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5/10

Woody Allen. A Documentary regia di Robert B. Weide

Documentario
recensione di Giulia Bramati

 La lunga e prolifica carriera di Woody Allen viene celebrata in un documentario, che ripercorre le fasi principali della sua vita.

Il regista americano più amato e celebrato dal Festival di Cannes diviene il soggetto per un documentario diretto da Robert Weide. Woody Allen è un regista che attrae gli spettatori, i quali “si relazionano a lui in modo personale” - come ha spiegato Weide, presente in sala durante la proiezione del suo documentario nella sezione Cannes Classics. E così ha deciso di portare sullo schermo la sua personale percezione di Woody Allen, raccogliendo interviste, spezzoni di film e riprese del regista sul set.

Il risultato è un piacevole viaggio nella movimentata vita del regista newyorkese, che ha inizio dalle sue foto d'infanzia: il piccolo Allan Konigsberg – questo è il vero nome di Allen – era già particolare da bambino, da quanto di evince dalle confessioni della sorella e della tata; da adolescente, iniziò a scrivere divertenti articoli per vari giornali, che lo portarono presto sulla strada del cinema. Il documentario percorre tutte le fasi della sua vita, dalla realizzazione del suo primo film, al successo, allo scandalo del suo ultimo matrimonio con la figlia di Mia Farrow (“Sembra che tutti abbiamo un'opinione sulla mia vita”, ironizza Allen durante un'intervista. Weide racconta la storia di Allen in modo semplice e coerente, ma non offre una visione completa della sua cinematografia: dopo essersi soffermato sugli esordi nella stand-up comedy, Weide non approfondisce né i frequenti cambi di stile del regista, né i suoi riferimenti cinematografici e letterari; si limita a vaghe menzioni, quali la passione per i fratelli Marx e Fellini.

Va detto, però, che il documentario ha risentito di numerosi tagli: la versione in dvd sarà infatti più lunga di 120 minuti rispetto alla versione mostrata a Cannes: la speranza, dunque, è quella di poter vedere un documentario più completo e meglio strutturato. Interessante è l'inizio del film, realizzato in perfetto stile alleniano: una musica jazz accompagna varie immagini di strade di New York, su cui sono sovrapposti i classici titoli di testa usati da Allen. Tra i numerosi intervistati, Martin Scorsese esprime la sua stima nei confronti del talentuoso collega; Larry Davis confessa di aver sempre voluto lavorare con lui; Diane Keaton parla della loro relazione e della loro collaborazione sul set; Scarlett Johansson ricorda l'estate in cui venne girato “Match Point”.

Il documentario è ricco di interviste a Woody Allen stesso, il quale spiega le fasi del suo lavoro: dalla scrittura, eseguita rigorosamente con la macchina da scrivere, alla lavorazione sul set – il documentario mostra scene di Allen al lavoro sul set di “Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni” - e infine alla promozione dei film presso eventi come il Festival di Cannes. E a questo proposito Weide onora il Festival, inserendo immagini di Allen sulla Montée de Marches delle precedenti edizioni del concorso, con “Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni” e “Midnight in Paris”. “Woody Allen: a documentary” ha colmato la grande assenza del regista alla sessantacinquesima edizione del Festival, che speriamo di rivedere il prossimo anno con una nuova pellicola.

 

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