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7/10

Kick-Ass regia di Matthew Vaughn

Commedia
recensione di Riccardo De Franco

Dave Lizewski è uno studente liceale anonimo e sfigato, nonchè grande appassionato di fumetti; ha pochi amici, le ragazze lo snobbano e vive da solo con il padre. Nonostante la sua vita scorra tranquilla Dave comincia a interrogarsi sul perchè nella vita reale non possano esistere supereroi così come nelle storie fantastiche che legge tutti i giorni. E' allora che decide di ordinare un costume da internet, fare ginnastica e andare in giro per le strade a ostacolare i malviventi, ma non tutto va esattamente per il verso giusto..

Tratto dall’omonimo fumetto, Kick-Ass di Matthew Vaughn rappresenta una ventata d’aria fresca nell’ampio parco dei cinefumetti moderni. Di fatto già la fonte cartacea era diventata nel suo piccolo un cult, perché per la prima volta venivano mostrate in maniera credibile e grottesca le conseguenze di una crociata anti-crimine da parte di individui qualunque che decidono di indossare una calzamaglia e farsi giustizia.

La particolarità della mini-serie scritta da Mark Millar risiede nel suo stretto collegamento con la quotidianità e il “mondo nerd”.  Il protagonista Dave Lizewski è l’evoluzione dello stereotipo di Peter Parker, elevato all’ennesima potenza (ancora più sfigato, emarginato dalle donne, ossessionato dai fumetti e dalla loro filosofia fino al midollo) e calato in un contesto molto più crudo e permeato dalla globalizzazione telematica: il suo alter-ego Kick-Ass si mostra al mondo grazie all’account MySpace e accetta richieste d’aiuto tramite email, mentre le sue disavventure sono testimoniate e diffuse tramite i social network e il passaparola degli internauti. Oltre a tantissimi rimandi alla cultura pop e fumettistica, emerge anche la brillante empatia con questo personaggio, che ci viene sempre mostrato in difficoltà, e quando ottiene delle soddisfazioni non esce indenne dalle sue lotte (fisicamente e moralmente).

Questa premessa è necessaria per comprendere in che misura la trasposizione cinematografica ha valorizzato lo spirito del fumetto. Il film di Vaughn mostra indubbiamente molto coraggio nel portare sul grande schermo una storia “scomoda” come questa: se da una parte l’appeal su un pubblico giovanile era pressoché scontato, dall’altra il rischio di infastidire la sensibilità di spettatori più conservatori era abbastanza alto (il solo personaggio della piccola Mindy è protagonista di parecchie scene particolarmente violente, anche se piuttosto stilizzate, e recita dialoghi pungenti e volgari quanto basta per alzare il livello d’attenzione dei più bigotti).

Purtroppo l’operazione di Vaughn e Millar (qui in veste di produttore esecutivo) fallisce proprio quando la trama dovrebbe osare di più e mostrarci la solitudine del protagonista e i suoi continui “sbattimenti”. Nel fumetto importante per le scelte e le azioni di Dave è l’ammirazione per la bella della scuola e il continuo e durissimo rifiuto di lei nell’accettare le sue avance, a tal punto che anche nei momenti più difficili vissuti del protagonista tutto ciò che riceve in risposta ad una richiesta di conforto è disprezzo e umiliazione; nel film viene tutto cestinato in favore di una banalissima relazione amorosa che sboccia in maniera forzata e smonta l’immedesimazione nel protagonista (ancora una volta dobbiamo credere alla favoletta del ragazzo sfigatissimo che alla fine riesce inequivocabilmente a conquistare la bella impossibile?).

Altro punto fortemente incoerente e che smorza tantissimo la carica innovativa della storia originale è la parte finale, dove la sospensione dell’incredulità, mantenuta su costanti livelli durante tutta la pellicola crolla all’improvviso per colpa di una trovata fantascientifica fuori luogo e stonata rispetto allo scenario mostrato (il finale originale scritto da Millar mostra invece uno showdown molto meno vistoso ma decisamente più d’effetto).

A parte questo sarebbe ingeneroso penalizzare eccessivamente una pellicola con diversi punti di interesse. La regia si concede virtuosismi e coreografie d’azione sopra le righe, ma sempre adeguate al tono del film e divertenti da vedere, mentre la colonna sonora graffiante calza decisamente a pennello nello scandire i vari momenti della storia. La fotografia vivace e carica si fregia di forti tonalità cromatiche evitando con efficacia un look troppo impersonale che rende anonime gran parte delle pellicole di questo genere.

Ma soprattutto merito alla produzione di aver scelto un gran cast per impersonare le figure cardine della storia: Dave Lizewski ha il volto del talento emergente Aaron Johnson, che ha dimostrato in alcuni film di nicchia di saper reggere sulle sue spalle ruoli principali non canonici; a suo svantaggio purtroppo si evidenzia la scarsissima somiglianza fisica con il Dave del fumetto, che di regola non è un grosso impedimento in questi film, ma in questo caso era di fondamentale importanza avere un interprete abbastanza bruttino (o quantomeno non belloccio) e con un fisico gracile e smilzo. Johnson invece non dà per niente l’idea di un emarginato brufoloso fanatico di fumetti e supereroi, e di certo un paio di occhiali non bastano a mascherare il suo viso da teenager fascinoso e il suo corpo asciutto e in forma. Tuttavia ciò non inficia minimamente la sua performance, l’attore si fa valere e fa centro nelle scene più importanti.

Per la giovanissima Mindy McReady la scelta è azzeccata anche a livello estetico: Chloe Moretz con il suo aspetto angelico intenerisce quanto basta e si trasforma con naturalezza nell’eroina cazzuta Hit-Girl, trovandosi a suo agio anche con dialoghi più sporchi e maturi del previsto. I veri assi nella manica dell’ensemble sono Nicolas Cage e Mark Strong, il primo perfetto in ruoli sopra le righe, e in grado di rendere palpabile il confine tra i momenti più simpatici e quelli più intimi, il secondo capace di rendere memorabili cattivi cinematografici sia in black-comedy come questa che in pellicole drammatiche.

In conclusione Kick-Ass è godibilissimo e va premiato, perchè può e deve fungere da esempio per future produzioni, soprattutto nell’ottica di spronare le major a puntare di più su progetti originali e intriganti. Il film non tiene completamente fede alle sue ambizioni, ma è un ottimo punto di partenza se si vuole sfruttare in maniera intelligente il vastissimo materiale che i fumetti hanno da offrire, ora che il filone supereroistico comincia a diventare stantio e sovrautilizzato.

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Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 6 voti.

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