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7/10

Child 44 - Il Bambino Numero 44 regia di Daniel Espinosa

Thriller
recensione di Gabriella Massimi

Child 44 - Il bambino numero 44 è un thriller incentrato sulla misteriosa figura di un serial killer attivo nel Russia Sovietica del 1953. Racconta la crisi di coscienza di un agente dell'MGB, Leo Demidov, che si ritrova a perdere prestigio, potere e la propria casa quando si rifiuta di denunciare sua moglie Raisa , rea di essere una traditrice del regime. Esiliati da Mosca i due si alleano con il generale Nesterov per risalire all'identità del terribile serial killer, predatore di ragazzini.

"Tu sarai Leo. Come un Leone"

Con questa frase prende vita il protagonista dell'ultimo film di Daniel Espinosa, "Child 44 - Il Bambino Numero 44", un thriller a sfondo politico ambientato nella Russia sovietica degli anni '50.

Tratto dall'omonimo best seller di Tom Rob Smith, il film di Espinosa, ben interpretato da Tom Hardy e Noomi Rapace, si addentra in una trama che tocca diversi fil rouge che si intrecciano nel corso dei 137 minuti portando lo spettatore a lottare nel fango con il bravo Leo per fermare la violenza più assoluta che un uomo possa fare: torturare e uccidere dei bambini; peraltro in un paese dove l'omicidio è stato bandito, poiché reputato un crimine che non si può commettere in Paradiso.

Il regista non ci porta subito nel vivo della trama, inizialmente quello che risulta poi essere il filo centrale, rimane nascosto, non si fa seguire, ma c'è, e parallelamente segue ogni personaggio della vicenda.

Sicuramente uno dei temi maggiormente affrontati rimane quello politico: la Russia sovietica di quegli anni non si poteva di certo considerare un luogo dove poter trascorrere una vita tranquilla, soprattutto se decidevi di intraprendere la carriera di spia, come appunto decide la bella Raisa ( ma lo è davvero? Io non l'ho capito). Peggio ancora ti vanno le cose se tu spia, hai come marito il Leone, Leo Demidov, investigatore dell' MGB, il servizio di sicurezza nazionale dello stato.

E quando le cose non potrebbero che andare peggio di così, per riscattarsi e anche magari per non pensare a che vita miserabile ti sia toccata per "amore" , ecco che il filo rosso del vero cattivo della vicenda inizia ad avvicinarsi e la tentazione di lottare per la giustizia è troppo forte per sfuggirgli.

Buone sono le intenzioni interpretative dei due attori protagonisti, probabilmente mal supportati da una sceneggiatura un po' fiacca e tirata un filo per le lunghe.

A mio parere era evitabile la declinazione russa dei dialoghi originali inglesi, tanto stanno parlando in inglese; a meno che la cosa non venga replicata nel doppiato saranno in pochi quelli a dover sentire Tom Hardy parlare come un qualunque signor Dmitrij appena sbarcato a New York.

La pellicola è in ogni caso valida, non annoia e rende partecipe lo spettatore, tutto ciò ovviamente nel calderone dei film classificabili nel genere guerra-comunismo/nazismo-thriller-poliziesco.

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