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7/10

Go With Me regia di Daniel Alfredson

Thriller
recensione di Claudia Mastro

Giorni nostri: in una piccola comunità del nord-ovest degli Stati Uniti, l'affascinante ma schiva Lilian (Julia Stiles) viene molestata dal misterioso Blackway, ma nessuno sembra poterla o volerla aiutare, a parte l'anziano falegname Les (Anthony Hopkins) e il giovane e balbuziente Nate (Alexander Ludwig): il primo spinto da vendetta, l'altro da semplice bontà d'animo. Riuscirà questo trio malassortito ad attaccare il più temuto “bandito” del luogo? E come?

Buon Thriller boscaiolo lievemente impacciato da una parte iniziale girata in tempo reale di quasi 20 minuti e da qualche dialogo eccessivamente esplicativo delle “manovre” in atto e delle motivazioni dietro esse, ma comunque di buona e accattivante azione.

Ottima anche la descrizione che fa il regista dell' America rurale (e delle aziende di timber, dure come il legno che raccolgono) con dettagli precisi meno votati al cinematografico (c'è anche una Stiles ingrassata parecchio) e più al plausibile.

Per quanto riguarda il cast, se il buffo trio centrale è inossidabile, qualcosa va detto per i comprimari: Ray Liotta come “cattivo” (e che cattivo: spacciatore, picchiatore, protettore, assassino, molestatore ed anche decapitore di gatti) non è molto probabile, ha un fascino da buono innato e un look da “matinèè idol” indifferente a qualsiasi azione o battuta truce che gli si affibbi, nonostante la sua bravura e alcune scelte registiche non male (riprenderlo solo in penombra per la prima parte del film, come in un Siodmak d'annata, è una gran bella mossa.)

Di solito i film commerciali che si comportano da indipendenti, o che omaggiano un pò troppo le loro fonti (in questo caso "Un gelido inverno" con tanto di Lilian che mima la “Rae” di Jennifer Lawrence persino nell'acconciatura) cadono sotto le scure dei troppi echi, ma in questo caso invece  il film ci vince, e raddoppia anche.

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