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4/10

Niente Può Fermarci regia di Luigi Cecinelli

Commedia
recensione di Gabriella Massimi

Quattro ragazzi, un'auto rubata, un viaggio unico, che li porterà a vivere un'esperienza irripetibile. Il narcolettico Mattia, l'ossessivo compulsivo Leonardo, l'internet-dipendente Augusto e Guglielmo, affetto da sindrome della Tourette, si incontrano a Villa Angelika, dove hanno deciso di ricoverarsi per curare i loro disturbi. Ma l'estate è lunga e si prospetta noiosa, così i quattro decidono di lasciarsi tutto alle spalle, rubare la macchina del direttore e partire alla volta di Ibiza. Il loro viaggio li porterà a vedere posti nuovi, a conoscere Regina, una ragazza in fuga da una storia d'amore finita male, a superare i propri limiti e scoprire nuove sensazioni. I genitori, sulle loro tracce, all'inizio molto preoccupati, si renderanno ben presto conto di quanto invece siano orgogliosi dei loro figli, unici nelle loro "stranezze".

Niente può fermarci, questo il titolo del secondo film di Luigi Cecinelli, che nel 2006 aveva esordito nel mondo del lungometraggio con Visions.

Qualcuno avrebbe dovuto fermarlo.

Per i primi 15 minuti, caratterizzati anche da un divertente e originale effetto grafico che presenta i protagonisti, il film convince ancora, dopodiché comincia una ripida e inarrestabile discesa.

"Un film che vuole guardare oltre le diversità, -ci dice il regista- e far capire che la persona che si ha davanti, che sia un figlio o un perfetto sconosciuto, è sempre e comunque in grado di stupirti ". Intento nobile, ma che necessita di una sceneggiatura e di un cast nettamente superiori rispetto a quelli proposti.

Si possono identificare due gruppi umani all'interno del film: da una parte i 4 ragazzi, Leonardo (ipocondriaco e ossessivo compulsivo), Guglielmo (affetto da sindrome de la Tourette), Mattia (narcolettico) e Augusto (internet-dipendente); dall'altra i 4 genitori.

In entrambi i gruppi spicca, principalmente per le capacità attoriali, ma anche per la sceneggiatura, un solo attore/personaggio: Vincenzo Alfieri (Guglielmo), l'unico a reggere il confronto con la sua malattia senza scivolare nel ridicolo; Paolo Calabresi (Alceste, padre di Mattia), che ricorda molto nel modo di fare, ma anche forse in quello di vestire, lo scorbutico elettricista che aveva interpretato nella serie Boris.  

Per quanto riguarda i restanti attori c'è ben poco da dire, nonostante, soprattutto tra le fila dei genitori, incontriamo famosi artisti come Massimo Ghini.

E' sicuramente un peccato veder scadere un attore come Vittorio Emanuele Propizio (Augusto), promettente in Genitori e figli - agitare bene prima dell'uso.

Non molto invece si può dire a proposito di Guglielmo Amendola (Mattia), affacciatosi "per caso" al mondo del cinema proprio in questa occasione.

Infine Federico Costantini (Leonardo),un fascinoso e muscoloso Big Jim, ma vuoto e inespressivo.

Curioso il comportamento dei genitori, che invece di preoccuparsi dei loro figli e delle loro gravi e disturbanti patologie, colgono l'occasione della fuga per andare a sgavazzare a fianco dei ragazzi, rendendosi ridicoli nei panni di irritanti, quanto prevedibili, giovanili genitori.

Ma che bravi questi giovani che, "gravemente malati", scappano da una clinica, rubano una macchina e si lanciano nella movida di Ibiza, isola di divertimento, gioia, amicizia e tanto amore.

Ecco, amore, ciò che veramente desiderano dalla vita. Amore, ossia perdere la verginità con la prima che capita e tutti contemporaneamente la stessa sera.

Guarda un po'!

Tutte le ragazze incontrate durante il viaggio sono belle e affascinanti, ma soprattutto, ed è questa  la cosa più importante, assai disponibili a passare fugaci ma gioiose notti di passione.

Nemmeno tra Regina e Leonardo si riesce a percepire l'amore. Maria Chiara Augenti, più che la giovane e scatenata autostoppista raccattata per strada, sembra la zia dei 4 ragazzi, felici poi di scarrozzarsela dietro per tutto il tempo.

Inevitabile infine in un film del genere l'attore famoso e straniero, perfetto come specchietto per le allodole: Gerard Depardieu. La sua "straordinaria" partecipazione, ovviamente minima e relegata a poche scene non si può certo criticare negativamente, anche perchè inserita in una bellissima campagna francese, unica location degna di nota.

Così come si poteva apprezzare il prologo, non altrettanto si può fare per l'epilogo. Il finale non porta nessuna morale, nessuna lezione, cosa che ci si aspetterebbe da un film del genere. Unico insegnamento sembra essere quello di lanciarsi tutti insieme nell'acqua, ossia nella vita; che sia buttarsi da una scogliera a Ibiza, o in una piscina, non importa, basta buttarsi! Il risultato? Un vero e proprio buco nell'acqua.

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