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7/10

Cornetti alla crema regia di Sergio Martino

Commedia Sexy
recensione di Claudia Mastro

Il sarto per abiti talari Domenico Petruzzelli (Lino Banfi) conosce in quel di Rovigo la bella e farfallona Marianna (Edwige Fenech), aspirante cantante lirica: tempo due ore e scatta l'amore, aiutato dal paragone che fa la bella marianna tra il suo brute e bestiale ex fidanzato Ulderico e il dolce e imberbe Domenico,  ma Domenico a casa -Roma- ha moglie e figlio, ben nascosti alla donzella . Come fare? Un vicino e amico playboy  dall'incredibile nome di Gabriele Arcangeli (Gianni Cavina) può tornare utile.

Classica commedia all'italiana con contorno di "fantasia" quasi alla Silvio Soldini dei tempi belli: la Fenech lavora in un teatro, Cavina bazzica un antitemporale casa chiusa, Ulderico gioca a Football Americano, ma chi è davvero allo zenith della sua funzione onirica è Banfi: da gag slapstIck a gaffe a imprevisti a qui pro quo tocca praticamente tutti i cantoni della comicità, rendendo questo il film che, forse più di tutti gli altri-e si che ne ha girati quasi un centinaio, quasi tutti da protagonista- spiega il suo fenomeno e chiude ogni dubbio sulla sua bravura.

Sergio Martino prima della sua fase involutiva quasi preoccupante (quella che coincide con i suoi film ambientati in sud america con Gigi e Andrea) era un solido mestierante capace di dare un pò a tutti quelli che volevano (persino una fenech oltre che supenda e discinta anche alle prese con un personaggio a tutto tondo) e persino a fare un pò di sana critica come dimostra questo più che buono, quasi vanziniano/verdonesco, cornetti alla crema, distribuito con un certo credito anche all'estero e non a torto: la comicità di banfi (e del quartetto centrale) quando è al suo top, non solo non è inesportabile ma universale.

Cornetti alla Crema può anche vantare, oltre che su una sceneggiatura inossidabile come una cassaforte e prestazioni già lodate e ancora lodabili, anche su una colonna sonora di Detto Mariano perfetta ed immediata, un vero tormentone che accompagna il film cadenzando perfettamente i grandi temi del film: il sacro (e la sua improbabilità) e il profano (e la sua vuotezza).

a livello ancora meno superficiale, il film è anche un ritratto più o meno completo dell'italia dei vizi e delle virtù (pochini entrambi) : Domenico è pugliese, Gabriele romagnolo, Marianna veneta .

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