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7/10

Amabili Resti regia di Peter Jackson

Fantasy
recensione di Dmitrij Palagi

Susie ha 14 anni quando viene brutalmente assassinata. Si ritrova in un limbo alle porte del Paradiso, incapace di mostrarsi al mondo terreno ma intenzionata a smascherare l'assassino ed aiutare la sua famiglia, il cui equlibrio è stato irrimediabilmente rotto dall'omicidio.

 

Coraggioso ed imperfetto.

Gli equilibri di una famiglia impeccabile rotti da un tragico omicidio, la vita oltre la morte, l'anima che resta legata alla realtà materiale, la necessità di portare a compimento obbiettivi mancati in vita. Sono temi di cui, soprattutto nel cinema statunitense, si è abusato, ottenendo risultati variabili. L'omonimo libro di Alice Sebold, da cui la pellicola è tratta, coniugava – riflesse – una vicenda personale di stupro e la necessità occidentale di superare il trauma dell'11 settembre. Peter Jackson mantiene intatti gli elementi narrativi ma decide di aggiungere tutte le caratteristiche che lo hanno contraddistinto nel corso della sua carriera, apportando una dolcezza ironica che evita l'eccesso di angoscia, ben gestita nelle scene strettamente legate al thriller. Una “favola nera piena di colori” (Boris Sollazzo), capace di slegarsi dalla protagonista e dedicare uguale attenzione ai vari personaggi coinvolti. Si riesce così ad apprezzare l'immensa prova di Stanley Tucci, così come lo splendido trittico femminile, che copre con rara efficacia tre diverse generazioni - Saoirse Ronan, Rachel Weisz, Susan Sarandon

Calibrando l'intimismo delle microcamere digitali alla spettacolarità della terra di mezzo, Jackson si conferma un regista di innegabile dote e inventiva, accompagnata dal gusto per l'esagerazione, con un processo di dilatazione dei tempi che gli ha fatto guadagnare accuse legate alla mancanza di fluidità. Invecchiando non è normale perdere il dono della sintesi? Rispetto alla trilogia del Signore degli Anelli e all'infinito King Kong siamo comunque su un lavoro ben diverso, che recupera l'aspetto intimista, perfetto per quanto riguarda la fotografia e la colonna sonora (da tempo mancava nelle sale un incastro immagini-suono così riuscito).

L'esagerazione di alcuni punti, percettibile anche nella durata di qualche passaggio, è il principale difetto del lungometraggio, assieme all'assenza di profondità psicologica dei personaggi, tutti appena accennati, eccetto il già citato Tucci, perfetto assassino seriale sotto un inquietante parrucchino biondo. Tutto il resto è impeccabile, frutto di scelte impavide. Osare fa sempre bene, soprattutto se si arriva a infrangere su frastagliate scogliere gigantesche bottiglie contenenti vascelli di legno.

La discesa di Susie nella tana del coniglio (che anticipa l'Alice di Tim Burton), alcuni richiami a Fritz Lang, l'iconografia influenzata da pop art e new age, le tematiche non inedite possono invitare a una lunga sequenza di titoli cinematografici. Su tutti però spicca un film ugualmente onirico, anche se sicuramente più riuscito. Così come per Il labirinto del fauno, di Guillermo del Toro, si esce dalla sala (o dalla stanza) senza mettere in dubbio l'esistenza di una doppia realtà. Due film che divergono su molti punti ma si avvicinano nell'efficacia dei risultati.

Un thriller riuscito, declinato su scala policromatica. Consigliato a chi ha amato il primo Jackson e ha voglia di perdersi in un'immensa narrazione onirica, tragicamente legata alla cronaca nera ma sempre distaccata da quello che è la quotidianità. Non c'è spazio per il pessimismo, anche nella tragedia. Non c'è vendetta né odio fuori dal corpo.

Una storia difficile da rappresentare, coraggiosa ed imperfetta.

Come si sente un pinguino chiuso in una sfera natalizia?

V Voti

Voto degli utenti: 6,4/10 in media su 12 voti.

