V Video

R Recensione

8/10

La citta' ideale regia di Luigi Lo Cascio

Drammatico
recensione di Valentina Russo

Michele Grassadonia è un architetto di origini siciliane che da tempo vive a Siena, una città  ideale per lui che è un fervente ecologista. La sua vita scorre serena e tranquilla fino a quando una sera, per una serie di sfortunate coincidenze, viene inconsapevolmente accusato di aver investito un uomo. Da allora Michele si troverà  risucchiato da un vortice di giustizia e casualità  apparentemente senza via di uscita.

Quante volte, nella vita di tutti i giorni, pensiamo che certe cose non ci possano capitare se teniamo un comportamento corretto? Ognuno avrà  creduto almeno una volta che gli eventi negativi siano la conseguenza automatica di un'azione riprovevole o errata. E' qui però che si inserisce il fattore della casualità , quell'entità  superiore che dispensa disgrazie anche a chi non se le cerca. Proprio su questo punto si basa l'opera prima di Luigi Lo Cascio, il quale riflette (e fa riflettere) su quello che è da sempre uno dei temi più discussi della letteratura e della filosofia. Anche Woody Allen vi si è avvicinato nel 2005 col suo Match point ma in modo opposto rispetto a Lo Cascio: il protagonista del film di Allen infatti, pur essendo un personaggio negativo, viene aiutato e premiato dal caso; viceversa Michele Grassadonia, nonostante la sua rettitudine morale, è perseguitato da una sorte ostile. Inoltre ne La città  ideale la casualità  avversa degli accadimenti è strettamente legata ad un forte senso di ingiustizia, rappresentato paradossalmente proprio dal sistema giudiziario. Il protagonista, dinanzi alle autorità , tenta di difendersi dall'accusa di omicidio colposo con la stessa purezza di un bambino che non viene creduto anche se dice la verità . Quello che è un banale incidente finisce così per distruggere il suo piccolo mondo ideale dalle sfumature infantili e lo trasforma all'improvviso in un tunnel opprimente, visivamente reso da inquadrature sempre più pressanti sul personaggio di Michele. Grazie a questi sempre più fitti primi piani, lo spettatore si immedesima completamente nella tensione del protagonista che sfocia in un finale aperto dove la morale della storia è appena suggerita dalla domanda "comportarsi bene paga sempre?". La trattazione di temi profondi e impegnati non impedisce però a Lo Cascio di creare alcune sequenze dall'alto contenuto ironico, come quelle che vedono protagonista Aida Burruano, madre del regista sia nella realtà  che nella finzione, qui alla sua prima e sbalorditiva prova da attrice. In generale comunque, la buona qualità  della recitazione interessa tutto il cast e in modo particolare lo stesso Lo Cascio che si rivela così molto abile sia davanti che dietro la macchina da presa.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 4 voti.

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

misterlonely (ha votato 8 questo film) alle 21:42 del 10 maggio 2013 ha scritto:

Un film dal valore indiscutibile. La sceneggiatura scritta da Lo Cascio è di altissimo livello, senz'altro tra i migliori dialoghi che si siano visti nel cinema italiano da anni a questa parte. Colpiscono poi alcune scelte coraggiose come la durissima critica ai metodi aggressivi e discriminatori di "certa" polizia, come anche lo spaccato crudo e spietato di una società che allontana i propri figli senza ascoltare spiegazioni. Più che l'analogia con Match Point io ci vedrei più facilmente un A Serious Man, che con il film di Lo Cascio condivide lo spirito e, secondo me, anche il contenuto intrinseco.

valens89, autore, (ha votato 8 questo film) alle 14:30 del 11 maggio 2013 ha scritto:

Certo, ma dipende da che punto di vista lo vedi! A me ha colpito molto l'aspetto della casualità e di conseguenza è quello che ho esaltato nella recensione, da qui l'analogia (che poi "analogia" non è!) con "Match point" di Allen.

Alessio Colangelo (ha votato 6 questo film) alle 19:39 del 12 agosto 2013 ha scritto:

Il film non mi ha entusiasmato. Un leit motiv vagamente kafkiano che risulta poco indagato e non regge una regia forse un po' troppo concentrata sull'aspetto recitativo. La vicenda della ragazza è completamente inutile.