche questa volta, perché questa ensemble è la vera forza del film e una delle migliori prove attoriali di gruppo degli ultimi anni: Christian Bale nei panni del sempre più tormentato protagonista supera sé stesso con una performance magistrale e si consacra una volta per tutte come il Batman definitivo per il cinema, e Hardy conquista di diritto un posto nell’immaginario collettivo grazie alla poderosa e carismatica rappresentazione di un cattivo terrificante e teatrale allo stesso tempo.

Michael Caine nonostante l’esiguo minutaggio del suo personaggio ci regala i momenti più toccanti e commoventi del film e della trilogia nei panni del fidato maggiordomo Alfred, e i comprimari Gary Oldman e Morgan Freeman svolgono efficacemente il lavoro; un po' più sotto Marion Cotillard e Joseph Gordon-Levitt, mentre la rivelazione è Anne Hathaway, che nei panni di Catwoman era data per spacciata fin dal suo annuncio, invece la giovane attrice riesce a restituire l’ambiguità e il fascino della Selina Kyle dei fumetti, concedendosi anche siparietti umoristici che danno modo allo spettatore di rifiatare in vista della connotazione tragica della storia.

Anche dal punto di vista tecnico The Dark Knight Rises rappresenta il maggiore sforzo creativo del regista, nel quale la messa in scena toglie il fiato per la portata e l’audacia, grazie a sequenze di una bellezza straripante, e la maturata padronanza dietro la cinepresa lo pone ormai tra i migliori cineasti al mondo.

Se The Dark Knight e Inception vantavano una fotografia da urlo e scenografie imponenti, questo film porta ad un livello successivo, e probabilmente definitivo, il sodalizio artistico tra Nolan e il suo fidato direttore della fotografia Wally Pfister: questa pellicola rappresenta per i due l’ultima collaborazione diretta, e la volontà di lasciare al pubblico la maggiore testimonianza dei loro sforzi nella ricerca della perfezione dell’immagine si concretizza nei 70 minuti girati in pellicola IMAX, che esaltano in maniera indescrivibile la spettacolarità e la magniloquenza delle scene più accattivanti del film (aver assistito ad una proiezione IMAX di questo calibro è stata forse la migliore esperienza cinematografica che il sottoscritto ha vissuto).

La gigantesca produzione nolaniana purtroppo mostra il fianco in reparti che fino ad ora figuravano tra i suoi punti di forza: un film di 2 ore e 45 minuti necessitava un montaggio coerente e infallibile per riuscire a tenere le fila della vasta narrazione, invece tocca constatare una certa discontinuità e molti passaggi che vengono affrontati in maniera sbrigativa e macchinosa. È evidente che il film aveva una durata ancora più corposa, e col senno di poi sarebbe valso la pena sfiorare le 3 ore e dare il giusto respiro ad alcune situazioni, piuttosto che sforbiciare per rendere il tutto più appetibile.

Altra pecca è rappresentata dalla noncuranza con cui determinati risvolti della trama sono trattati dalla sceneggiatura. Le parti incriminate, in cui troppe cose vengono date per scontate, riguardano anche snodi cruciali della storia, pertanto un maggiore approfondimento e uno sguardo più attento allo svolgimento erano imprescindibili per conferire compattezza ad uno storytelling così ampio e pregno di avvenimenti.

Questo terzo capitolo, nonostante gli intoppi sopracitati, per molti versi può essere considerato il miglior film su Batman, perché è qui che il mito di questa icona dei fumetti viene celebrato nella sua forma più idealistica ed elevato a figura leggendaria. Molti spettatori rimarranno estraniati e delusi dato che il protagonista si vede più nei suoi panni borghesi che non nella consueta armatura nera, e chi cercava solo una rassegna di botti e fuochi d’artificio farà meglio a rivolgersi al terzo Transformers o all’ultimo Harry Potter: The Dark Knight Rises è un film di guerra, un kolossal che mostra i muscoli quando deve, ma che prima di tutto vuole raccontare una storia di formazione, mettere la parola fine al percorso umano e alla crociata di Bruce Wayne, e di riflesso, in maniera nostalgica, al simbolo rappresentato da Batman.

