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7/10

Oltre i Confini del Male - Insidious 2 regia di James Wan

Horror
recensione di Salvatore Vitale

Sequel del film horror del 2011 che vede come protagonista la famiglia Lambert alle prese con una casa infestata da inquietanti presenze.

Ed eccoci qua, due anni dopo quello che può essere visto come un vero e proprio caso cinematografico. Quello del primo episodio di Insidious. I numeri dicono tutto. 1 milione e mezzo di dollari di budget per un guadagno di quasi 100 milioni. Il secondo episodio era quindi davvero inevitabile. Detto fatto. Arriva nelle sale Insidious - Chapter 2 uscito in Italia con il titolo Oltre i Confini del Male - Insidious 2. James Wan ha dimostrato di saper girare i film e di saperlo fare anche molto bene. Il suo film precedente, L'evocazione - The Conjuring, è stata semplicemente quella che si può definire la sua conferma. Quindi, a causa di questo, le aspettative erano abbastanza alte per tutti riguardo a questo film e quando è così, accade molte volte che le aspettative non vengano ripagate. Ma questa volta, non è stato così. Niente delusioni o "scivoloni" da principianti. Il secondo capitolo di questa neonata saga risulta essere molto meglio di quanto ci si poteva aspettare. Piacevole e, a tratti, enigmatico, così come il primo episodio. Si perchè, la forza di questo sequel è proprio quella di dare la giusta sensazione di guardare l'esatto continuo della storia, là dove l'avevi lasciata. E' come se si stesse guardando un film chiamato Insidious che è stato diviso in due parti e quello a cui si sta assistendo fosse semplicemente la seconda parte del film dopo una pausa durata due anni. Intelligente, quindi, l'idea di aver intitolato il film Insidious - Chapter 2 (In italiano: "Insidious - Capitolo 2") e non semplicemente Insidious 2, che, anche se potrebbe sembrare una piccolezza, fa la sua differenza. Il film, comunque, non arriva al livello del primo episodio. Insidious rimane sempre superiore (come accade per quasi tutti i primi episodi all'interno di una saga). Il primo capitolo ha quell'atmosfera e quello spirito raro nel genere horror degli ultimi anni. Ma, questo episodio, vale comunque. Aumentano le sequenze oniriche e le atmosfere surreali e, a tratti, astratte valgono forse di più in questo capitolo. Le motivazioni sono principalmente due. La prima è il binomio Wan-Leonetti. L'enigmatica regia di James Wan unita all'oscura ed inquietante fotografia di John R. Leonetti è una sicurezza in quanto quasi riesce a rimodernizzare lo stile horror e a renderlo credibile come riusciva ad essere l'horror degli anni '70 o '80. E' come se, con questo binomio, si sia trovata la chiave per la creazione di uno stile abbastanza innovativo e di livello in ambito horror che però, pur essendo moderno e innovativo, riesce a riprendere tutte le basi stilistiche dei classici film horror. In pratica, è come vedere un film horror anni '80 ma rimodellato e reso adatto allo stile cinematografico contemporaneo. Intelligentissima questa scelta stilistica in quanto la cosa migliore, in questi casi, non è partire da un deludente presente al fine di trovare la chiave per un futuro di qualità  ma, la cosa migliore, è partire da ciò che ha funzionato in passato e riportarlo ai giorni nostri adattandolo (senza stravolgerlo) al presente. La seconda motivazione è il budget rispetto a quello del primo episodio. Se il primo episodio era riuscito con un budget di un solo milione di dollari e mezzo, per questo, James Wan, ha avuto a disposizione 5 milioni di dollari che, fanno comunque la differenza. C'è comunque da dire che il budget a disposizione per questo secondo capitolo è abbastanza basso per un film di queste dimensioni e il fatto che con soli 5 milioni si sia riusciti ad arrivare a questo risultato è una grossa conferma di quello che di positivo si sta dicendo da molto sul conto di Wan. Un'altra grande nota positiva ce l'ha Joseph Bishara, compositore delle musiche del film. Quest'ultime risultano essere la ciliegina sulla torta. Le musiche rendono tantissimo l'idea di inquietudine e di terrore che deve avere il film e le varie scene che lo compongono. Un gran lavoro quello di Bishara che si amalgama benissimo con quella che è tutta l'atmosfera del film.

Forse, se volessimo trovare qualche imprecisione, la si può trovare nella sceneggiatura. Non impeccabile e talvolta confusionaria. Alcuni risvolti e parti dello sviluppo della trama risultano più difficili da comprendere a causa di una scrittura di quest'ultime non perfetta e poco chiara. Non si tratta di una sceneggiatura qualitativamente "scarsa" ma più che altro non curata al massimo come si dovrebbe. Altro errore di sceneggiatura è stato, a mio parere, gli ultimi venti minuti e quindi la parte finale della storia la quale risulta essere abbastanza banale e poco originale rispetto a quello che si è visto per tutto il resto della saga. Altro errore di sceneggiatura, secondo il mio parere, sta nella caratterizzazione e nello sviluppo del personaggio di Carl (Steve Coulter), medium e vecchio amico di Elise, il quale avrò  una grossa importanza ai fini dello sviluppo della storia. Mi è sembrato però che sia stato scritto come un personaggio banale e prevedibile e, di conseguenza, poco credibile e non è una buona cosa in quanto molte scene e situazioni non vengono valorizzate come dovrebbero. La colpa comunque, in questo caso, non mi è sembrata solo della sceneggiatura, ma anche della recitazione di Steve Coulter che di sicuro non è delle migliori. E' vero che comunque la recitazione, in questa tipologia di film, non è tanto importante quanto la regia o la fotografia e si vede anche in questa saga dato che gli attori non si elevano ad interpretazioni stratosferiche e maestose ma si limitano a fare il loro lavoro, facendolo anche bene. In questo film, però, la performance di Coulter mi è sembrata molto sottotono rispetto a quella degli altri attori che hanno lavorato per questa saga. Peccato. Un'altra nota negativa la devo dare ad una scelta alquanto inutile. Mi riferisco a quella di utilizzare la tecnica del mockumentary o falso documentario, come dir si voglia, in alcune scene nelle quali i protagonisti registrano attraverso delle telecamere quello su cui stanno indagando ed analizzando, per documentare il tutto. Non sono molte ma quelle poche che ci sono risultano abbastanza fastidiose e, ripeto, inutili, dato che, secondo me, non ce n'era bisogno e, quelle scene, avrebbero sicuramente funzionato meglio con le tecniche registiche tradizionali. Alcune scelte di questo tipo vanno ad influire, negativamente, sulla qualità  del film. Sperimentare una tecnica come questa in un film che fa un tributo all'horror più classico può farne venire fuori un miscuglio di generi e di tecniche che non combaciano tra loro e non riescono ad essere funzionali al loro scopo, influendo, ripeto, negativamente sulla qualità  dell'opera stessa. Infatti l'unico aspetto che rende questo episodio inferiore al precedente è la continua voglia di strafare e di cadere in alcune scelte sbagliate, come questa. Il film, comunque, funziona e risulta essere davvero piacevole. Intrattiene molto bene e risulta essere anche intrattenimento di qualità , cosa rara al giorno d'oggi. Complimenti a Wan che, nonostante, con questo capitolo non sia arrivato ai livelli del precedente, è riuscito comunque a non deludere e a creare un lavoro di buon livello segnando un altra tappa verso la rinascita di un genere che ha visto un periodo buio, troppo buio, e che ora sta ritrovando qualche lavoro qualitativamente di livello come questo. L'horror di qualità, a differenza di quanto molti pensano, non è morto, e questo ne è una prova.

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