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8/10

La Grande Scommessa regia di Adam McKay

Drammatico
recensione di Gabriella Massimi

Quando quattro outsider esperti si accorgono di ciò che le grandi banche, i media e le autorità di regolamentazione del governo si rifiutano di vedere - l'imminente crisi economica globale - decidono di fare La Grande Scommessa. I loro coraggiosi investimenti li conducono negli oscuri meandri della moderna industria bancaria portandoli a mettere in discussione tutto e tutti. Il film è basato sul best seller di Micheal Lewis e ispirato ad una storia vera.

L’ultima pellicola del regista Adam McKay si ispira a fatti realmente accaduti che hanno visto 4 outsider esperti in finanza ritrovarsi a intraprendere una strada pericolosa e tortuosa; una strada che si regge su una scommessa; una scommessa che, se persa, li porterebbe tutti e 4 alla rovina più totale.

I 4 scommettitori altri non sono che Christian Bale, Steve Carrell, Ryan Gosling e Brad Pitt.

Nessuno in particolare spicca sugli altri tre, ma personalmente ritengo che la migliore tra le quattro interpretazioni sia quella di Christian Bale, nei panni di Micheal Burry, il classico maniaco di finanza che per primo intuì cosa stava succedendo all’interno del mercato immobiliare statunitense

Non sarei onesta se dicessi che il film di McKay è un brutto film: assorbe l’attenzione dello spettatore per tutta la sua durata e in un modo o nell’altro riesce a farsi capire.

L’argomento rimane comunque difficile e ostico, sono certa che una buona parte del pubblico non riesca a cogliere il senso e il significato di tutti i termini e gli argomenti della profonda finanza, che sono trattati.

Sono carine le scenette esterne alla trama, usate per cercare di indottrinare lo spettatore su argomentazioni tanto dettagliate, ma sinceramente, non posso dire di essere uscita dalla sala con le idee perfettamente chiare su tutto quello che portò allo scoppio della famosa crisi del 2007-2008.

Potrebbe essere comunque che tutto ciò sia voluto, che lo spettatore medio non capisca perfettamente tutto quello che gli viene detto, tutte le parole e i termini che vengono usati e  probabilmente questo alone di “ignoranza” che aleggia nella sala piace anche un pochino.

Del resto ci piacciono così tanto quei telefilm sui dottori che curano malattie rare di cui non ricordiamo nemmeno un nome e qui non è forse la stessa cosa? Solo che al posto delle malattie rare e delle parolone impronunziabili si parla di mutui subprime, credit default swap, CDO  e CDO sintetici (forse questi ultimi sono gli unici di cui ho capito il significato).

È un film interessante che può illuminare i giovani, ma non solo, su un’avvenimento che ha fatto la storia del nostro paese.

Unica pecca che però non riesco a trattenermi dal dire è lo scimmiottamento che trapela, in alcune sequenze, del film di Martin Scorsese che nel 2013 cercò di illuminare il pubblico cinematografico su un altro difficile tema che ha fatto la storia dell’economia di tutto il mondo: il pianeta dei broker e delle azioni; sto parlando ovviamente di The Wolf of Wall Street, ma questa è un’altra storia e un altro universo economico.

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