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R Recensione

5/10

The Host regia di Andrew Niccol

Fantascienza
recensione di Gianluca Bonanno

In un prossimo futuro il pianeta terra è stato invaso dalle Anime, esseri extraterrestri in grado di incarnarsi nei nostri corpi impadronendosene. La loro civiltà pacifica e funzionale si oppone al gruppo dei Ribelli scampati alla loro colonizzazione. Melanie, inizialmente parte della resistenza, a seguito di un incidente quasi mortale viene presa dalle Anime con l'intenzione di occuparne il corpo, sarà Wanderer (Viaggiatrice) il nome dello spirito che dovrà abitarla. Ma l'operazione non va come previsto mantenendo all'interno di Melanie entrambi gli spiriti. Starà dunque a Melanie/Wanderer risolvere i conflitti che albergano all'interno del proprio corpo e del proprio pianeta ormai abitato da entrambe le razze.

 

Il film di Niccol si muove su frontiere conflittuali (Anime/Ribelli, Deserto/Città, Melanie/Wanda, Corpo/Mente) che invadono anche i corpi al proprio interno. Il corpo della doppia protagonista Melanie/Wanda diventa dunque sede dello scontro risolutivo, ring o trincea all'inizio, quando le due a questo punto Anime, si vedono sottratta la possibilità di possedere un corpo interamente, poi ponte quando attraverso una seduta psicoanalitica autoindotta Wanda viene a conoscenza dei legami emotivi che l'hanno portata all'opposta fazione di Melanie. Sarà quindi la dimensione affettiva il motore risolutivo della pellicola. In un mondo dove solo una diversa conformazione dell'occhio funge da discriminante e può portare all'eliminazione (quella di Wanda tra i ribelli,e quella dei ribelli intrusi nel proprio mondo) l'abbandono del riconoscimento visuale come dittatura dello sguardo diviene la chiave di volta per il superamento del conflitto.

Lo zio Jeb (William Hurt) si fida di Wanda e intuisce che Melanie si dibatte al suo interno, Ian (Jake Abel) ama Wanda non conoscendone la fisicità.

Da notare inoltre come viene costruito l'universo tecnologico delle Anime dominato dal manto metallico e specchiato a ribadire la gerarchia dei sensi che sembrano sposare. Infatti le Anime, secondo il racconto, non comprendono il disordine e l'irrazionalità che guida le scelte della razza umana, e l'eternità della reincarnazione sembra privarli di ogni dimensione fenomenologico/sensoriale legata alla contingenza. Il risultato è una razza pacifica e pragmatica in grado di ristabilire gli equilibri ambientali distrutti dall'uomo ma incapace di comprenderne la sua Storia. La Fantascienza viene lasciata a latere della narrazione coinvolgendo più l'aspetto semantico della narrazione (tecnologia e alieni) che poi sintatticamente si muove come un melodramma da interni senza però sfruttarne appieno le possibilità drammaturgiche. I rapporti fra le due razze non sono retti da dialoghi in grado di evidenziarne le differenze/affinità, il triangolo amoroso che ha al vertice Melanie/Wanda non esplora l'equivoco che avrebbe donato al film una dimensione comica non completamente fuori posto. Tutto sommato il film si annida nel ribadire come l'amore possa sconfiggere ogni conflitto assottigliando sempre di più il carattere dei personaggi. Divertente la figura del medico (Doc), sosia di Barack Obama e in cerca di un'operazione in grado di non uccidere le Anime ospiti dei corpi umani, quindi fiducioso artigiano della tolleranza.

Da segnalare che l'opera è la trasposizione cinematografica di un romanzo di Stephanie Meyer già autrice della saga di Twilight.

 

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