V Video

R Recensione

8/10

The Butler regia di Lee Daniels

Drammatico
recensione di Andrea Cominetti

Il film racconta la storia di Cecil Gaines, il maggiordomo afro-americano della Casa Bianca, che tra il 1957 e il 1986 fu al servizio di sette presidenti degli Stati Uniti.

Quando calano i titoli di coda di The Butler inizio a commentare il film con la ragazza che m’è seduta a fianco. È una cosa piuttosto strana, per quel che mi riguarda. In tutte le anteprime a cui finora sono stato, infatti, m’ero imbattuto esclusivamente in esperti che non staccavano gli occhi dalla cartella stampa, intenti prima a immaginarsi cosa sarebbe stato del film e poi a ponderare su quanto appena visto. Ecco, tornando però ai titoli di coda, la ragazza in questione mi dice che secondo lei “se un film arriva a farti piangere allora neppure le imperfezioni contano più, si tratta di un bel film e basta”.

Partendo da questo presupposto l’ultima fatica di Lee Daniels (gia candidato all’Oscar per Precious) non può che essere un bel film, un film che entra nella storia dell’America e la racconta dal punto di vista di Cecil Gaines (Forest Whitaker), maggiordomo afro-americano della Casa Bianca. La pellicola di Daniels percorre, forse talvolta con troppa fretta, gli eventi e i cambiamenti della scena politica americana e delle relazioni razziali: dall’assassinio di Jhon F. Kennedy e di Martin Luther King, ai movimenti dei Freedom Riders e delle Black Panther, fino alla guerra in Vietnam e allo scandalo del Watergate.

 Al centro sta però quella che è la vita di Cecil, il suo tentativo di dare una svolta alla propria condizione (fugge dal Sud fortemente segregazionista, dove lavorava con la sua famiglia nei campi di cotone di Macon in Georgia), ma soprattutto il rapporto con la sua famiglia: la moglie Gloria, interpretata da una splendida Oprah Winfrey che torna al cinema dopo decenni di televisione, e i figli Louis e Charlie. È proprio sul rapporto conflittuale tra il padre e il suo primogenito (David Oyelowo) che si concentra la narrazione, sulla contrapposizione tra il desiderio di quiete che risiede nel primo e lo spirito di ribellione che invece anima il secondo. Ed è proprio qui che sono scese le lacrime, nel momento di ricongiungimento e di resa. Che poi, non sono state lacrime copiose, neppure tante, più che altro una piccola goccia che ho cercato inutilmente di cacciare indietro. Non c’è stata ed è scesa di lato, l’infingarda, me l’ha fatta da sotto il naso e ho dovuto cancellarla con la mano, mentre nella mia testa qualcosa iniziava a muoversi

Fa, infatti, davvero pensare la sceneggiatura di Danny Strong che punta il dito verso l’ipocrisia americana che guarda con orrore gli scempi del Sud Africa, senza ricordarsi di essere stata essa stessa protagonista di scempi non certo minori. Ci troviamo di fronte a una forte denuncia nei confronti di quanto è stato che è però, allo stesso tempo, anche un monito per il futuro. Un monito per l’America, ma anche un monito per tutti noi.

 

V Voti

Voto degli utenti: 4,3/10 in media su 3 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.