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7/10

Magnifica ossessione regia di Douglas Sirk

Melodramma
recensione di Gloria Paparella

Bob Merrick, giovane milionario e play boy, finisce in ospedale in seguito ad un incidente, provocando senza volerlo il decesso di un medico e la cecità della moglie. Intenzionato a riparare, riprende gli studi in medicina e diventa a sua volta un chirurgo. Riesce a restituire la vista alla donna, della quale nel frattempo si è innamorato.

Opera del maestro del melodramma Douglas Sirk, tratta dal romanzo omonimo di Lloyd C. Douglas, Magnifica ossessione è uno dei più popolari film di questo genere, che ha segnato un punto di svolta nella carriera del regista, che qui punta in un certo senso il dito contro gli agi della middle class americani anni Cinquanta. Tragedie, sofferenze, amori impossibili in technicolor nello stile sontuoso e ricercato del grande regista tedesco. 

Rock Hudson, vero e proprio attore-feticcio del grande regista, interpreta il ricco perditempo Bob Merrick che, dopo aver indirettamente causato la morte del medico filantropo Philips, cerca in tutti i modi di farsi perdonare dalla sua vedova, Helen (Jane Wyman). Il tentativo si rivela più difficile del previsto e i soldi non saranno sufficienti a conquistare la fiducia della donna, di cui Merrick si innamora perdutamente. La chiave di volta sarà proprio l’ossessione, ovviamente magnifica, che dà il titolo al film.

Sirk prende questa trama, in realtà già oggetto di lavorazione di John M. Stahl nel 1930, e ne accentua tutti gli aspetti che apparirebbero ridicoli, inverosimili e  non funzionanti, quali decisioni irrazionali e coincidenze accidentali, trasformandoli in parte di una messa in scena impeccabile.

Meraviglioso l'uso delle luci e delle ombre per sottolineare l'handicap e lo struggimento non solo della protagonista, ma dello snodo cruciale della vicenda. Sempre impeccabili, da lasciar senza parole, gli accostamenti cromatici fra le scenografie e costumi, o fra gli edifici, i mobili, gli oggetti d'arredamento e l'ambiente circostante. Una cura dei dettagli e una ricercatezza maniacale anche nella fotografia davvero commoventi più della storia in sé, che comunque risulta affascinante, coinvolgente e assolutamente fine nella sua riuscita finale, grazie alla mano di un regista che riesce sempre a mescolare elementi e linguaggi comuni e popolari da soap opera a un altro più elevato, d'autore. Non stupisce che i suoi lavori fossero già allora dei cult. 

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