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5/10

Un Ragionevole Dubbio regia di Peter P. Croudins

Thriller
recensione di Gabriella Massimi

 Mitch Brockden è un giovane procuratore distrettuale di successo che si ritrova in una situazione fuori del suo controllo a causa dei una decisione avventata.

Diventato padre da poco e dopo aver festeggiato con gli amici, si mette al volane ubriaco e, nel tragitto verso casa, investe accidentalmente un passante. Chiama i soccorsi da un telefono pubblico e scappa dal luogo dell'incidente preoccupato di mettere nei guai la sua famiglia.

Il giorno dopo viene a sapere che un uomo di nome Clinton Davis è stato arrestato per l'omicidio di Cecil Akerman, il passante che Mitch ha investito.

Angosciato dal senso di colpa si fa attribuire il caso come pubblico accusatore di Davis.

Davis viene assolto, ma Mitch scoprirà che il dubbio è ancora irrisolto.

L'ultima pellicola del regista Peter P. Croudins, Un ragionevole dubbio, lascia un po' a desiderare e su questo non ci sono dubbi.

Il produttore italiano Silvio Muraglia, dopo aver letto la sceneggiatura ne fu entusiasta: la ritenne una trama forte e non scontata, e sufficientemente realistica da rendere il tutto credibile; invece sono scontate e prevedibili addirittura anche alcune battute.

Una lancia a favore della pellicola però la possiamo spezzare: questa lancia si chiama Samuel L. Jackson; solo lui infatti è in grado di portare un fascio di luce nell'oscurità che sovrasta la maggior parte delle scene del film.

Il personaggio di Jackson è anche quello più credibile e meno scontato; l'unico del quale è quasi difficile prevedere le mosse. La sua innocenza viene percepita in modo sincero dallo spettatore che prende in simpatia il suo personaggio.

Purtroppo non si può dire lo stesso per il personaggio di Dominic Cooper. L'attore è valido e questo avevamo già avuto modo di notarlo nel film An Education, ma il personaggio non è credibile e comunque non è tagliato bene per un interprete come Cooper.

Stufano quasi subito le sue faccine angosciate e preoccupate da cane bastonato e sono ridicole le sue corse tutte d'un fiato di km e km. Non poteva mancare poi la trasformazione da avvocato in poliziotto, che non solo trova prove che la scientifica non ha nemmeno visto, ma risolve anche il caso nonostante le forze dell'ordine gli remino contro.

Azzeccata invece è la location. Nonostante ci si trovi in Canada a Winnipeg, le somiglianze con Chicago, città in cui si svolge la vicenda, sono notevoli.

Appropriato è anche l'elemento meteorologico: la neve e il freddo accompagnano bene un thriller.

Entusiasti comunque si dichiarano gli attori, affascinati dalla trama e convinti che il gioco di opposti e menzogne che si basano su altre menzogne regga più che bene.

Non è che la cosa non sia così; i thriller, di solito, sono il risultato dell'unione di ingredienti molto simili a quelli appena descritti, ma nel momento in cui lo spettatore sorride o addirittura ridacchia nel mezzo di scene che invece dovrebbero tenerlo in stato di agitazione e appiccicato alla poltrona del cinema, allora vuol dire che qualcosa nella preparazione dell'impasto non ha funzionato.

La maggior parte delle volte l'errore lo si ricerca nella stesura della sceneggiatura, che in questa occasione è parto della penna di Peter A. Dowling, già autore della sceneggiatura di Flightplan con Jodie Foster.

In sostanza quindi un legal-thriller di serie C, cui si aggiunge in extremis un happy ending più che prevedibile e fastidiosamente stucchevole.

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