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7/10

Resta Anche Domani regia di R.J. Cutler

Drammatico
recensione di Gabriella Massimi

Mia Hall (Moretz) pensava che la scelta più difficile da affrontare sarebbe stata quella tra il perseguire i suoi sogni musicali alla Juilliard, o seguire un percorso diverso per rimanere al fianco dell'amore della sua vita, Adam (Blackley). Ma quel che sembrava essere il ritratto di una famiglia spensierata, in un istante cambia totalmente: e ora la sua vita è in bilico tra la vita e la morte. In seguito ad un evento cruciale, Mia dovrà prendere una sola decisione che non sarà determinante solo per il suo futuro, ma per il suo stesso destino.

Se per caso qualcuno si fosse trovato all'uscita del cinema Apollo a Milano la sera di mercoledì 10 settembre, in mezzo a volti felici e magari anche soddisfatti per il film appena visto, avrebbe potuto notare altri volti tristi, stremati, con gli occhi gonfi di pianto. Quelli erano di sicuro i volti dei giornalisti appena usciti dall'anteprima stampa dell'ultima, nonché prima, pellicola del regista e produttore R.J. Cutler.

E' con Resta anche domani che Cutler debutta sul palco della fiction cinematografica; fino ad oggi infatti era conosciuto per i suoi documentari, alcuni dei quali hanno anche ottenuto importanti riconoscimenti, come il Best Documentary of the Year dalla National Board of Review.

Alla base della pellicola si trova un libro che ha appassionato lettori di ogni età di tutto il mondo: il romanzo "If I Stay" di Gayle Forman. Non conosco il libro, non l'ho mai letto e sinceramente non ne avevo nemmeno mai sentito parlare, ma la ragazzina seduta dietro di me in sala ne possedeva una copia e vi assicuro che se l'è tenuta stretta al petto per tutti i 106 minuti di proiezione.

Ammetto che se avessi avuto anche io qualcosa da stringere, qualcosa cui aggrapparmi per non sprofondare nel più totale struggimento, l'avrei tenuta ben stretta. La tragedia messa in scena è totale, continua, inarrestabile, forse un po' esagerata.

L'unico elemento che ci può aiutare a distogliere un po' l'attenzione da cotanta drammaticità è la musica.

La musica è il tessuto connettivo che unisce tra di loro tutti i personaggi, ma tra le melodie che il nostro orecchio coglie una sola domina su tutte: la musica classica che fuoriesce dalle corde del violoncello di Mia (Chloe Grace Moretz).

Mia è la classica ragazza dolce e insicura, nata in una famiglia diversa da lei, vive per suonare il violoncello, fa domanda di ammissione alla Juilliard e si fidanza, lei stessa stenta a crederci, col ragazzo più bello, simpatico e amorevole di tutta la scuola.

Ma questa apparente felicità si frantuma in tanti piccoli pezzi che a mano a mano sfuggono dal suo controllo, complice un brutto incidente stradale.

Caduta in coma e costretta quindi in un letto di ospedale, Mia vaga con la mente e con il corpo nei corridoi della clinica, condividendo il dolore di parenti e amici piangenti ai piedi del suo letto.

Ogni persona, ogni parola e ogni gesto la portano a ricordare e rivivere, grazie a dei flashback, la sua esistenza costringendola così a valutare quanto valga la pena lottare per sopravvivere.

Un film quindi che non te la fa passare liscia, che ti costringe a partecipare attivamente e con tutte le lacrime che i tuoi occhi riescono a produrre.

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