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7/10

Lo Hobbit - La Desolazione di Smaug regia di Peter Jackson

Fantasy
recensione di Gabriella Massimi

Le avventure di Bilbo, Gandalf e i 13 Nani continuano. Dopo essere sopravvissuti all'inizio del loro viaggio inaspettato, la Compagnia continua ad andare verso est, incontrando lungo la strada Beorn il cambiapelle ed uno sciame di ragni giganti, nella minacciosa foresta di Bosco Atro. Dopo essere sfuggiti alla cattura da parte dei pericolosi Elfi della Foresta, i Nani arrivano a Lake-town e finalmente alla Montagna Solitaria, dove si troveranno ad affrontare il pericolo più grande. Una creatura più terrificante di ogni altra, una di quelle che non solo metterà a dura prova il loro coraggio, ma anche i limiti della loro amicizia ed il senso del viaggio stesso: il Drago Smaug.

Il secondo episodio della saga Lo Hobbit è finalmente uscito. Le aspettative dei numerosi "tolkeniani", saranno più che soddisfatte.

Il nuovo capitolo ci conduce nel pieno delle avventure di Bilbo, Gandalf e i 13 Nani in marcia verso la Montagna Solitaria con l'intenzione di riconquistare il Regno di Erebor ormai da molti anni nelle zampe del drago Smaug.

Con questo secondo film il regista Peter Jackson entra nel pieno del libro, pur discostandosi leggermente sia dalla trama originale che da quell'atmosfera fiabesca e antica che dalla trilogia del Signore degli Anelli si era riflessa nel primo capitolo della saga de Lo Hobbit.

Come il precedente anche questo film è stato girato in 3D e a 48 fps, ma la proiezione IMAX e soprattutto l'incredibile susseguirsi di battaglie coreografiche e mozzafiato rendono la visione ancora più spettacolare ed emozionante.

Se, come ben sappiamo, Lo Hobbit è stato considerato da molti e per molto tempo un bel libro per ragazzini, con questo secondo episodio possiamo quasi del tutto convincerci che non tutti (ad esempio Peter Jackson), la pensano così.

Quel tono oscuro e malvagio che nel libro si rivela solo negli ultimi capitoli, la fa invece da padrone negli oltre 160 minuti di pellicola.

Buona parte di questa oscurità gravita attorno ai numerosi, nuovi e non, antagonisti della compagnia di Thorin Scudodiquercia. I 13 Nani incontrano ostacoli ad ogni passo.

Oltre infatti alla masnada di Orchi, guidati da Azog, che sin dal primo film insegue la compagnia a cavallo di enormi Wargs (simili a lupi), nei primi minuti di pellicola si fa avanti una nuova creatura: il Cambiapelle Beorn, che passa rapidamente da uomo di grossa taglia a enorme orso da cui è meglio stare alla larga.

Nuove mostruosità emergono nelle sequenze all'interno della foresta, dove viene fuori la bravura dello scenografo Dan Hennah. Con la costruzione di 32 enormi alberi di polistirolo alti 10 metri, che potevano essere mossi e cambiati di posizione per creare diversi ambienti all'interno del bosco, è stato possibile dare vita a una delle più spettacolari scene del film: la lotta contro i Ragni Giganti.

Gli enormi insetti, creati dalla CGI e animati a mano dalla Weta Digital, sorprendono i Nani impreparati e intossicati dalla malvagità della foresta. Ma il nostro hobbit, il cui coraggio cresce di minuto in minuto, soccorre i 13, intrappolati come tanti moschini nelle collose ragnatele.

La bravura di Hennah continua poi nella realizzazione di alcuni set fisici (la stanza del trono, la cantina degli elfi e le celle dove vengono rinchiusi i Nani) all'interno dell'enorme reggia di Thranduil, creata quasi completamente in CG.

E finalmente potete gioire voi, fans di Orlando Bloom, perchè ecco che compare la lunga chioma biondo/grigio di Legolas figlio del re Thranduil.

Nonostante nè lui nè la giovane elfo Tauriel appaiano nel libro di Tolkien, Jackson non ha voluto perdere l'occasione per far reindossare a Bloom il suo vecchio costume; una scelta che i tolkeniani potrebbero anche non apprezzare, ma che alla fine non disturba troppo l'insieme della storia, facendoci ricordare, quasi con un sorriso, il valoroso Legolas del Signore degli Anelli.

La migliore scena di battaglia e azione di tutto il film rimane comunque la fuga nei barili lungo il fiume.

Tramite la costruzione di un fiume indoor ( "una lunga corsa in un parco a tema" come dice il regista), e le riprese alla diga Aratiatia vicino a Lake Taupo in Nuova Zelanda, Jackson e i suoi collaboratori hanno dato vita a una scena che tiene lo spettatore incollato alla poltrona, pronto anche lui a trattenere il fiato quando il barile si immerge, scartare le frecce degli Elfi e proteggersi dalle pesanti armi degli Orchi.

Passato Pontelagolungo, le cui sequenze sono forse tra le più deboli della pellicola, arriviamo finalmente al momento che tutti stavamo aspettando: l'incontro tra Bilbo e il drago Smaug. Una sequenza che ricorda molto l'iconica scena tra lo hobbit e Gollum nelle Caverne degli Orchi nel film precedente.

Per impossessarsi della preziosa Arkengemma, Bilbo si lancia in una battaglia di arguzia con l'intelligente Smaug, simbolo del potere corrotto; la bestia dorme in cima a una montagna d'oro, orgoglioso di questa ricchezza, che sarà poi latrice della sua rovina.

Con questo ultimo incontro fatale abbiamo una svolta nella storia, che ovviamente aumenta l'attesa per il gran finale, la cui uscita è prevista per dicembre 2014.

Anche se con dei piccoli passi falsi (si sarà rivoltato nella tomba Tolkien venendo a sapere dell'affettuosa simpatia tra il nano Kili e la valorosa elfo Tauriel), Jackson prosegue bene il cammino di questa seconda trilogia, e sebbene trovi più volte il modo per ricollegarsi e richiamarsi alla prima, ritengo che difficilmente riuscirà mai ad eguagliarla.

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