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6/10

L'amore secondo Dan regia di Peter Hedges

Romantico
recensione di Francesco Carabelli

Il giovane vedovo Dan, si reca come tutti gli anni ad un incontro familiare nel Rhode Island. Non ha la minima intenzione di mettere in pericolo i rapporti con la famiglia, ma l'amore per una donna cambierà la sua vita e quella dei suoi cari...

Steve Carell ci ha abituato a ruoli estremi nei quali rappresenta l’uomo americano contemporaneo; basti citare il famosissimo 40 anni vergine, che ha imposto l’attore americano e il regista Judd Apatow alla ribalta internazionale, film  nel quale impersona appunto un giovane quarantenne alla ricerca dell’amore e della prima esperienza sessuale. Questa volta Carell impersona invece il padre di famiglia rimasto vedovo, quindi un ruolo all’opposto, che mostra le sorprendenti capacità di adattamento del comico americano. Certo la vedovanza è dura, soprattutto quando si deve badare a tre figlie, due delle quali adolescenti alle prese con i propri amori e la scoperta del mondo. Le certezze di una vita monotona da giornalista editorialista, che cerca di tracciare la morale americana familiare, vengono incrinate dall’incontro con Marie nel periodo dedicato ad un raduno familiare nel Rhode Island. Marie è la fidanzata del fratello di Dan (Steve Carell), ma Dan appunto la conosce fortuitamente al di fuori del “recinto” familiare e se ne innamora perdutamente. Di qui una serie di vicende che giocano sull’amore a distanza tra Dan e Marie, che deve evitare la propria pubblicizzazione per non mettere in crisi i rapporti familiari. Cosa difficile e, a lungo andare, impossibile e  proprio per questo si giunge al climax della rottura, che però non impedisce il lieto fine. L’intreccio è classico è spesso non mancano i luoghi comuni ad imbastirlo, soprattutto viene delineata una vita familiare idilliaca, e i personaggi non vengono approfonditi, ma solamente abbozzati e molto spesso stereotipati, non sfuggendo ai topoi della commedia. La storia molto spesso è debole e giocata soprattutto sulle capacità attoriali dei protagonisti, in primis Steve Carell e Juliette Binoche, che impersona Marie,  sembrandoci  tuttavia sprecata in un ruolo tanto dimesso, lei abituata ad un cinema più profondo e sicuramente più autoriale. Comunque nella sua linearità la pellicola non riserva grandi sorprese e lascia in qualche modo lo spettatore più volte perplesso per la mancanza di trovate e per la banalità delle situazioni, oltre che per la mancanza di verosimiglianza di alcune coincidenze (il che configgerebbe con il titolo americano Dan in real life) Ci rimane il messaggio di seguire il proprio cuore nonostante le difficoltà e i problemi che ciò può comportare, anche contro l’ordine morale precostituito e le teorie che lo sostengono.  

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