Il tributo che i fratelli Nolan rendono a questo personaggio e al suo mondo che fin da piccoli li ha affascinati assume una connotazione emotiva impressionante, lasciando ampio spazio alle immagini e ai sentimenti, più che alle battute ad effetto e alle illusioni narrative. Il regista inglese firma il suo film più intenso e “hollywoodiano”, in riferimento però a quella Hollywood classica che faceva del romanticismo e del grande spettacolo il suo marchio di fabbrica, e lascia il mondo dei supereroi con un testamento spirituale su cui si dibatterà per anni: per alcune scelte controverse, per l’eredità pesantissima che si lascia ai registi delle future incarnazioni di Batman, e per l’importanza storica e cinematografica che questi film si sono ritagliati con grande merito.

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Alberto Longo (voto 8):

Ci sono film, blockbuster o d'autore, che sanno farsi attendere, come amanti. E noi, spettatori, non possiamo che aspettare, tormentandoci con domande di ogni tipo, come innamorati. Una sola, però, emerge costante: saranno scintille?

Con Nolan c'è da sperare: "ambizione" è il suo secondo nome e le sue opere sono un ottimo compromesso tra commerciabilità ed arte; a dimostrarlo è la rinascita della creatura di Bob Kane ad eroe moderno, con i suoi gadgets, la sua forza, ma soprattutto la sua umanità.

Nel 2005 abbiamo visto questo eroe nascere ed affrontare i suoi demoni; nel 2008 abbiamo tifato per lui nella battaglia contro la sua storica (ed ipnotica) nemesi, nonchè suo alter ego: il Joker, il clown, il folle, il nichilista, l'anarchico.

Inutile dire che la sfida ora è ad alto livello: come stuzzicare ancora l'attenzione del pubblico? Chi prenderà il testimone dell'antagonista? Quali nuovi intrecci porteranno Batman a salvare ancora Gotham e a rinascere?

Cristopher Nolan ci regala così un film in cui l'eroe non è un esaltato mascherato che inneggia con mirabolanti gesta la sua definitiva superiorità, ma un uomo che teme la morte, come chiunque altro. Prima di Batman, dunque, viene Bruce Wayne.

Il regista non aggiunge solo un nuovo tassello sull'evoluzione del suo protagonista, ma pone anche una riflessione sulla Storia: Gotham è incredibilmente simile a Manhattan, viene sconvolta dalla lotta di classe, dal terrorismo, ingiustizie capitalistiche e infine dalla guerra civile. Etichettare il film come schedario di simili grandi o piccoli rimandi alla nostra realtà sarebbe però riduttivo: in 146 minuti questi sillogismi col mondo contemporaneo s'amalgamano all'intrattenimento, lasciando spazio a diverse tematiche, come, ad esempio, la vendetta. Un retrogusto shakesperiano? Perchè no?

Penso possa essere interessante, sebbene risulti azzardato che Nolan abbia voluto considerarlo, fare piccoli riferimenti anche sui temi della Tragedia Greca, come l'origine del dolore in Eschilo, causata dagli uomini per la loro ubris, azionando una reazione causa - effetto di colpa, responsabilità e castigo. Qui, però, non ci sono divinità garanti dell'ordine, ma solo piccoli o grandi personaggi che giocano a interpretarli, portando il proprio ordine, i propri ideali come realtà certe e invalicabili. Si potrebbe parlare anche di Sofocle, con i suoi eroi calati in un mondo di realtà contrastate, contraddizioni e forze destinate a travolgerli; tuttavia, questi eroi (spesso indeboliti nel fisico) portano un' incredibile carica di umanità e generosità, destinati però a rimanere soli e alla dannazione. Potrebbe essere che la riscrittura di questo Batman si avvicini di più all'ideale euripideo: gli eroi di Euripide non hanno più la risolutezza di quelli eschilei e sofoclei, anzi, presentano una personalità incrinata da problematiche interiori, spesso inconsce, che vengono fatte emergere ed analizzate. Impossibile, poi, non pensare anche al peso dei personaggi femminili del terzo grande tragediografo, spesso e volentieri più audaci e terribili di quelli maschili, ma altrettanto fragili e tormentati, spinti spesso da pulsioni irrazionali che mal si confanno al mondo della ragione.

