T Trailer

R Recensione

7/10

L Uomo Nero regia di Sergio Rubini

Drammatico
recensione di Smaldino Roberto

La storia si sviluppa attraverso un lungo flashback di Gabriele (l'ottimo esordiente Guido Giaquinto) figlio di Ernesto Rossetti (Sergio Rubini) tornato in Puglia per assistere alla dipartita del padre ormai anziano. Ernesto Rossetti è capo stazione e padre di famiglia, una famiglia ricca di problemi gelosia e incomprensioni, ma nonostante ciò una famiglia unita come solo le famiglie del sud sanno essere. La sua è na vita che scorre tra la sua professione di capostazione e il suo sogno di divenire pittore, sogno infranto quando, adolescente il padre gli vietò i frequentare il liceo artistico. Proprio questa mancata base scolastica lo rende oggetto della critica dei suoi compaesani piu illustri, disinteressati al suo talento solo perchè non certificato dall'istruzione.

L'arrivo a Bari di un "Cezanne" (principale ispiratore di Rossetti) offre l'occasione ad Ernesto di realizzare il suo sogno di una vita, esporre una mostra tutta sua il cui pezzo principale sarebbe stato una riproduzione del famoso dipinto francese alla cui realizzazione Ernesto aveva dedicato ogni sua energia. La frustrazione quotidiana di Ernesto viene filtrata attraverso gli occhi di Gabriele, troppo piccolo per capire il senso di impotenza che attanaglia il padre e che rende i suoi comportamenti cosi rudi e severi, tanto da finire per essere quasi odiato dal figlio. Solo una scoperta clamorosa fatta anni e anni dopo permetterà  a Gabriele di rivalutare l'operato del genitore e vederlo sotto una luce nuova.

A distanza di tre anni da La terra, Rubini torna a girare in Puglia, la Puglia che meglio di chiunque altro sembra conoscere e saper valorizzare in ogni suo scorcio e nei suoi colori unici e vivaci, quei colori che ammira affacciato sul treno e che "si mescolano gli uni agli altri, si muovono" creando una varieta di toni che rende unico il paesaggio. Il decimo film del regista e attore grumese è uno spaccato della vita di un paese pugliese di fine anni '60 (San Vito dei Normanni è la location scelta per il film), un affresco sul senso di frustrazione provato da un uomo stretto e oppresso dalla sua quotidianeità da cui non riesce ad uscire anche a causa dei pregiudizi di alcuni saccenti accecati dall'invidia e dall'incapacità di riconoscere il talento se di umile provenienza.

La Puglia torna ad essere principale musa ispiratrice di Sergio Rubini ritrova che in questo film le atmosfere magiche che era riuscito ad esaltare ne La terra e là con esse la sua migliore vena creativa. E' "a casa sua" che Rubini riesce ad esprimere al meglio la sua arte, proponendo una storia originale e ben costruita dove il protagonista principale è la sua regione, è quella terra ricca di storia e di fascino che finalmente sta trovando il giusto spazio anche nelle sale cinematografiche. Persino Scamarcio (anche lui pugliese) riesce a donare una interpretazione degna di nota, una prova che sembra scollarlo definitivamente dall'etichetta di "attore amato dalle ragazzine", dove esalta un personaggio complesso e ben studiato.

Menzione d'obbligo per Valeria Golino (Franca Rossetti), compagna nella vita di Scamarcio e questa volta sorella su grande schermo. La Golino (napoletana ma cosmopolita dati i suoi trascorsi in giro per il mondo sopratutto in grandi produzioni americane) sembra perfetta sotto tutti i punti di vista, offre una prova carica di emozione e profondità e riesce a ricreare lo stereotipo di donna del sud (o meglio pugliese) dei primi anni '70, tanto da sembrare completamente a proprio agio nel ruolo. Unica nota stonata del film (che oltre Scamarcio offre la scena a numerosi attori nostrani, Pinucio Sinisi e Mariolina De Fano su tutti) è forse la prova troppo stereotipata di Anna Falchi che forza un pò troppo la mano con il personaggio da quelle fattezze talmente tanto romagnole da sembrare fin troppo finte.

Le musiche di Nicola Piovani accompagnano il viaggio attraverso i colori vivaci e sgargianti della Puglia nonostante forse, risultano a volte troppo vicine e troppo simili ai grandi successi de La vita è bella di Benigni. Il film è un grande viaggio attraverso le tinte solari di una regione calda e accogliente, ma che contrastano con i colori tetri del pregiudizio. L'uomo nero non è il capostazione nel suo cappotto scuro che lo fa sembrare un armadio, ma è il pregiudizio, l'invidia, la critica ceca incapace di vedere l'arte per quanto è accecata dal desiderio di tarpare le ali ai sognatori.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 11:55 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Mediocre

Modesto