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R Recensione

7/10

Io La Conoscevo Bene regia di Antonio Pietrangeli

Drammatico
recensione di Claudia Mastro

Adriana Astarelli (Stefania Sandrelli), giovane estetista in cerca di fortuna, passa dalla toscana a Roma, con la speranza che i personaggi dubbi con cui si è sempre accompagnata migliorino in quel della capitale. Conosciuto un sedicente fotografo (Nino Manfredi, tenuto a briglia corta e a ben donde) inizia la trafila di lavoretti-interviste, ma sono una più squallida dell'altra: presso il giornale "weekend" non fa altro che buttare soldi, e il cinegiornale girato durante una festa romana di rara cattiveria, diviene solo vittima di un montaggio feroce - e mai spiegato - .

Anche i lavori che riesce a trovare non sono da meglio: pubblicità per scarpe, modella, si paventa dopo un aborto persino la possibilità di una carriera da "accompagnatrice", ma Adriana è irremovibile: ha avuto tante storie si, non sa neanche chi potrebbe essere il padre del non-nascituro,  ma sempre e solo per Amore. Una visita dai suoi, alcune conoscenze con uomini che non la preferiscono mai ad altre e l'ennesima festa finita da sola buttano in lei il seme dell inutilità fino alla conclusione che la musica- sua unica passione, amica e terapia- è davvero finita.

 

Tantissime scene sicuramente successe davvero ai tre sceneggiatori (particolarmente a Scola, che al di là delle accuse di bozzettismo è stato forse lo sceneggiatore e regista che più ha raccontato "i fatti suoi" e nostri al cinema, nda) si uniscono a momenti pseudo onirici ed immaginifici (una su tutte la sfilata d'alta moda durante un match di pugilato) che in mano ad altri che non fossero maccari-pietrangeli-scola sarebbero state prestestuose se non direttamente presuntuose (e vacue, e da spot) ma con loro,  vista forse l'esperienza diretta nel campo di cui si parla (la roma cinematografica e cinematografara, che si parla addosso e che va alle feste delle starlette per 200 grammi d'oro) diventano vere, vive, oltre che girate e pensate - il carrello finale, di grandiosa e orson wellesiana precisione - bene,anzi, magnificamente.

Tutto ciò va aggiunto però ad una storia che non decolla mai, di cui abbiamo il sentore finale gia dal minuto 2, se non dal titolo; ma forse questo era già in conto e nelle idee dei creatori: un semplice aneddoto ripetitivo -pardon, "dettagliato"- su una ragazza che cerca fortuna, a volte sembra che la trovi a volte no: in mano ad altri, come a Germi, sarebbe diventato un racconto morale, ma i nostri tre sembrano più interessati a sviluppare scene a se stanti che a dare un vero giudizio sulla Sandrelli (all'inizio di una lunga carriera da ingenuè ) e persino sui "mostri", volenti o nolenti, che la circondano.

Rimane il dubbio di un film troppo estetico, quasi antesignano di tante opere B, in cui i costumi, la mise en  scene e le musiche di Piccioni sembrano un pò scopiacchiare stesse cose fatte in America in quel momento (anche 5 anni prima), anche se sicuramente in anticipo sulla scena nostrana. Notevole il montaggio di Fraticelli: ne troppo pop, ne troppo statico: vero salvatore della patria.

 

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