Potremmo dire dunque che ci troviamo di fronte a un capolavoro cinematografico. Sicuro, ma anche quest'anima poderosa di celluloide ha la sua "ubris", i suoi limiti. Pecca infatti di sviste nella sceneggiatura con risoluzioni spesso eccessivamente ingenue, "spiegoni" troppo lunghi e trovate decisamente inverosimili che smorzano l'azione nonostante i colpi di scena; le tematiche inoltre non sempre vengono approfondite nella debita maniera. Si potrebbe chiudere un occhio, ma rimane l'amaro in bocca se si pensa alla fluidità narrativa e stilistica de "Il Cavaliere Oscuro" sommata all'abilità di destreggiarsi tra le trame di "Memento" (2000), "The Prestige" (2006) e "Inception"(2010).

Christian Bale è ancora Batman, per l'ultima volta. Il vincitore del premio Oscar di "The Fighter" di David O.Russel (2011) si presta ad un'interpretazione discreta, più in luce rispetto al precedente capitolo per quella di Heath Ledger. Il suo Batman è più cupo, più sofferente di quanto avessimo visto, ma spesso risulta un po' carente di pathos.

Nel cast vi sono tantissime novità, ma la più lampante è Anne Hathaway. La sua Selina Kyle è assai distante da quella di Michelle Pfeiffer ("Batman-Il Ritorno", Tim Burton, 1992), eppure la nuova interprete eccelle nel farla propria miscelando fragilità ed ambiguità.

Nota di merito anche per Tom Hardy, abile nel creare un personaggio davvero cattivo e brutale, completamente diverso dal folle Spaventapasseri e dal "filosofico" Joker. La scelta di Nolan risulta ragionevole, con questo eroe negativo che scuote un'intera città a partire dalle fondamenta, le fogne, con un esercito composto da "rifiuti della società". Nonostante la maschera, l'attore sa esprimere la furia e la pericolosità del suo personaggio tramite la sua fisicità e sicuramente anche tramite la voce, più apprezzabile in lingua originale e purtroppo pessimamente doppiata in italiano, causa un brutto mixaggio e l'inadeguatezza del seppur capace Filippo Timi.

Joseph Gordon Levitt e Marion Cotillard danno adeguato spessore ai loro personaggi; Gary Oldman è impeccabile.

Micheal Caine è semplicemente insuperabile nell'interpretare il maggiordomo Alfred, vero fulcro emotivo del film.

L'attenzione posta sulla fotografia e il montaggio permette allo spettatore di godere appieno delle scene più adrenaliniche, come il bestiale combattimento tra Batman e Bane o la sequenza iniziale (che non raggiunge, tuttavia, la perfezione di quella del "Cavaliere Oscuro").

Effetti speciali, macchine (introdotto il Bat-velivolo) e luci sanno creare tragedia, dramma, intensa epicità anche a suon di esplosioni (incredibile la scena dello stadio, confermando il genio di Paul Franklin) e scazzottate.

E' noto che a volte il silenzio vale più di mille parole ed è più potente dell'esplosione di una bomba. La colonna sonora di Hans Zimmer sa equipararsi a questa diceria donando l'ennesima perla musicale per il grande schermo: drammatico, epico, primordiale, incalzante, lento con sentimento.

 

In breve...

"Il Cavaliere Oscuro- Il Ritorno" di Cristopher Nolan non tradisce le attese: è il film dell'anno non solo per spettacolarità, ma soprattutto per aver abbassato Batman a semplice uomo per poi elevarlo ad icona. La sceneggiatura stona con sviste, ingenuità e qualche parola di troppo, ma il concerto, in fin dei conti, funziona.

Le interpretazioni convincono, Hathaway su tutti. Ottima la prova del "cattivo Hardy", pessimo il doppiaggio italiano, titolo compreso. Caine è un altro pianeta.

Montaggio e fotografia compiono il loro dovere regalando anche qualcosa di più del semplice servizio alla storia.

Hans Zimmer compie una nuova magia con le sue sinfonie.

Si conclude una trilogia, confermando ancora con Nolan che il connubio tra ciò che è commerciabile e l'arte è possibile.

