V Video

R Recensione

8/10

Questione Di Cuore regia di Francesca Archibugi

Drammatico
recensione di Alessandro M. Naboni

Alberto è uno sceneggiatore di successo. Angelo, una moglie e due figli, un carrozziere che se la passa bene. Due mondi lontani che si incontrano per caso, una sera in ospedale, scampati ad un attacco di cuore. Il loro essere diversi sarà fondamentale ad entrambi per crescere e imparare cosa vale veramente nella vita. I vicini di letto Antonio Albanese e Kim Rossi Stuart, connubio attoriale perfetto, sono i protagonisti della "registrazione dell'attività elettrica ed emotiva di cuori affini che hanno sfidato il dolore senza bypassarlo".

Una notte come tante altre, nella Roma che fu del neorealismo e della Dolce Vita. Due cuori, uno s’è ingrippato, l’altro ha come un morso di luccio. Angelo e Alberto s’incontrano così, in una serata qualunque in cui il cuore di entrambi per un momento si ferma, smette di battere, lasciandoli in bilico tra vita e morte. Vicini di letto nel reparto di terapia intensiva, vengono da due mondi diversi: uno è un romanaccio doc, carrozziere che ha fatto i soldi senza perdere l’anima da borgataro; l’altro è uno sceneggiatore di successo, tanto sognatore/idealista quando scrive quanto disilluso dalla (sua) vita, in fase di stallo creativo ed emotivo. S’incontrano/scontrano, diventano amici: prima in corsia, per sostenersi nella riabilitazione, poi inaspettatamente inseparabili anche fuori, nel mondo vero.

Alberto s’affida al nuovo amico e alla sua famiglia - dolce/semplice moglie, figlia difficile e figlioletto sognatore predestinato - per esplorare la propria infelicità e insoddisfazione alla ricerca di un modo per superarla/raccontarla; Angelo lo accoglie in casa e lo sostiene nel suo (ri)trovarsi, lo aiuta a rimettere insieme una vita a pezzi, proprio come fa con le amate auto. Se col tempo il suo mal (immaginario) di vivere si risolve, nell’amico se ne manifesta uno più grande, un problema tanto contingente quanto irrisolvibile; ne consegue necessità vitale ma forse improbabile di lasciare a qualcuno di fidato la propria eredità umana, per non rendere vani gli sforzi fatti per costruirla.

Questione di cuore è un film sull’amicizia, ma non solo. Perché si parla anche di amore e di quanto possa essere complesso, soprattutto se non si sta bene con sé stessi; della famiglia e dell’importanza di star vicino ai figli che crescono.

Francesca Archibugi, colpevolmente a troppi anni dal bellissimo “Il grande cocomero”, riesce di nuovo a commuovere con una commedia ben scritta, senza eccessi di fastidiosa (pseudo)autorialità. E lo fa raccontando la storia semplice, quotidiana di due uomini che la vita o forse il destino (sebbene non voglia parlare di predestinazione, qui è un puro e semplice caso, una fortuita coincidenza) ha portato a conoscersi ad un passo dalla morte. Sarebbe scontato far riferimento allo scontro tra due mondi, quello agiato di Alberto e quello popolare di Angelo, perché in realtà tutto si gioca sul confronto tra due modi di pensare, l’uno più da “filosofo”, meno pragmatico e più intellettualmente snob, l’altro più concreto, semplice e forse più vero. Il reciproco contaminarsi è la conseguenza di una malattia/debolezza che rende possibile una amicizia paradossale, improbabile ma proprio per questo ricca, profonda: empatia tra due cuori che impareranno col tempo a battere insieme.

Il punto di maggiore forza sono però i due attori protagonisti: Albanese, all’apparenza caustico e pieno di sé ma dal cuore grande, dimostra che ci sa davvero fare in questi ruoli dove il suo lato comico si fonde con una splendida vena drammatica; ma soprattutto Kim Rossi Stuart, in una parte decisamente non facile, riesce a trasmettere i valori sinceri dell’uomo comune, di un uomo dei nostri tempi, impegnato a vivere una vita “onesta” cercando di assicurare alla famiglia quella serenità/stabilità che il suo cuore non riesce (forse) più a garantirgli.

Questione di cuore è “la registrazione dell'attività elettrica ed emotiva di cuori affini che hanno sfidato il dolore senza bypassarlo”. Nelle parole di Albanese tutto il senso del film: solo affrontando le difficoltà, almeno fino a che non diventano insormontabili, si può provare a risolvere quello che non va come dovrebbe.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

dalvans (ha votato 3 questo film) alle 12:23 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Banale

Brutto