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8/10

London regia di Hunter Richards

Drammatico
recensione di Alessandro Pascale

Syd è distrutto dopo la fine della sua relazione con la bella e sexy London, quando verrà a sapere che la ragazza intende lasciare la città, farà di tutto per impedirglielo, il tutto tra party esclusivi e consumo di alcool e droghe.

London è un gioiellino. E non mi riferisco alla ragazza che interpreta il personaggio (Jessica Biel) amato da Syd, quanto all'opera filmica generale, sorprendente pellicola indie che ha trovato spazio al Sundance Festival del 2005. Personaggi e vicende ridotti all'osso: lui, lei, l'amica, un rapporto sentimentale ai ferri corti e la possibilità concreta di veder svanire tutto per sempre da un momento all'altro. In mezzo a questa classica situazione Syd sbatte contro Bateman, quarantenne che lavora nel mondo finanziario e spaccia occasionalmente droga. E' l'incontro su cui si innesta tutto il film, in massima parte costruito in un bagno di lusso dove i due passano il tempo a sniffare cocaina, bere bottiglie di birra e rum e parlare del più e del meno.

Un cretino disse che “le migliori conversazioni si fanno con gli estranei”. E in effetti è così: Syd e Bateman parlano di Dio, di donne, dei propri problemi, della propria disperazione, si fanno man forte l'uno con l'altro, si insultano e infine cementano un legame d'amicizia nato occasionalmente scagliandosi contro il mondo ostile che li circonda. Consci che dopo aver condiviso certi racconti e segreti non si può tornare ad essere semplici sconosciuti.

E' quindi forse prima di tutto una storia d'amicizia quella di London, e soprattutto una storia di vita vera, reale, anche se un tantino eccessiva e morbosa nella ricerca di una spettacolarizzazione di fondo su cui ricamare un soggetto altrimenti ridotto all'osso.

Eppure funziona: filosofia spicciola ma popolareggiante si unisce a stramberie sceniche di facile impatto e ad una sessualità prorompente di una festa in cui non trionfano atteggiamenti puritani...

Alla fine però tutto ruota attorno al legame sentimentale tra Syd e London. Un po' perchè, come ricorda un enorme Jason Statham (Bateman) quel che conta è fottere la propria donna, espressione raffinata per affermare che l'amore e un sano rapporto sentimentale e fisico con la propria donna bastano a dare un senso alla vita. Un po' perchè c'è un'energia strana che sembra muovere l'universo, unendo inspiegabilmente i destini di esseri distanti tra loro spazialmente ma non spiritualmente. E quale forza potrebbe essere se non l'amore che sconvolge unanimemente l'agire di ventenni e quarantenni, fino a far crollare tabù e scogli ideologici?

Da segnalare una splendida fotografia, una buona colonna sonora e un'elegante maestria tecnica di Hunter Richards, che costruisce una narrazione temporalmente mista, facendo continuo ricorso a flashback per rievocare in pillole il rapporto problematico tra Syd e Bateman.

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