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8/10

Ultrà regia di Ricky Tognazzi

Sport
recensione di Enzo Barbato

Una storia disperata che vede protagonisti gli "hooligans" nostrani. Dai problemi della periferia ad amori contrastati, dalle esperienze crude alla violenza gratuita. Tutto in nome del dio pallone e dei colori sociali di una fede...

Come si fa a rendere due o più uomini concordi e in perfetta sintonia? Basta parlare di fica.

E a renderli discordi e in perfetto contrasto con la possibilità di diventare anche potenziali assassini? Basta parlare di calcio o politica.

Si può arrivare a commettere una follia per una sfera di cuoio? Si può diventare pazzi per un’ora e mezzo escluso recupero e intervallo per poi tornare ad una vita più o meno normale? Purtroppo l’ignoranza ottusa dell’uomo ci arriva e va anche oltre e quindi è preferibile farsi un segno della croce poco prima di entrare allo stadio e se non si è credenti è sufficiente una rinvigorita allo scroto o entrambi i gesti. Di calcio si può morire. E si può uccidere. Per una partita di calcio. Movente: la differenza tra i colori sociali di una sciarpa (!).

Si può morire con un razzo conficcato in un occhio lanciato dalla curva opposta, falciato a coltellate, condannato al rogo da TUOI simili su una carrozza delle ferrovie statali perché la TUA squadra è stata retrocessa (!!), o cadendo da un treno in corsa nel tentativo di salvarti il culo. Si può morire schiacciati, aggrediti da un plotone di pazzi feroci. E dopo aver perduto la vita per una partita di calcio c'è chi ha il coraggio atroce di ricordarti con coracci da curvaccia beceri e putridi et/aut striscioni ancora peggiori. Io sono uno juventino e ricordo quelli dei MIEI simili che irridevano i disastri aerei di Superga e di Baretti. Gli inviti a guardare quel cimitero tutto bianconero riferito all'Heysel, quelli che se ne fregano se Paparelli sta a Prima Porta parafrasando uno stornello popolare, quelli sui malati di cuore, sulla Tigre Arkan, sugli ebrei nei forni... Assurdo. Abominevole.

Il film di Tognazzi, crudo e coraggioso, dipinge in maniera molto realistica e con un pizzico di romanza che non guasta, il mondo assurdo del tipico fanatico da stadio. All'epoca delle proiezioni in sala, il film venne contestato da molti tifosi romanisti perché giudicato non conforme alla figura dell'ultrà giallorosso. CHE COSA? Io ricordo l'assalto ad una ambulanza che cercava di trasportare un tifoso ferito all'ospedale. Claudio Amendola fu costretto a circolare per un po' sotto protezione perché minacciato da suoi simili, colpevole di aver interpretato un ultrà che in curva ci va armato di coltello. COME? DAVVERO? Io ricordo addirittura delle asce e delle molotov sequestrate all'Olimpico che, in effetti, non sono coltelli. Forse, i tifosi violenti (perché non sono tutti violenti, grazie al cielo) della Roma dimenticano le loro prodezze. Così quelli delle altre squadre italiane perché in ogni tifoseria c'è la frangia violenta. Chi più, chi meno.

Gli ultrà del film, quelli della “Brigata Veleno”, un nome che dice tutto, vivono di solo calcio. Vivono per la Roma. Venderebbero famiglie per una partita della ”Magggica”. Pensano a lei in galera e oltre le sbarre non importa sapere come stiano i familiari in attesa della sospirata scarcerazione. Devono stringere una maglietta giallorossa, sentirne l’odore, specie se è stata consegnata da Falcao dopo un derby. Si preoccupano di aver saltato delle trasferte, si inorgogliscono per aver sfondato delle auto, provocato arresti, contusi, feriti. Si vantano di entrare senza biglietto e raggiungono le città della squadra ospitante al solo scopo di scontrarsi con la tifoseria avversaria e rendere inagibile il treno speciale che li traghetta sul campo di battaglia. Si arriva anche a sottolineare la bramosia di mettere a ferro e fuoco la città tracciando un sonetto in vettura. Poi se c’è un goal negato a Turone come pretesto per scatenare un odio sanguinario si è tutti d’accordo. Fino a quando nella confusione spunta un coltello che dovrebbe placare l’ira di un bianconero e colpisce invece lo stomaco di un giallorosso accorso in aiuto. Che si fa in tal caso? E qui si evidenzia l’ottusità del tifoso violento in generale. La metafora criminale. Sfruttare l’occasione per fomentare scontri ancora più feroci, anche se si tratta di un amico ucciso per sbaglio. Un amico morto vale molto meno di una fede calcistica.

Bravissimi tutti gli attori, forse troppo veri. Amendola, Memphis, Tognazzi fratello minore, Vidale, De Nicola, Morrone… Veramente bella la colonna sonora di Antonello Venditti.

  Io sono uno juventino. E del goal negato a Turone non me ne frega un cazzo. Che la Juventus abbia 29 o 27 scudetti non favorisce il mio fabbisogno nutritivo né incrementa il mio conto in banca. Mi fa piacere se vince e mi solletica per cinque secondi i fasci muscolari in caso di sconfitta. Di fanatici come quelli descritti nel film ce ne sono. Alcuni li conosco e sinceramente mi fanno riflettere sulla loro pericolosità e altri ancora li ho vissuti. Roma-Juventus, anno imprecisato per amnesia. 0-1, grazie ad una punizione di Zidane che decreta la vittoria della Juventrus e la condanna a morte dei suoi seguaci. Dal girone di belve impazzite e dalla morte sicura mi separava una possente grata divisoria in ferro. Ero nei distinti riservati agli ospiti, nei corridoi per l’afflusso agli spalti, al riparo da bottiglie di vetro, fibbie e accendini vomitati a fine partita dai perdenti imbufaliti. Giurai che non sarei più andato a scaldare le gradinate dell’Olimpico. Poi ho amici romanisti ma moderati che mi fanno divertire per le battute sul campionato che si protraggono puntualmente fino all’inizio della partita successiva. Ci sarà una soluzione pacifica?   Voglio dedicare questa recensione alla storia che più mi ha commosso. Antonio De Falchi, tifoso della Roma, 18 anni, va a San Siro per seguire la squadra contro il Milan. È il 4 giugno del 1989. Antonio ha la sciarpa nascosta nel giubbotto al fine di evitare scontri. Viene fermato da alcuni milanisti che gli chiedono una sigaretta e l’ora. L’accento romano è la scintilla che fa sbucare un altro gruppo di ultrà rossoneri intenzionati a nulla di buono. Antonio prova a scappare ma il cuore lo aiuta poco. Cade, viene raggiunto e massacrato a calci e pugni. Erano in TRENTA contro UNO!

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