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8/10

Prossima Fermata - Fruitvale Station regia di Ryan Coogler

Biografico
recensione di Maria Eleonora C.Mollard

La vera storia di Oscar Grant, fermato con i suoi amici nella stazione Fruitvale e ucciso la notte del 1 Gennaio 2009 dalla polizia della Bay Area Rapid Transit District di Oakland California ).

Nell'epoca della banda larga, degli smartphone e delle fotocamere integrate dovremmo sentirci al sicuro, consci di avere a portata di mano un apparecchio che funga, a seconda delle occasioni, da muro sociale o da testimone silente come nel caso di Oscar Grant/Michael B. Jordan, un ventiduenne come tanti ucciso dalla polizia durante la notte di capodanno del 2009. L'incipit scelto dal regista Ryan Coogler, sono le vere immagini riprese dal cellulare di una conoscente della vittima e, non lasciano spazio a nessun tipo di contraddizione o moralismi beceri, seguito subito dopo da una regressione che, mostra l'inizio di una giornata di festa. Oscar Grant è un ragazzo come tanti, reo di piccoli crimini, cerca di recuperare un posto di lavoro perso per indolenza. E' padre di una bellissima bambina e compagno di una donna ormai esasperata dal suo continuo comportamento superficiale nelle questioni più pratiche della vita. Nella mattina del 31 dicembre 2008, lasciate compagna e figlia rispettivamente al lavoro e all'asilo, inizierà un percorso di redenzione, mettendo in pratica i propositi che si fanno sempre e non si rispettano mai, per presentarsi pulito dinanzi ad un nuovo anno pieno di promesse. La giornata di Oscar, in una quotidianità distorta ed esacerbata dal suo passato, viene intercalata da segnali più o meno espliciti che il ragazzo non coglierà del tutto, troppo preso e teso a raggiungere una nuova vita che dovrebbe aver inizio quella stessa sera dove, dopo aver cenato con i parenti per il compleanno di sua madre, si concede una serata innocente tra amici dove il massimo dello svago è scherzare e ballare in un clima di festa fino alla fermata Fruitvale e da quel punto la cronaca viene abilmente reinterpretata da un valido e commovente Michael B. Jordan, che ci offre con pochi e semplici tratti una persona semplice, complice in questo il regista che decide di non santificare il vero Grant mostrandone luci e ombre. Ryan Coogler, alla sua opera prima e reduce da riconoscimenti importanti come il Prix de l'Avenir a Cannes e il miglior film al Sundance, per citarne alcuni, riporta con sguardo lucido e mai banale "l'ultimo giorno di un condannato a morte" che, nella disperazione di non perdere la sua famiglia, prova a ripulire un'immagine già segnata dalla stessa società che spesso e volentieri non permette un'integrazione dignitosa e, ciò che ci rimane di una intera vita sono pochi frame sfocati e temporaneamente impressi nella memoria di un cellulare, testimone necessario ma non sufficiente per condannare adeguatamente i colpevoli dell'ennesimo e triste caso di cronaca.

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