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6/10

Il Fuoco Della Vendetta regia di Scott Cooper

Drammatico
recensione di Gabriella Massimi

Russel Baze non fa una vita facile. Di giorno, operaio senza nessuna prospettiva di futuro nell’acciaieria locale, di notte si prende cura del padre malato terminale. Suo fratello Rodney, reduce da una missione in Iraq, resta coinvolto nel giro di un’organizzazione criminale che organizza incontri di lotta clandestini e scompare misteriosamente. Di fronte all’incapacità della polizia di fornire delle risposte credibili, Russell, che non ha niente da perdere, decide di mettersi personalmente alla ricerca di Rodney, rischiando la sua vita pur di scoprire che fine abbia fatto il fratello.

L’esordio di Scott Cooper alla regia era stato più che buono nel 2009 quando realizzò il film Crazy Heart.

La pellicola vinse infatti numerosi premi, tra cui 2 Oscar e 2 Golden Globe a Jeff Bridges come Miglior Attore protagonista e a Ryan Bingham e T-Bone Burnett per la Miglior Canzone.

Altrettanto non possiamo certo dire è accaduto per la seconda prova da regista di Cooper,  Il fuoco della vendetta - Out of the Furnace, che è riuscita a guadagnarsi soltanto il Premio Taodue Camera d'oro per la Migliore Opera Prima/Seconda a Scott Cooper al Festival Internazionale del Film di Roma (senza la Prima, questa Seconda opera non avrebbe vinto granché)

 Nonostante tra gli attori brillino volti famosi come Christian Bale, Woody Harrelson, Casey Affleck e Willem Dafoe, lo spettatore esce dalla sala con in bocca l’amaro gusto del “questo l’ho già visto”.

È un film sulla caccia: la caccia al cervo, la caccia ai soldi, la caccia a una vita decente e la caccia all’uomo.

Nelle interviste Cooper afferma di aver voluto analizzare gli angoli più oscuri della psiche americana, attraverso gli occhi dei due fratelli Rodney (Casey Affleck)  e Russel (Christian Bale)

L’America del film è un pese sconfitto, di operai che si ammazzano nelle fornaci, soldati abbandonati a loro stessi e i soliti cattivi sociopatici e drogati che troppo osano e alla fine la pagano.

Ingrediente lievitante di massima importanza è sempre quello: violenza. Ne abbiamo un forte assaggio già nei primi minuti del film con il Cattivo, interpretato da un bravo Woody Harrelson, che si altera giusto un pochino per un nonnulla e decide di ammazzare di botte un tizio a caso in un cinema drive-in.

Avvertimento per i protagonisti del film: guardate con che genere di cattivo avrete a che fare questa volta!

 Se vogliamo a ogni costo trovare qualcosa di buono e/o valido è necessario concentrarsi sui primi 20/25 minuti del film, durante i quali si conoscono i personaggi, le loro vite, le loro difficoltà, i loro rapporti.

Ma questi fil rouge, possibili basi per una  pellicola apprezzabile, vengono totalmente distorti e deviati quando iniziano i veri drammi; quando l’esistenza del povero Russell si trasforma in un unico e interminabile incubo che porta velocemente a disgregarsi tutti gli elementi di quella vita che il brav’uomo aveva con così tanta fatica radunato e sistemato: il padre, la fidanzata, il lavoro, il fratello…

Conseguenza di questo devasto è la Vendetta, vera parola d’ordine del film.

La vendetta per le ingiustizie subite, quella che ti sale al cervello e non riesci a contrastare, quella che ti farà sentire meglio, quella da cui non puoi scappare. VENDETTA!

Ma dopo? Dopo la vendetta, cosa succede? Io ero rimasta al fatto che vendicarsi non porta niente di buono; coloro che si vendicano alla vecchia maniera, “occhio per occhio”, alla fine non dovrebbero  guadagnarci niente, no?

Mah…Alla fine la miglior vendetta rimane l’indifferenza.

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