The Ward regia di John Carpenter
HorrorAnni '60: Kristen è una giovane donna che in seguito ad una crisi di panico da fuoco ad una fattoria e ne perde ogni ricordo. La bravata non passa inosservata e la ragazza viene internata in un ospedale psichiatrico, all'interno del quale sono ricoverate diverse pazienti che soffrono di disturbi mentali. Il reparto, dove alloggiano le ragazze, si rivela essere un posto pieno di segreti, e Kristen comincia a temere per la propria vita quando scopre che una misteriosa entità aggredisce e uccide i pazienti.
Dopo circa un lustro torna sulle scene John Carpenter, “il maestro” dell’horror che ci aveva lasciati 11 anni fa con il dimenticabile Fantasmi Da Marte. Nonostante quell’ultima pallida prova, l’attesa per il ritorno di questo cineasta navigato era alta, ampliata notevolmente dalla sensazione di vuoto che si prova ultimamente quando si va al cinema in cerca di un film d’orrore che sappia andare oltre il mero spavento improvviso con la “botta” della colonna sonora.
The Ward è un film su commissione, e lo si intuisce già dal fatto che Carpenter non ha firmato le musiche, solitamente uno dei suoi marchi di fabbrica: in questa occasione difatti le composizioni sono opera del sudafricano Mark Kilian (delizioso ed evocativo il main theme, ma per il resto una soundtrack abbastanza anonima rispetto al resto della produzione carpenteriana). La sceneggiatura è opera dei fratelli Michael e Shawn Rasmussen, e il soggetto sostanzialmente si dimostra un canovaccio abbastanza comune: il tema del protagonista internato in un istituto le cui mura racchiudono un’entità sovrannaturale era già presente, seppur con qualche differenza, proprio in un precedente lavoro di Carpenter, il celebre In The Mouth Of Madness (“Il seme della follia”), l’ultimo grande capolavoro del maestro.
Assodato che la trama non è tra le più originali, conviene soffermarsi sul contorno del film: la prima cosa che salta all’occhio è che finalmente non ci tocca vedere un horror con quella stramaledettissima fotografia patinata che tanto piace ai giovani registi degli odierni film del brivido, e ai teen-ager che affollano le sale per questi videoclip musicali mascherati da film. La resa visiva di The Ward è ottima, fin dallo splendido incipit con il logo del film (accompagnato dall’ormai leggendaria scritta “John Carpenter’s”) e gli affascinanti titoli iniziali; la regia non si concede particolari virtuosismi, ma determinate scene risaltano per l’uso di luci (penso soprattutto alla scena nel bagno comune) e ombre, così come determinate inquadrature mostrano una mano matura ed esperta. Svogliata, ma esperta.
La cosa che si lascia apprezzare di più (vuoi anche per l’innegabile fisicità) è la protagonista, Amber Heard, che si sta facendo strada pian piano a Hollywood, e che proprio da questo attesissimo film ha cominciato la sua carriera in “serie A”. Benchè il personaggio sia speculare a tante altre protagoniste di incubi cinematografici, la giovane Kristen che mette in scena è efficace e mostra quel grado minimo di spontaneità che si richiede ad un ruolo abbastanza stereotipato per non risultare sterile; ottimo anche il cast di supporto, in particolare Jared Harris nei panni del direttore del manicomio e alcune delle altre internate, che riescono a non sfociare nel già visto.
Le scene più truculente sono la migliore rappresentazione del fascino old-style di questa pellicola, grazie all’uso di effetti speciali tradizionali, quindi niente sangue in CGI, che ultimamente sta andando di moda nonostante l’effetto finale sia decisamente fastidioso e finto. E nonostante tutto, i pochi colpi di scena fanno il loro dovere. In conclusione, come accennavo all’inizio, siamo diversi passi avanti rispetto alla pellicola con cui si era indegnamente congedato John Carpenter, e tuttavia siamo anche a diversi passi indietro rispetto alle perle cui ci ha abituato fino agli anni ’90. Tuttavia a 70 anni suonati questo regista che non si impegna più di tanto e che confeziona un compitino senza sbavature, può benissimo dare lezioni ai vari Marcus Nispel, Alexandre Aja, Samuel Bayer…
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