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A ricordo di tutte le vittime del cinema Aurora di Denver (Colorado, USA).

 

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 21 voti.

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urbicus alle 22:17 del 28 agosto 2012 ha scritto:

Non ho visto il film, non avevo nessuna intenzione di vederlo. Ammetto però che leggendo questa recensione mi è salita la curiosità!! Davvero ben scritta: accattivante e coinvolgente!!

Slask (ha votato 9 questo film) alle 13:29 del primo settembre 2012 ha scritto:

Gli altri due non ti sono piaciuti?

urbicus alle 21:10 del 3 settembre 2012 ha scritto:

Caro Slask, non proprio... mi è piaciuto solamente il primo!! Caro alejo90, mi spiace ma non ho avuto il tempo di leggere la tua lunghissima recensione!!!

alejo90 (ha votato 4 questo film) alle 19:14 del primo settembre 2012 ha scritto:

Come Alberto Longo già sa, sono tra i detrattori di questo terzo episodio. Vi copio qui la recensione che ho fatto sul mio blog (un po' accorciata).

Ammettiamolo con candore: questo terzo episodio è il peggiore della serie. Senza clamore, ma con onestà intellettuale, togliamoci i panni di fan di Batman ed indossiamo quelli dei cinefili e dei critici: ci accorgeremo così che il film fa acqua da tutte le parti. Molte delle recensioni che ho letto in rete tendono a dire "Il film ha diversi difetti, ma essi cadono in secondo piano di fronte allo spettacolo". Ma, francamente, mi pare tutto il contrario, è lo spettacolo ad essere inesorabilmente affossato da una marea di difetti, in primis di scrittura.

L'impressione che ho avuto leggendo commenti ed articoli di bloggers e di siti vari di cinema, è quella di un'accomodamento di molti interventi, quasi dettato da un timore per l'auctoritas di un neo-autore che è forse stato sopravvalutato e che ora sembra essere divenuto incontestabile qualunque cosa faccia. Forse il paragone è un po' forzato, ma mi pare che stia succedendo per Nolan una cosa simile a quanto è accaduto per Clint Eastwood da Mystic River in poi: l'innalzamento del cineasta a figura intoccabile, infallibile, oracolare, che sforna un capolavoro assoluto dopo l'altro, verso il quale non si può muovere alcuna obiezione. Così sono abbondati i commenti entusiastici su un film oggettivamente debole come Hereafter, ed allo stesso modo per questa conclusione di trilogia sono fioccati giudizi (in stellette, numeri o altro) che sembrano metterla sullo stesso piano di pietre miliari della storia del cinema.

Invece Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno è un film debole, con una trama raffazzonata e piena di buchi narrativi, personaggi abbozzati e poco interessanti, una forma sì eccellente ma non nuova ed una sostanza che surroga quanto già detto negli episodi precedenti (e nella restante filmografia del regista). La cosa strana, ripeto, è che ho visto tra le righe di molti articoli queste stesse critiche, eppure i giudizi complessivi non erano mai sotto gli otto decimi o le quattro stelle su cinque, con conseguenti problemi di coerenza interna agli stessi interventi, ed è questo che mi ha spinto a parlare poc'anzi di timor reverenziale.

E' impossibile parlare nel dettaglio dei difetti di sceneggiatura senza incappare in qualche spoiler sulla trama; cercherò comunque di essere il più vago possibile.

Iniziamo dalla fine: personalmente non mi piacciono i finali lasciati in sospeso, tantopiù che il regista stesso si è premurato di ribadire più volte come questo episodio avrebbe posto definitivamente fine alla saga. Allora qual è il senso di lasciare le questioni semi-aperte, di far intravedere un possibile sviluppo, una virtualmente infinita prosecuzione delle vicende di Wayne & co.? L'indecisione sul finale, d'altro canto, è un marchio di fabbrica di Nolan, che si è divertito a lasciare la questione in sospeso anche nel precedente Inception (sebbene lì, come qui, una possibile soluzione sia più plausibile di un'altra). alcuni potranno trovarlo uno spassoso escamotage per (non)concludere in bellezza, lasciando col fiato sospeso fino all'ultimo: a me sembra solo una mancanza di volontà (di coraggio?) da parte dell'autore di concludere un discorso.

