T Trailer

R Recensione

7/10

Mood Indigo - La Schiuma Dei Giorni regia di Michel Gondry

Commedia romantica
recensione di Elisa Bassetti & Pasquale D'Aiello

Colin, giovane, ricco e perdigiorno, si innamora della bella Chloe. Appena il tempo per sposarsi e improvvisamente lei si ammala. Una ninfea le cresce nel petto e tutto intorno a loro inizia a cambiare. Case, oggetti, persone e sentimenti.

Elisa Bassetti (voto 8):

Mood Indigo - La schiuma dei giorni è la più recente fatica del regista francese Michel Gondry, noto e amato per avere diretto quello che è il più bel film d'amore degli ultimi decenni, Se mi lasci ti cancello, e altri, come L'arte del sogno, ancora sullo stesso tema. L'opera ultima si iscrive perfettamente in questo ciclo, non riuscendo però a superare i suoi predecessori. Narra infatti le vicende del giovane Colin (Romain Duris) che dopo avere dichiarato la sua volontà di innamorarsi, presto conosce la bella Chloe (Audrey Tautou), incarnazione fedele per bellezza, dell'omonima canzone di Duke Ellington.

Il film è senz'altro una fedele trasposizione del celebre romanzo, di cui conserva anche il titolo, e che ci fa scoprire il grosso debito che la creatività gondryana ha nei confronti dello scrittore, poeta e musicista Boris Vian. Tante sono infatti le bizzarrie di cui godiamo nella visione, Colin suona un piano-cocktail che ci riporta velocemente a Be kind rewind coi suoi strumenti altrettanto rocambolescamente ricostruiti. Ricette surreali di piatti che sono solo gioia per la vista, rievocano le ideali miscele di scienza onirica cucinate a Stephane Tv (in L'arte del sogno). E sempre di Stephane ricordiamo quelle ingombranti ed improvvisamente enormi mani che qui hanno come contro altare le lunghissime gambe dei ballerini di sbircia-sbircia. Per questo e non solo, ritengo che Mood Indigo debba essere letto come il giusto omaggio che il regista ha voluto dedicare a colui che l'ha sempre ispirato e che ha nutrito il suo caratteristico immaginario. Senza negargli una personalissima cifra e riconoscendogli la capacità unica di creare interi mondi che riescono a rimanere in bilico tra l'irreale e la metafora, l'irrazionale e l'inconscio, tra il nostalgico ricordo e la chimera.

Modesto artigiano artista che plasma desideri e memoria in un misto di lana e cartone, Gondry ha quel sapore di chi ancora scrive a matita o a macchina e di chi non ha perso la gioia infantile del disegno, suoi infatti sono i fumetti che per mano di Chloe vediamo nel film. E come se non bastasse, una gara di automobili o meglio, di scatoloni adattati a bellissimi giocattoli d'ispirazione ready-made, un topolino antropomorfo che acquista il titolo di eroe della storia e Parigi, una città unica, dove anche i cantieri aperti sembrano bellissimi e le gru non rovinano il paesaggio ma fanno quello che avremmo sempre voluto, ci portano in alto e ci fanno viaggiare in una navicella a forma di nuvola. Così sembra facile credere nell'amore e nella felicità per Colin almeno fino a quando una ninfea non inizia a crescere nel petto di Chloe. Da qui i colori cambiano, i dobloncioni che avevano assicurato tranquillità diminuiscono e diventano un ostacolo, persino la casa si trasforma, si arrotonda, si restringe.

Nulla è più come prima, niente rimane saldo quando la vena insanamente grottesca di Vian esplode. Regnano l'assurdo e il macabro in questa lotta dove è lo stesso regista che vestendo i panni del dottore deve entrare in scena. Allegoria del cancro, condanna dei vizi e dell'ossessione per mezzo di Chick (Gad Elmaleh) e ancora, denuncia del lavoro come sfruttamento, sono tanti i temi infelici in cui cadiamo senza protezione. Allora, quando la malinconia ci pervade, la regia ci soccorre, suggerendo che per noi è possibile tornare indietro, fare scorrere la pellicola al contrario e così ci illudiamo, crediamo che la realtà non possa superare la fantasia per bruttezza e crudeltà. E nelle ultime scene siamo di nuovo salvi da quel cinico scrittore francese, Gondry ha girato due finali, in quello che possiamo vedere ora sembra si sia trovata una via d'uscita che forse ci aiuterà ad evitare l'eterno ritorno, per l'altro dovremo attendere (trepidamente, come fossimo Chick con Jean-Sol Partre) l'uscita del dvd.

-------------------------------------------------------------------------------------------

Pasquale D'Aiello (voto 5):

A chi ha amato incondizionatamente Se mi lasci ti cancello (2004), a chi ha visto proseguire le tracce del genio visionario di Michel Gondry in L'arte del sogno (2006) e la sua vena poetica in Be Kind Rewind (2008), questo film potrebbe lasciare qualche perplessità.

In una Parigi surreale in cui gli oggetti animati vivono in simbiosi con gli stati d'animo degli umani, l'amore tra Colin (Romain Duris) e Chloe (Audrey Tatou) segue tutto l'arco delle trasformazioni dall'idillio alla tragedia.

La sceneggiatura è tratta da un romanzo La schiuma dei giorni del 1947 di Boris Vian, a proposito del quale Daniel Pennac ha scritto che si tratta di un'opera da leggere più volte nel corso degli anni: a diciotto anni prevale la griglia interpretativa della passione amorosa, a quaranta quella della critica sociale, a sessanta quella del pessimismo e della tragedia che tutto annulla. Ma di queste tre letture nel film solo quella tragica è dotata di una forte e credibile poetica, che si costruisce attraverso una potente rappresentazione gotica, che conclude il film e vi getta una luce sinistra e inquietante che a tratti era già balenata durante le fasi precedenti. La denuncia sociale è riconoscibile come tematica, mostrando il protagonista costretto ai più degradanti e improbabili lavori, ma sembra disomogenea rispetto alla poetica incantata e indefinita prevalente nel film. La storia d'amore, invece, sebbene nella versione letteraria sia stata definita da Raymond Quenau “la più struggente storia d'amore moderna mai scritta”, non riesce a decollare, restando impantanata in una sovraccarica carrellata di trovate smielate e surrealmente iperboliche.

L'impressione complessiva che lascia la visione è fortemente condizionata da una sovrabbondanza di effetti speciali che hanno il compito di rendere un mondo fantastico, sospeso in un tempo indeterminato in cui si mescolano oggetti provenienti da diverse epoche e in cui spiccano quelli provenienti dagli anni '70 che appartengono all'immaginario adolescenziale del regista e provano a surrogare anche le funzioni più avanzate della nostra epoca ma con una poetica tutta analogica e sempre dotati di una propria anima. Purtroppo su tutto aleggia un senso di caos barocco che disorienta rispetto ai temi narrativi e impedisce la costruzione di personaggi dotati di un carattere comprensibile e facili amare che, invece, restano piuttosto bozzetti poco credibili. Raggiungendo il paradosso di aver dato un'anima a tutti gli oggetti ma averne sottratta troppo proprio agli umani.

 

V Voti

Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 2 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
alexmn 8/10

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.