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8/10

L'Alchimista regia di Andrea Aste

Animazione
recensione di Allegra Mistretta

Un alchimista, chiuso nel suo laboratorio, cerca di scoprire i segreti dell'universo. Per raggiungere lo scopo inventa un nuovo gioco con il quale sfidare la Natura, imbrogliandola: i tarocchi. Un incidente, però, scombussola i suoi piani; le carte prendono vita trasportandolo in una serie di mondi paralleli.

"Ho chiuso gli occhi per poter vedere": è con una citazione di Paul Gauguin che si apre "L'Alchimista", il piccolo viaggio onirico di Andrea Aste, artista torinese laureato in filosofia. Aste si è divertito a realizzare il suo mediometraggio disegnando interamente a mano tutte le immagini della sua animazione, montata in seguito al computer assieme al montaggio di una colonna sonora realizzata dal contrabbassista Giorgio Boffa e della voce narrante di Arturo Brachetti. È il noto trasformista a raccontare - con la voce impostata tipica della lettura di una favola ad un bambino, piacevole e conforme all'aria fantastica che la breve pellicola fa propria - i tre episodi attraverso il quale si snodano le avventure presentate: sono i nomi di tre arcani maggiori, "Le stelle", "Il giudizio" e "L'imperatore", solo una parte dei tarocchi architettati dall'alchimista, che tenta invano di cercare la verità, di farsi demiurgo attraverso la sua scienza ma che verrà, inesorabilmente, beffato dalla sua stessa arte.

L'artista torinese gioca con la carta, esplora i meandri dell'immaginazione e dà vita a ciò che da essa scaturisce, con la finezza e la leggerezza delle fantasticherie tipicamente bambinesche; avrebbe forse potuto lasciare spazio maggiore alla colonna sonora e le immagini, riducendo (o rimuovendo del tutto, addirittura) la narrazione parlata, permettendo alla fantasia degli spettatori di spaziare con maggiore libertà. Nonostante questo, la creazione di Aste si lascia scoprire come una piccola meraviglia: nel guardarlo si torna bambini, si viene risucchiati assieme a lui nel fantastico viaggio che attraversa i molteplici universi paralleli creati dalle spropositate aspirazioni del suo alchimista.

Per Aste, cresciuto attraverso le immagini visionarie proposte dalla letteratura fantastica, il disegno suscita emozioni incontrollabili, è capace di mostrarci il mondo sotto un'altra prospettiva: lo spiega bene attraverso un'altra citazione, con la quale si chiude il mediometraggio, di Elanor Roosevelt: "Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni".

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