A Allacciate le Cinture! Il nuovo film di Ozpetek.

Allacciate le Cinture! Il nuovo film di Ozpetek.

Quando arrivo alla conferenza stampa Francesco Arca è in posa per gli scatti di rito davanti a un muro di fotografi e il regista sorseggia un caffè non poco distante. Mi siedo al primo posto libero che trovo e tutto parte abbastanza in fretta. Si parla di Allacciate le cinture, pellicola visionata in anteprima il giorno precedente, la cui uscita è prevista per giovedì 6 Marzo. All’incontro sono presenti Ferzan Ozpetek, regista e co-sceneggiatore del film insieme a Gianni Romoli, ed i tre attori protagonisti (Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano). Il clima è piuttosto rilassato, inizia il regista a parlare, parte dal titolo del film, dalla necessità di allacciare le cinture nel corso della vita. Racconta di come la pellicola si proponga di parlare di una storia d’amore che dura tredici anni. Centrale diventa quindi il fattore temporale che viene reso dagli attori con un cambiamento nella corporeità, non tanto a livello di rughe e occhiaie, ma di chili persi o guadagnati e di stempiature più o meno presenti. Ozpetek parla di attori che si sono dati totalmente al film: sono quindici i chili di differenza per Kasia Smutniak, mentre dodici quelli presi da Francesco Arca, che s’è dovuto anche rasare i capelli a zero.

Le domande ben presto si spostano sulla protagonista, visibilmente in dolce attesa, che parla della difficoltà, ma anche della voglia, d’interpretare questa donna malata di cancro. Parla della naturalezza, dopo aver passato tanto tempo a lavorare insieme, di scontrarsi anche con le situazioni più dure (“non vedevo l’ora di girare quelle scene. Ormai, dopo tre mesi di lavoro, dopo tanto tempo passato insieme, è venuto naturale”). In particolare, per la scena del rapporto sessuale in ospedale tra i due protagonisti, che racchiude l’essenza del film, l’attrice racconta di come lei e Francesco siano stati convocati in bagno dal regista che gl’ha illustrato come aveva immaginato la scena e di come sia venuto naturale girarla successivamente. Ha poi aggiunto di essere grata al regista per averle permesso d’interpretare un personaggio come questo, una donna forte che segue il proprio istinto e non ha paura di prendere delle decisioni, anche se talvolta la scelta non c’è trattandosi di pura sopravvivenza. È un ruolo che un’attrice può aspettare per un’intera carriera e si può anche non presentare, perciò diventa poi difficile scegliere cosa fare dopo.

Si parla poi di Francesco Arca, alla sua prima vera grande occasione. Si parla del pregiudizio che ha accompagnato questa scelta, che accompagna un po’ chiunque fuoriesca dall’ambiente televisivo. Ozpetek ritiene che si tratti della perfetta dimostrazione che attori si nasce e non si diventa (“la sua è una faccia che manca nel cinema italiano, il suo sguardo era speciale”), un po’ com’era successo in precedenza anche con Luca Argentero e Ambra Angiolini, si tratta di doti che uno ha insite dentro di sé (“mi viene da sorridere pensando a quanti impiegati siano in realtà grandi pittori e cantani”). Interpellato sull’argomento, Arca ha raccontato di essersi sottoposto a un mese di provini prima di sapere di aver ottenuto la parte e che, se il primo sentimento è stato la paura, poi sono subentrate responsabilità e concentrazione (“è stato importante seguire le indicazioni del regista, sono stato un bravo soldatino”).

L’incontro si conclude con un speranza del regista che si concretizzerà qualche giorno dopo, Ozpetek si augura film di Sorrentino s’aggiudichi l’Oscar per il miglior film straniero (“i premi di Sorrentino fanno bene a tutto il cinema italiano, è come se tutti i registi che ne facessero parte ne traessero giovamento”) e non c’è probabilmente una fine migliore.

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