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6/10

Le Confessioni regia di Roberto Ando'

Politico
recensione di Davide Figliolini

Germania, in un albergo di lusso sta per riunirsi un G8 dei ministri dell'economia pronto ad adottare una manovra segreta che avrà conseguenze molto pesanti per alcuni paesi. Con gli uomini di governo, ci sono anche il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Daniel Roché, e tre ospiti: una celebre scrittrice di libri per bambini, una rockstar, e un monaco italiano, Roberto Salus. Accade però un fatto tragico e inatteso e la riunione deve essere sospesa. In un clima di dubbio e di paura, i ministri e il monaco ingaggiano una sfida sempre più serrata intorno al segreto.

Roberto Andò torna al cinema dopo il più che buono Viva la libertà. Ne Le confessioni il tema generale è apparentemente lo stesso (la politica), tuttavia in questo ultimo film viene elegantemente delineato un respiro più internazionale votato verso l’apparato economico tout court. Il meraviglioso establishing shot che apre al G8 in Germania e al meraviglioso hotel fa stropicciare gli occhi. Mai location fu più azzeccata. Mentre in Viva la libertà il senso politico rimarcava origini più nazionali vivendo una sceneggiatura "realistica", ne Le confessioni si ha come la sensazione che la parte fittizia del film, rappresentata in particolare dai tre ospiti “particolari” (il monaco, la scrittrice e la rockstar), nega, ma allo stesso tempo regala, il senso di non appartenenza a quel mondo politico-economico così oscuro, segreto, quasi losco che si va descrivendo.

Il film in realtà nella sceneggiatura risulta solido, con straordinaria attenzione per il personaggio del Monaco, Roberto Salus (Toni Servillo), il quale di fatto rappresenta la mente morale e razionale, anziché religiosa, regalando al film quel senso di originalità. Non è la religione a farla da padrona quindi, ma è il copione morale, stoico e interpretativo che esula la finzione del film rendendolo appetibile allo spettatore.

Un gravissimo episodio nella prima parte del film mette in moto le diverse voci apparentemente segretate da quel senso di professionalità, in riferimento alla manovra economica così gravosa per il mondo intero, ma che proietta l’intero film in una specie di grande fratello della coscienza dove tutti i personaggi si ritrovano a confidarsi con il Monaco, il quale spilla flussi di coscienza e moralità ovunque. La religione viene messe in secondo piano. Come a dire: l’uomo sa cosa sta sbagliando nella propria vita, non c’è bisogno della religione.

Il film riesce a vestirsi di vero e proprio giallo, con ripetuti, forse scontati colpi di scena. Le prove attoriali sono magistrali invece, l’attenzione è massima da questo punto di vista.

Le confessioni è un film apparentemente lento, a tratti melenso, ma riesce a non annoiare, anche grazie alle bellissime musiche del maestro Piovani il quale riesce a dare vitalità ad una sola location smussando ogni angolo delle infinite coscienze che ne fanno parte, in quello che è un particolare G8. La politica economica si scontra con il moralismo meraviglioso del monaco. Si racconta una storia in penombra, dove la luce è ritagliata elegantemente da alcune battute sapienti. Tuttavia il film risente molto dello scarso realismo dei rapporti tra i diversi personaggi. Enfatizzati per superare qualche momento di noia.  Un film che entra in un immaginario oscuro donando qualche verità tra le diverse perplessità.

 

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