A Vertigo Restaurato a Cannes

Vertigo Restaurato a Cannes

Non dovrebbe sorprendere il fatto che " Vertigo " sia stato incluso nella prestigiosa "Cannes Classics", a distanza di nove mesi dalla sua incoronazione come miglior film di tutti i tempi da Sight & Sound.

A rappresentare questa pietra miliare, il 25 maggio, e a consegnare un premio durante la cerimonia di chiusura ci sarà una delle più famose "Hitchcock Blondes", Kim Novak.

Per assurdo sarà lei l'ospite d'onore sulla Croisette, colei che con la sua performance non convinse mai del tutto Alma e suo marito, l'eterea attrice che si è ritrovata a sostituire la prescelta Vera Miles, quest'ultima rimasta incinta prima di poter incarnare la donna misteriosa di uno dei thriller più famosi della storia.

"D'entre les morts" scritto da Pierre Boileau/ Thomas Narcejac, precedentemente notati da Hitchcock per "Diaboliques" , è il romanzo francese da cui il regista attinse per portare sul grande schermo una storia malinconica e perversamente amara.

La storia ambientata a San Francisco e riportata in questi giorni nella patria dei due autori, è fondamentalmente "la tragedia di un uomo che s'innamora di un'illusione".

Il conflitto fra realtà e illusione permea tutta la pellicola come un presagio di morte.

Una storia determinata dalla dualità sotto ogni punto di vista: l'illusione perduta del protagonista è la stessa del regista, la sua visione della donna come vittima e carnefice contraddistinguerà buona parte della sua filmografia. Anche le scelte stilistiche di Hitchcock calcano la mano sul lato onirico e quello veritiero: la luce verde che illumina la scena quando James Stewart vede in Judy l'esatta replica di Madeleine, il filtro nebbia come delimitazione tra le visioni mentali dell'uomo e la realtà tangibile.

Non meno importante fu l'intesa palpabile creatasi sul set tra i due interpreti principali, Kim Novak e James Stewart, un affetto profondo che si protrasse negli anni.

"Vertigo" regalò a James Stewart, alla terza collaborazione col regista, la sua migliore interpretazione. L'ultima straziante scena basterebbe a relegare l'attore nell'empireo del cinema.

"Stewart è il perfetto eroe hitchcockiano, perché è l'Uomo Qualunque messo in situazioni bizzarre " così Hitchcock descrisse l'attore in una delle interviste con Peter Bogdanovich.

Vita e morte, amore e sesso, la normalità dell'uomo comune e il mistero di una donna evanescente, questi estremi apparentemente inconciliabili , sono i temi che rendono il film a distanza di cinquantacinque anni un classico con molte chiavi di lettura:

" La situazione di fondo mi intrigava molto, perché si prestava a un gran numero di analogie con il sesso. Stewart si sforza di modellare la donna.... cinematograficamente, è come se la svestisse.... "

Come un manichino, l'opera del re della suspense, è stata vestita e spogliata di innumerevoli interpretazioni e analisi.

In tutto questo risiede il suo fascino sempiterno, la possibilità di vedere su pellicola desideri, angosce, paure ed ossessioni, simili a quelle dell'ex poliziotto ossessionato, attirato e disgustato dai sensi di colpa, dalle proprie mancanze e dai propri desideri distorti – voler possedere l'immagine di una donna ormai morta, è un puro atto di necrofilia - , che lo porteranno a stravolgere l'aspetto reale (?) di Judy/Madeleine per plasmarla a immagine e somiglianza di un sogno a suo uso e consumo.

Quello che vedremo alla 66esima edizione del festival di Cannes, nella categoria dei capolavori restaurati, è una storia universale, perché anche noi come John Ferguson siamo alla ricerca disperata, attraverso il cinema, di un'illusione perduta.

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