R Recensione

1/10

I Soliti Idioti regia di Enrico Lando

Commedia
recensione di Antonio Falcone

Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli al loro esordio sul grande schermo, dopo i successi televisivi su Mtv, nel tentativo di raccontare in maniera più corposa e corale pregi e difetti dell'Italia di oggi.

Oggetto di dotte disquisizioni sociologiche già a poche ore dal debutto sul grande schermo, concretizzatesi di giorno in giorno nella costante ricerca di un qualcosa di valido che potesse giustificare il gran botto al botteghino,  I soliti idioti appare sin dai primi minuti trasportato di peso sul grande schermo, senza mediazione stilistica alcuna, tanto di sceneggiatura (Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Martino Ferro)  che di regia (Enrico Lando), rispetto a quanto sinora andato in onda, con più efficacia, sull’emittente musicale Mtv.

Mandelli e Biggio si prodigano infatti nel tentativo, vano ma con uno sforzo tale da sfiorare la recidività, di conferire una connotazione corale alla pellicola, moltiplicandosi, come e più degli evangelici pani e pesci, nei vari personaggi (la coppia gay “normalizzata” in attesa di un figlio, la famigliola borghese altolocata con i suoi bei pregiudizi pronti alla bisogna, un pony express che tenta invano di spedire un pacco trovandosi davanti sempre la stessa impiegata), cedendo infine le armi, col noto duo padre-figlio a dominare inevitabilmente la scena.

Nel susseguirsi scomposto e sussultorio dei vari sketch, altra definizione gentile non è possibile, con i tempi comici che nel frattempo sono andati a farsi benedire, l’episodio dell’imprenditore romano Ruggero, furbetto del quartierino con voglia di “cummenda”, intento a  mettere in campo una particolare educazione sentimentale nei confronti del figlio Gianluca, romantico sognatore prossimo al matrimonio, cercando di plasmarlo a sua immagine e somiglianza, appare infatti come il più indovinato, nel complesso, senza mai però riuscire ad elevare il grottesco e il demenziale a vera e propria satira di costume, fermandosi ad una  farsa semplicemente sguaiata “e più non dimandare”.

Lasciando da parte I mostri, insieme caustica satira al limite del cinismo su tutte le “mostruosità” proprie della società italiana degli anni Sessanta, ed operazione antropologica dai toni quasi lombrosiani,  il cui unico punto di contatto potrebbe essere la struttura episodica dall’andamento variabile, certo meno raffazzonata, nel tentare un collegamento nobile con la vera commedia al’italiana, restando in casa Risi, opterei per Il sorpasso.

A parte l’andamento on the road con spider, appare evidente come Ruggero ricordi Bruno – Gassman, anche nel romanesco un po’ artificioso,  rappresentante dell’ Italia in piena euforia da boom economico, archetipo, appunto, di tanti odierni cialtroni, smargiasso, esibizionista ed irresponsabile, che vede il giovane Roberto- Trintignant, insicuro ed impacciato, come un perdente in partenza, in una società che già punta sull’apparenza e guarda con diffidenza al “diverso”.

Se però l’opera di Risi suona  ancora come un apologo metaforico e lungimirante, Mandelli e Biggio non riescono  ad andare oltre un’amara constatazione, dai toni spesso assolutori, compiaciuti e compiacenti, di un’ involutiva evoluzione, sottolineando, consapevolmente o meno, il vuoto intorno a farsi come unico punto di contatto cinema-realtà: non è un complimento, ma una triste e personale considerazione che mi son sforzato di far venire fuori come finale di questa riflessione.

