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7/10

My name is joe regia di Ken Loach

Drammatico
recensione di Giovanni Firrincieli

Joe, ex alcolizzato e disoccupato, si innamora di un'assistente sociale. Ma proprio quando tutto scorre per il meglio, i fantasmi del passato ritornano e bussano alla sua porta.

Il film si apre con una riunione di alcolisti anonimi e ci presenta subito il protagonista: Joe; come dice lui stesso, questo nome è l'unica cosa che gli è rimasta. Egli, ex alcolista e disoccupato, vive con i pochi soldi dell'assistenza sociale e con lavoretti saltuari. Ma, nonostante si trovi in una pessima condizione economica, si presta ad aiutare la famiglia di un giocatore, ex tossicodipendente, della squadra di calcio che allena. Proprio grazie a questa famiglia conosce Sara, un'assistente sociale, la quale, impressionata dall'altruismo e anche dal temperamento di Joe, cede alle avance di quest'ultimo. I due intraprendono una relazione, malgrado la notevole differenza sociale che può sussistere tra un proletario e una donna appartenente a un ceto borghese. Il rapporto che si genera diventa simile a quell'amore innocente e puro che si prova quando ci si innamora per la prima volta. Joe, dopo una vita travagliata e piena di delusioni, intravede un barlume di felicità. Ma come tutti i momenti felici questo dura poco. Si vede costretto a trasportare della droga per un boss della zona affinchè possa estinguere il debito che ha precedentemente accumulato il suo amico e giocatore. Sara, scoprendo ciò che fa Joe, lo lascia. Di conseguenza lui, pieno d'ira, abbandona quegli affari malavitosi e lascia nei guai il suo amico/giocatore che si suicida davanti a Joe, che in quel momento era ubriaco e disperato a causa dell'unica donna che finora lo avesse amato. Il film si conclude con il funerale e un'ultima inquadratura con loro due, Joe e Sara, che si riavvicinano, con un finale che ci indica una possibile riappacificazione. My name is Joe è girato con uno stile documentaristico, con pochissimi primi piani e molti campi medi. Documentaristico perchè Ken Loach tenta di denunciare i problemi del mondo proletario dell'Inghilterra e, nonostante siano passati tanti anni dal 98', tutt'oggi la situazione non sembra essere migliorata, anzi. Una piccola nota: l'ultimo film di Loach, "La parte degli angeli", sembrerebbe quasi uno spin-off dell'amico di Joe, morto suicida, ma in una rivisitazione decisamente più ottimistica.

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Faria 7/10

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