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7/10

Ci Vediamo Domani regia di Andrea Zaccariello

Commedia
recensione di Gianluca Bonanno

Marcello, dopo una separazione ed un fallimento aziendale, riesce ad ottenere un prestito ipotecando la casa della nonna per aprire un agenzia di pompe funebri nel paese anagraficamente più vecchio d'Italia. Ma la morte non sembra rientrare nei piani di questi ultraottuagenari impegnati in un'esistenza salubre e laboriosa.

Ci vediamo domani è una commedia nera che sorprende nella rappresentazione di un'Italia critica ben delineata nelle sue figure (traslocatori orientali, badanti transilvane, prostitute subsariane) e nei suoi leitmotiv (la cucina moderna, il vento di moralità). Marcello (Enrico Brignano) è un suo abitante tipico: quarantenne, divorziato, squattrinato ed incapace di reinventarsi. Un occasione razionalmente impeccabile gli viene incontro: in un paesino pugliese la popolazione supera in buona percentuale i novant'anni ed è sprovvista di pompe funebri. Ipotecando la casa della nonna riesce ad aprirne una nel western del piccolo centro del suditalia (opposto al western egoista e rapace della metropoli). Qui si scontra con una realtà ancora una volta impossibile (niente luce, niente riscaldamento, niente onde elettromagnetiche) ma che non permette di fermarsi a riflessioni e rimpianti neanche in tarda età, poichè priva di ogni facilitazione tecnologica. L'agenzia funebre è ospite della stalla di Mario Palagonia (Burt Young), veterano della seconda guerra mondiale, impegnato con gli altri "immortali" nel proseguire i propri riti e liturgie legati alla sopravvivenza in perfetta continuità con un passato ancestrale senza porsi domande e valutare alternative.

L'idillio pugliese prima apre ad una parentesi comica di poca resa (i vecchi non muoiono, Marcello cerca di accelerare i ritmi naturali sempre a suo discapito) per schiudersi poi in un clima surreale, dove la morte è intimamente connessa alla vita, o perlomeno i suoi simboli e tracce rinvengono in essa (il sesso nella bara ed il feticismo del poliziotto per i sacchi per cadaveri). Enrico Brignano ha sul volto e nei modi un fantasma di incertezza esistenzialista, che rende la pellicola qualcosa di più di una cinica commedia nera. Negli ultimi venti minuti la narrazione vira pesantemente nel melò, che pur nei suoi eccessi (la mdp che lascia Marcello piangente sui sacchi neri della polizia mortuaria, alzandosi in aria) convince, e rimane la parte di maggior interesse. L'America della guerra mondiale e del viaggio riallacciano il sud alla grande storia.

La crisi capitalista è per Zaccariello in grado di sfilacciare il tessuto sociale della metropoli che però ha bisogno dell'Italia pre-boom e della sua atavica fragilità per recuperare una dimensione vivibile. L'anziano, ultimo serbatoio di questa memoria, viene quindi ribaltato da figura d'intralcio a traghettatore, il ruolo di Palagonia riporta l'incertezza a carattere irriducibile del genere umano. L'episodio della lettera non recapitata all'amante della vita diviene monito della condizione umana in bilico fra sicurezza tecnica-logica e l'eventualità del malfunzionamento, figura dell'impotenza dell'uomo rispetto ai suoi mezzi.

 

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