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6/10

Soap opera regia di Alessandro Genovesi

Commedia
recensione di Fabio Secchi Frau

  Dopo la morte di uno dei condomini, si seguono le vite degli abitanti di un vecchio palazzo. C'è Francesco, che è ancora innamorato dell'ex Anna, ma lei è incinta di un altro uomo e, oltretutto, deve vedersela con l'arrivo in casa di Paolo, presto neo-papà che, però, è assalito dai dubbi in merito alla sua sessualità. C'è l'attrice televisiva Alice piena di passione per un attempato vicino carabiniere. Ci sono i gemelli Gianni e Mario, l'uno costretto ad accudire l'altro in sedia a rotelle come fosse Baby Jane con la sorella... Un umanità che, però, andrà incontro a una notte che cambierà drasticamente le loro vite.

 

   Alessandro Genovesi potrebbe essere un maestro del linguaggio cinematografico italiano e dell’umorismo.

  Potrebbe… ma non viene supportato da buone sceneggiature per esserlo.

  Dopo la morte di uno degli inquilini di un vecchio palazzo, l’universo condominiale sembra l’occasione improvvisa e ideale per scrutare le reazioni umane. Ci si appresta a entrare in possesso di alcuni personaggi che hanno del forte potenziale comico: dalla ricca attrice, al Carabiniere sul quale grava la paura del disonore e due gemelli che si fanno i più svariati dispetti… Sfrontati, impiccioni, onnipresenti, i vicini potrebbero essere determinati per la buona riuscita della pellicola.

  Purtroppo così non è, malgrado Soap Opera si riveli essere, per certi aspetti, una vera e propria descrizione di una microcomunità strutturatissima, soffocante e sfrenatamente autarchica. Una vera prigione dalla quale le possibilità di evasione si assottigliano sempre di più e che, quindi, non farebbe mancare i momenti esilaranti… che si aspettano ma, non arrivano.

  Analizzando l’aspetto scenografico, fotografico e “costumistico” ci si esalta ma, con uno script del genere è difficile sbloccarsi e procedere in avanti con naturalezza nella visione.

  Peccato.

  Peccato perché su Soap Opera aleggia l’idea di quella ingegnosa, strepitosa e grottesca commedia umana da fuoriclasse che sarebbe potuta essere. Fra il surrealismo e Balzac, a tratti disturbante, di indubbio valore per certi suoi elementi, e con un maggiore senso per l’umorismo nero combinato a un linguaggio più curato, ci saremmo potuti trovare davanti al corrispettivo italiano di Wes Anderson.

  Occasione sfumata. Si rimane con un sorriso tirato e beffardo sul volto ma, niente più di questo.

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