Parliamo un po' dei personaggi: Bane è del tutto diverso dal Bane dei fumetti. Qui non si tratta di una reinterpretazione originale come nel caso del Joker; tutta la storia del personaggio è stata alterata, cosicchè in effetti il personaggio filmico non cenntra proprio nulla con quello dei fumetti. Ma allora tanto valeva non chiamarlo Bane, dargli un altro nome e creare un nuovo villain ad hoc per il film (tra l'altro sarebbe stata anche una mossa originale: quale film di supereroi si inventa nuovi antagonisti? Nessuno, mi pare). Le sole cose in comune fra il Bane del film è quello cartaceo sono la stazza ed il fatto che portano una maschera, la superiorità fisica rispetto a Batman ed il riferimento al passato in prigione. Un po' poco per permette una identificazione fra i due. Stesso discorso per Selina Kyle: non uso il suo pseudonimo Catwoman perchè non viene usato nel film, ed in effetti sarebbe stato scorretto farlo dato che anche questo personaggio ha poco da spartire con quello del fumetto (eccetto l'attività ladresca ed il sesso femminile). Ma la scarsa o nulla aderenza agli originali non è un difetto di per sè: il punto è che gli autori si sono limitati a togliere, dimenticandosi di mettere. Così, Selina Kyle è una criminale dal passato ignoto che da avversaria diventa in modo incongruente alleata di Batman (tanto valeva allora affiancarlo ad un Robin, se proprio gli si fosse voluto mettere un aiutante mascherato), per nulla carismatica (ma non è colpa della Hataway, bensì di un deficit di caratterizzazione) ed usata come riempitivo; e Bane è un terrorista impegnato a portare il caos (vi ricorda qualche cattivo dell'episodio precedente?) nonchè a compiere il programma di epurazione di Gotham voluto dalla Setta delle Ombre (presa di peso dal primo film, con un accomodamento sul già visto al posto che una ricerca di novità). Tra i numerosi comprimari, il poliziotto Blake (Joseph Gordon-Lewitt) ha troppo spazio, Alfred (Michael Caine) troppo poco, Lucius Fox (Morgan Freeman) è superfluo e la new entry Miranda (Marion Cotillard) è più un pretesto per lavorare di nuovo con l'attrice di Inception che un tentativo di rendere la vicenda più interessante (la sua presenza nel film è abbastanza superflua, nonostante il colpo di scena sul finale); solo il commissario Gordon (Gary Oldman, uno dei migliori attori del lotto) è stato sfruttato a dovere. Il risultato di questo affollamento è che molti personaggi sono a mala pena accennati nella componente psicologica, spesso gli attori non hanno il materiale per costruire qualcosa di interessante e si limitano a recitare le battute senza potervi apporre un grande contribut interpretativo, ed il film è più che altro una parata di volti noti, castrati nella loro espressività da una sceneggiatura incapace di valorizzarli (ed in tutto questo una menzione di merito a Tom Hardy, in grado di comunicare con le sole intensità del proprio sguardo e della popria fisicità, va senz'altro).

Le incongruenze temporali e logiche si contano a bizzeffe, e non è il caso di spendere tempo e spazio ad enumerarle.

Se la trama ricicla molto dal primo film (con una parte finale che ne è quasi un doppio speculare, solo dilatato temporalmente), in quanto a tematiche si pesca appieno dal secondo episodio: abbondano quindi interrogazioni filosofiche sul caos e l'ordine, sul giusto e lo sbagliato, su vantaggi e svantaggi delle democrazie, sull'arroganza dei poteri forti e sulla pericolosa facilità di manipolazione delle masse, sulla mancanza di fiducia nei rapporti umani del moderno uomo occidentale e la sua incapacità di gestire le relazioni e la sessualità (il personaggio di Batman è stato spesso al centro di dibattiti anche su questo frangente)...Tutti temi rispetto ai quali vi raccomando di vedere tutt'altro film, ovvero il magnifico Cosmopolis di David Croneneberg. Mettere tematiche di questa portata in un film d'azione eroistica come questo è un rischio che solo una volta ha dato risultati eccellenti (Il Cavaliere Oscuro, appunto), ma che stavolta è solo una fastidiosa zavorra che appesantisce un film già sofferente di gigantismo cronomoterico (troppo lungo per la storia strascicata che racconta eppure troppo corto per dipanarla appieno). E così Bane che attacca la Borsa e che arringa la folla contro i governi dei corrotti rimane una provocazione troppo debole per far parlare di acuto occhio autoriale, attento ai problemi della contemporaneità: com'è lontano il perfetto equilibrio tra forma e sostanza dell'episodio precedente!

