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7/10

Raising Victor Vargas regia di Peter Sollett

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Victor vive con il fratello Nino e la sorella Vicky sotto la tutela della nonna paterna. La difficoltà di questa convivenza viene esacerbata dai problemi adolescenziali dei ragazzi che scoprono di diventare uomini e donne attraverso il confronto con l’altro sesso.

La scelta del regista è quella di mettere in luce la vita di una famiglia di ispano-americani newyorkesi insistendo in particolare sui problemi legati alla crescita dei protagonisti.

In qualche modo il regista Peter Sollett riprende il modello doineliano, in quanto la pellicola non è un unicum ma ha la propria origine in un corto precedente di due anni che ci narra sempre le vicende del protagonista Victor Vargas in una fase precedente della sua vita.

Possiamo comunque dire che il corto viene, a differenza che nel ciclo di Doinel, ampiamente ripreso nell’impostazione e poi ampliato, mantenendo un plot simile.

Victor Vargas e i suoi fratelli vivono i normali problemi legati all’adolescenza, ai quali si somma il fatto che vivono senza genitori, sorvegliati solo dall’anziana nonna, che fatica a comprendere le reali necessità dei giovani nipoti.

Sollett si sforza di darci uno spaccato della realtà della New-York contemporanea, senza tuttavia insistere troppo sulla tipicità della città che fa da sfondo alle vicende narrate, ma dando un valore universale al racconto.

I primi amori di Victor, la difficoltà di trovare un posto nel mondo, ma allo stesso tempo il forte legame con la famiglia, con i fratelli e con la nonna, portano in primo piano l’esistenza di questo giovane uomo che rappresenta la sua generazione, che ha perso l’attaccamento profondo ai valori tradizionali, ma che non manca però di guardare ad essi laddove la vita pone difficoltà.

Il regista insiste sulla libertà di costumi dei giovani rappresentati, ma d’altro canto mette in luce anche la timidezza di fondo di queste persone che sembrano esteriormente molto emancipate.

Il sentimento, l’amore rimangono istanze forti nella vita dell’adolescente. La fiducia reciproca, il legame non solo fisico, ma anche caratteriale e spirituale restano delle costanti che accomunano i giovani di un tempo ai giovani di oggi. In questo modo il regista, ci dà una chiave di lettura della contemporaneità mettendo in luce anche i conflitti che la libertà dei giovani può creare a livello familiare, ma al contempo insistendo sul potere della famiglia di sopire questi conflitti affinché si ristabilisca un equilibrio interno.

Nel complesso il film è molto ben strutturato e tecnicamente curato, con un’ insistenza dal punto di vista fotografico su tonalità forti.

Lo script solido frutto di un’elaborazione lunga ha permesso alla pellicola di imporsi a livello internazionale partecipando a molti festival e ricevendo il consenso del pubblico, come aveva già fatto il corto originario Five feet high and rising.

Certo gli attori con la loro spontaneità hanno contribuito al buon esito di questa pellicola, ricalcando in qualche modo le vicende della loro vita quotidiana nella finzione.

Un film che non lascerà indifferente il pubblico, soprattutto giovanile.

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