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6/10

Gli Ultimi Fuochi regia di Elia Kazan

Drammatico
recensione di Claudia Mastro

il portentoso e potentissimo produttore Monroe Stahr (Robert De Niro) è vedovo nonostante la sua giovane età della famosissima attrice Minna Davis, quando pensa di riconoscerla nelle fatteze della bella Kathleen Moore la corteggia serratamente, ma ella è gia promessa ad altri. Tale è il disfacimento che Monnroe verra sollevato da un incarico e tutto fa presagire che non sia l'unico.

Grandissima parata di star di un tempo - sia alla recitazione che alla produzione, dove troviamo addirittura il redivivo Sam Spiegel - e grandissima mancanza di focus: cosa si sta cercando di raccontare, a parte un romanzo non completato di Fitzgerald - comunque abbastanza diverso -? Il mistero di Monroe Stahr - un De Niro ai minimi giri- è anche il mistero de Gli ultimi fuochi a prescindere dalla solita impeccabile regia , recitazione, montaggio etc etc. V'è il dubbio che il tentativo di dare un volto a Irving Thalberg (il grande ispiratore alle spalle di libro + film che tra l'altro non risulta essere mai stato così misterioso) abbia mangiato tutto il resto: Thalberg, ad esempio, era si un uomo considerato un prodigio all'epoca, ma le sue intuizioni (portare note opere del teatro al cinema) sono ben che superate e non possono essere colte da chi guarda nel 1976 se non spiegate all'interno di quale clima, ovvero quello dei primi anni 30, in cui il cinema sonoro era agli albori e ancora era fermamente basato su titoli sensazionalistici e poco prosaici come Mariti prigionieri o Salvi solo all'inferno. E' comunque un film in cui, al contrario di tante pellicole all-star (e ce ne sono da ogni angolo: robert mitchum, dana andrews, nicholson, jeanne moreau, tony curtis...) gli attori sembrano galvanizzati e non appiattiti dalla presenza di altri artisti alla loro pari. E' alla fine dei conti un serafico tentativo di Kazan di lasciare questa valle di lacrime da ex monumento del cinema che ha passato tanto tempo a studiare le nuove leve (Pollack e Come eravamo in primis ma anche Altman, Cinque pezzi facili ,De Palma...) e lo ha fatto bene: Gli ultimi fuochi è proprio un tentativo di fare "new cinema" , ma con del glamour passato. Idealmente sembra diviso a metà, probabilmente per motivi di marketing (vedansi anche i poster) : una prima breve parte interessata a creare pane per i cinefili, ed una seconda allungatissima in sala montaggio che è una storia d'amore melò con i controfiocchi ed anche un po esilina (i continui cambiamenti d'umore e di amore della volenterosa Ingrid Boulting sono inspiegabili ai limiti dell'improvvisazione),insomma una storia di quelle che Monroe non avrebbe mai acconsentito a produrre.

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