Viene da chiedersi il perchè d tutto ciò: mancanza di voglia? Perdita di interesse verso la saga, che Nolan si è sentito in dovere di concludere più per esigenze di completezza che per vera passione filmica? Io credo che in fondo le cose stiano così.

Ed allora passano in secondo piano la tecnica sopraffina, la variegata scenografia, la nitida fotografia meno ombrosa del solito), la consueta efficace colonna sonora (in realtà anch'essa adagiata ormai sugli allori dei classici temi riconoscibili della saga, senza novità di rilievo), l'effettistica sempre ispirata e mai invasiva.

In conclusione, il film è un fallimento, dove la parola "fallimento" non è usata in modo catastrofico, ma constatatorio: un passo falso può capitare, ma se non criticassi un film quando ci sono gli estremi per farlo, farei un torto agli spettatori.

Slask (ha votato 9 questo film) alle 20:00 del 2 settembre 2012 ha scritto:

Secondo me sei troppo drastico... a parte che non concordo assolutamente sulla distanza tra i personaggi del film e le loro controparti nei fumetti. Bane è stato reinterpretato magnificamente (nel contesto della saga un uomo che si pompa i muscoli con una droga sarebbe stato un pugno in un occhio, ma la forza del personaggio è credibile e le sue origini sono molto simili a quelle vere) e i pregi che solo in parte venivano fuori dalle tavole, sono stati esaltati dalla caratterizzazione fatta dai Nolan e dalla magnifica interpretazione di Hardy. Catwoman è un mix intelligente della versione di Frank Miller e di Jeph Loeb, pur pescando a piene mani dalle moderne incarnazioni. Senza contare poi i rimandi alle graphic novel e alle saghe che si sprecano in tutto il film, forse anche in maniera maggiore ai precedenti capitoli.

Posso essere d'accordo sul fatto che la trama sia troppo lineare e derivativa del primo film, che ci sono magagne a livello di scrittura, ma non che siano così gravi come le dipingi. Incongruenze temporali secondo me non ce ne sono, o comunque sono erroneamente avvertite come tali, quando in realtà in tanti altri film lunghi periodi passano in pochi minuti di pellicola senza che nessuno se ne lamenti (compreso lo stesso Batman Begins). La storia di Bruce Wayne viene portata degnamente a conclusione, e anche se scrivere un altro finale sarebbe stato più coraggioso, quello del film rimane comunque intenso e non rovina quanto di buono fatto prima, anzi l'evoluzione narrativa e il percorso emotivo del protagonista sono molto coerenti una volta assaporati tutti e tre i film di seguito.

La differenza tra questo film e i precedenti è che Nolan stavolta concede molto alle emozioni (in alcuni casi gratuitamente, ma in tanti altri con una messa in scena che ripaga ampiamente) e non si preoccupa più di tanto di imbastire un intreccio complesso, ma da amante del cinema se un film riesce ad emozionarmi così tanto, passo volentieri sopra difetti tecnici e di sceneggiatura (che ripeto, non sono così disastrosi come li ho sentiti definire in altri lidi, o nella tua rece). Nolan era tutt'altro che svogliato, nessuno lo obbligava a fare il film, se ha ripreso in mano le redini del progetto e lo ha addirittura concepito come fine del cerchio è solo e solamente per volontà propria di chiudere il discorso da lui cominciato, e non per accontentare fan o casa di produzione;

se il film fosse stato carente anche sul versante emotivo allora si che ci troveremmo di fronte ad un fallimento vero e proprio, invece il terzo capitolo, seppur inferiore per certi versi al secondo, regge fino alla fine, nonostante le tematiche affrontate sono tante e 165 minuti sono persino pochi per snocciolarle adeguatamente, e consegna al cinema un terzo atto di tutto rispetto per quella che è ormai una delle migliori saghe mai viste sul grande schermo.