V Voti

Voto degli utenti: 4,3/10 in media su 3 voti.
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alexmn 1/10
B-B-B 5/10

C Commenti

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alexmn (ha votato 1 questo film) alle 0:41 del 22 novembre 2011 ha scritto:

il piattume recitativo, registico e di scrittura di questo film è un inquietante specchio dell'attuale situazione del nostro cinema 'mainstream'...che se non fa ridere, non funziona. macchiette pseudo comiche (spesso) di derivazione beceramente televisiva. quello che più fa specie è che non siano i soliti (idioti) desica-vanzina-boldi-neriparenti&company, ma dei giovani. se questo è il futuro della commedia, siamo messi malissimo. che poi ogni tanto a sproposito si parla di commedia all'italiana...quello che si vede sugli schermi adesso non è nemmeno un lontanissimo parente, neanche un conoscente. storie talmente banali, stupide, fuori dal tempo presente (a differenza della vera Commedia all'italiana), personaggi stucchevoli-triti-e-ritriti tanto che ambientarle a milano oggi o in uzbekistan tra 10 anni le sceneggiature non cambierebbero di una virgola. tristezza infinita. per fortuna che qualcuno (vd scialla) ci prova a far qualcosa di diverso...che il box office premi questi esempi di valore e non sempre i soliti idioti.

Suicida (ha votato 7 questo film) alle 12:21 del 24 novembre 2011 ha scritto:

Immagino i criticoni tutti rigidi in poltrona con la faccia contrita e il secchiello per il vomito pronto, che si impongono la visione coatta sdegnanti ad ogni minima battuta. Ma fatevela una risata ogni tanto anzichè cercare sempre l' analisi intellettuale anche di un film che tutto fà tranne volersi focalizzare su qualche importante tematica sociale! Analisi della recitazione? Regia? Scrittura? Vabbè allora analizziamo anche la fotografia che ho trovato un pò sottotono! E' solo una serie di sketch dilatati per l'adattamento cinematrografico e che si è cercato di tenere uniti tramite una trama semplice e diretta. Un film "popopopo de merda" che a mio avviso tiene botta per tutta la sua durata e fa divertire in modo easy e senza pretese.

alexmn (ha votato 1 questo film) alle 13:19 del 24 novembre 2011 ha scritto:

mi guardo checco zalone, tecnicamente per nulla eccelso, e rido. anche tanto, soprattutto con il primo.

questo film, per me, è una zozzeria. meglio boldi e le sue scope nel sedere che questo pasticciaccio brutto.

massi...facciamoci andare bene queste schifezze, facciamo i soliti italiani che s'accontentano di ridere (male) con poco. massi...tanto chissene. mi sembra la filosofia giusta.

e intanto nel resto del mondo si fanno film che fanno ridere tanto e sono pure fatti bene. ma noi no, accontentiamoci di questo.

poi magari tra un paio d'anni facciamo anche il solito revisionismo e rivalutiamo questo 'film' come un buon esempio di commedia popolare, magari aggiungiamoci anche la qualifica 'all'italiana' così la diciamo proprio grossa.

ps: e poi per quale motivo non si può analizzare la fotografia di una commedia

Antonio Falcone, autore, alle 16:05 del 24 novembre 2011 ha scritto:

Per quanto mi riguarda,in quanto autore della recensione, nessuna faccia contrita,niente secchiello per il vomito e tanto meno visione imposta: ho sempre visto ogni tipo di film, volontariamente e in totale serenità di giudizio, basandomi essenzialmente su una mia personale visione estetica, come tale, ovviamente, opinabile: nella sala a vedere il film in questione siamo rimasti in 3 persone dalle iniziali 20-25 (cinema di paese, ore 18:00)e nessuno si è sbellicato dalle risate, anzi... Se poi siamo arrivati alla "grande omologazione" cinematografica all'insegna del "va tutto bene purchè si rida",senza colpo ferire,e dobbiamo mandar giù di tutto perchè così deve essere...

Suicida (ha votato 7 questo film) alle 19:48 del 24 novembre 2011 ha scritto:

Non ho detto che deve per forza piacervi o che debba necessariamente farvi ridere, ma solo che ogni film va inteso per quello che è e pretendere la nuova commedia italiana da due macchiette uscite fuori fortunosamente da mtv è ovviamente paradossale. Non penso proprio che un film del genere sarà ricordato nei prossimi anni e mi farebbe paura anche solo annoverarlo come esempio di cinema italiano (che è comunque pessimo anche in altri generi). Ma di certo non è boicottando film del genere che si alza il livello qualitativo dell' utenza media e conseguentemente dell' offerta. Non avendo aspettative non mi ha deluso e questo non significa accontentarsi al mio paese (non vedrei un film di Boldi & co. al cinema neanche se mi pagassero..).