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IT (ha votato 2 questo film) alle 9:51 del 26 febbraio 2010 ha scritto:

mah...

io ho visto pochi film scadenti come questo, caro collega.

qualsiasi cosa c'era qui dentro era scopiazzata altrove, potrei fare un lungo elenco, e , comunque, era organizzata male.

noioso, lungo, non ci si affeziona ai personaggi, usati male, con una voce narrante irritante...

peter jackson si conferma il mediocre che è sempre stato, par mio.

Peasyfloyd (ha votato 5 questo film) alle 20:49 del 4 aprile 2010 ha scritto:

l'ho trovato un pò inconcludente e frammentario. Molti punti deboli: susan sarandon non ho proprio capito perchè ci dovesse essere. Il film in sè non riesce a mantenere un certo equilibrio tra ritmo e narrazione. Troppi sbalzi, passaggi a vuoto, inconclusioni. I paesaggi fantastici dell'aldilà splendidi per carità ma ogni volta mi è sembrato fossero un pò fini a sè stessi. La capacità di fantasticare di Jackson mi ha ricordato qui l'ultimo film di Gilliam (Parnassus). In sostanza grande Tucci, ok, buona anche la fotografia e la scenografia, più che discrete anche le musiche (anche se Song to the siren versione This Mortal Coil è un pò abusata), però mi è sembrato che il tutto fosse un quadro incompleto, quasi come un affresco del '300 di cui ci sono rimaste solo tante chiazze qua e là prive dei necessari trait d'union...

anche sta cosa che capiscono chi è l'assassino senza un reale motivo dai...

loson79 (ha votato 9 questo film) alle 16:12 del 29 settembre 2010 ha scritto:

Di tutte le recensioni che ho letto in rete - fra cui questa, una delle migliori - quasi nessuna si sforza di superare il cliché della frammentarietà congenita di "Lovely Bones", godendo anzi nel parlare di un film che magnificamente "si perde" fra mille spunti e registri narrativi/stilistici non del tutto ben saldati fra loro. Per me invece è film di rara coesione, opera in cui tutti i generi saccheggiati (il fantasy, thriller, horror, teen-movie, addirittura la parentesi comica di una splendida Susan Sarandon) si amalgamano armoniosamente. Un'opera dagli effetti speciali commoventi, cromaticamente sfavillanti ma - attenzione - sorprendentemente "in tinta" con le scene più crude e realistiche.

Alla fine, si tratta di una bellissima, triste favola (come un po' tutti i film di Jackson, secondo me, persino "Gli Schizzacervelli") che oscilla continuamente fra realismo e celestiale (quando non torbida) fantasia. Sottovalutatissimo agli Oscar, accolto freddamente un po'dovunque, "Lovely Bones" dimostra cosa riesce a fare questo splendido regista quando sta alla larga da colossi tolkeniani (che a me, personalmente, fan cagare) e da remake troppo accondiscendenti ("King Kong").

Marco_Biasio (ha votato 7 questo film) alle 12:58 del 22 luglio 2011 ha scritto:

Anch'io, come Alessandro, ritengo che il meccanismo che porta il padre di Susie a capire chi sia l'assassino di sua figlia sia una stronzata atomica. Detto questo Lovely Bones è comunque un buon film. Sicuramente troppo lungo, ma dotato di quella leggerezza "pesante" e di quel tocco di visionarietà arty che ci sta tutto. Ottimi i protagonisti, per motivi diversi: Stanley Tucci rende allo spettatore la figura a tutto tondo di un maniaco sessuale fortemente represso e disturbato e dell'apparenza da "bravo vicino" che spesso maschera questi figuri. Saoirse Ronan offre invece una performance "ingenua", diciamo così, permeata di quella freschezza adolescenziale e di quell'aura un po' svampita che caratterizza anche il suo personaggio. A tratti il gioco si fa un po' troppo melenso (quando, per esempio, le bambine uccise da Harvey si dirigono verso il Paradiso al suono di "Song To The Siren"), ma il complesso regge bene. Menzione speciale anche per gli effetti speciali e la parte minore (solo per importanza) affidata a Susan Sarandon. Grande recensione, Dmitrij!