urbicus alle 21:24 del 3 settembre 2012 ha scritto:

Caro alejo90, mi spiace ma non ho avuto il tempo di leggere la tua lunghissima recensione!!!

urbicus alle 21:23 del 3 settembre 2012 ha scritto:

Caro alejo90, mi spiace ma non ho avuto il tempo di leggere la tua lunghissima recensione!!!

alejo90 (ha votato 4 questo film) alle 17:36 del 4 settembre 2012 ha scritto:

ti perdono, figliolo, ti perdono.

TexasGin_82 (ha votato 4 questo film) alle 16:56 del 6 settembre 2012 ha scritto:

Invece io il tempo l'ho trovato e sono d'accordo con te su ogni cosa che hai scritto Aleyo90. Complimenti, tu sì che te ne intendi!

alejo90 (ha votato 4 questo film) alle 13:07 del 8 settembre 2012 ha scritto:

haha beh grazie mi fa piacere che condividi!

Slask (ha votato 9 questo film) alle 11:37 del 12 settembre 2012 ha scritto:

questo vuol dire che noi non ce ne intendiamo?

Alessio Colangelo (ha votato 9 questo film) alle 14:54 del 17 novembre 2012 ha scritto:

Stavolta non concordo con AleJo.

Film Capolavoro. 9 . Ammettiamolo.

alejo90 (ha votato 4 questo film) alle 13:01 del 18 novembre 2012 ha scritto:

mi sta bene dirlo per il film precedente (a cui comunque non darei un voto così alto, perchè continuo a prediligere il dittico Burtoniano), ma questo film è stato una delusione per me.

tramblogy (ha votato 5 questo film) alle 22:41 del 17 novembre 2012 ha scritto:

Incredibile, d'accordo con alejo. Brutto e pieno di buchi. E robin come il prezzemolo , ovunque spuntava fuori, dal nulla...rompicog....ops. Finessa!

alejo90 (ha votato 4 questo film) alle 12:58 del 18 novembre 2012 ha scritto:

sono lieto che abbiamo trovato un parere condiviso.

Slask (ha votato 9 questo film) alle 18:13 del 6 gennaio 2013 ha scritto:

pieno di buchi?

Dove di grazia..

alejo90 (ha votato 4 questo film) alle 18:51 del 6 gennaio 2013 ha scritto:

uno su tutti: come ha fatto Blake a scoprire l'alter ego di Bruce Wayne? Non ditemi che la spiegazione data nel film sia soddisfacente...

Slask (ha votato 9 questo film) alle 20:49 del 6 gennaio 2013 ha scritto:

è una forzatura, non un buco. I buchi di sceneggiatura sono quelle parti che vanno contro ogni logica, non un evento che con qualche minuto in più di approfondimento aveva uno svolgimento coerente (Blake viene mostrato come un poliziotto molto perspicace e intelligente durante tutto il corso del film, bastava solo far vedere qualche indagine compiuta sul conto di Bruce..)

alejo90 (ha votato 4 questo film) alle 22:29 del 6 gennaio 2013 ha scritto:

allora va contro ogni logica che nessun altro l'abbia scoperto, se per scoprire l'identità di Batman basta un poliziotto perspicace...

Slask (ha votato 9 questo film) alle 22:45 del 6 gennaio 2013 ha scritto:

...perspicace e che ha vissuto la stessa traumatica esperienza di Bruce, non sottovalutiamo questo evento, perchè è fondamentale anche nei fumetti.

Inoltre ci sono ben due film che testimoniano che la polizia di Gotham non sforna certo i migliori esemplari delle forze dell'ordine.

TexasGin_82 (ha votato 4 questo film) alle 17:00 del 8 gennaio 2013 ha scritto:

Cacchiarola mi ero dimenticato di votarlo...

tramblogy (ha votato 5 questo film) alle 9:12 del 9 novembre 2014 ha scritto:

ooooooh, non vedo l' ora di leggere la coraggiosa recensione di interstellar.....nel frattempo me lo riguarderò 6 volte....i buchi (neri) di nolan sono la mia involontaria passione.