A Intervista a Gordiano Lupi

Intervista a Gordiano Lupi

 

Nel profondo della provincia toscana, a due passi dal mare e dai paesaggi da cartolina, c'è una piccola casa editrice che sogna in grande. Il Foglio Letterario nasce come rivista specializzata nel 1999, come estensione del lavoro di Gordiano Lupi, scrittore, saggista, traduttore e talent scout. La sua passione per la scrittura lo porta a guardare oltre il proprio microcosmo, a caccia di autori giovani e promesse che lottano per emergere nell'affollato contesto editoriale italiano. Nel 2003 Il Foglio diventa casa editrice, con il contributo di Maurizio Maggioni e Andrea Panerini. Tra le loro mani passa di tutto, dalla narrativa alla poesia, soffermandosi con particolare cura sul settore della saggistica. Da amante del cinema di vecchia data, Gordiano Lupi infonde alla propria creatura un'impronta marcatamente orientata all'analisi filmica, con lavori dedicati ai grandi maestri italiani, al cinema asiatico e quello di genere, dove occupa un posto d'onore l'horror in tutte le sue declinazioni.

Abbiamo avuto il piacere di rivolgere a Lupi alcune domande, concentrandoci sulla sinergia benefica tra editoria indipendente e critica cinematografica.

Letteratura e cinema sono indissolubilmente legati da più di un secolo, quindi vorrei approfondire il suo rapporto con il grande schermo in qualità di editore e scrittore. Il Foglio Letterario ha curato l'edizione di molti saggi, che sono praticamente lo strumento più complesso al servizio del critico. Qual'è il suo punto di vista sulla critica contemporanea al cinema?

Il Foglio Letterario cerca di fare saggistica popolare e divulgativa, senza rinunciare alla ricerca e all'analisi approfondita. Non è facile. E' certo più facile essere complessi e astrusi che semplici e leggibili. Il rispetto del lettore è al primo posto. Vogliamo scrivere e pubblicare libri agili, pieni di informazioni, ma scritti come se fossero romanzi. Coinvolgere chi legge, far venire voglia di vedere i film di cui si parla, è la nostra missione. Non solo, anche riscoprire autori poco noti e trascurati dalla critica, così come ci interessano i registi e gli sceneggiatori del grande cinema popolare. Basta dare uno sguardo al nostro catalogo per capire.

Come scrittore si è spesso occupato di cinema di genere, con un occhio di riguardo per l'horror, filone che affonda le sue radici proprio nella letteratura. Da dove nasce questa predilezione?

Ho scritto una Storia del cinema horror italiano in cinque volumi, credo abbastanza unica nel suo genere. Per i contemporanei sono stato aiutato da Luca Ruocco, Nico Parente e Davide Longoni, perché la mia visione completa dell'horror italiano si ferma a Mattei, tanto tanto arriva a Fratter e a Simone, che hanno frequentato il genere solo per poche pellicole. Ho scritto libri su Deodato, Di Leo (di horror ne ha girato uno), Mattei... il mio amore è per il cinema di genere italiano in generale e va da Franco e Ciccio alla commedia sexy, passando per lacrima movie e western. Probabilmente è un'eredità di visioni fanciullesche nei cinema di terza visione del mio paese - come dico ne Il cielo sopra Piombino - che mi hanno condizionato l'esistenza. Madeleines di celluloide... :-)

Spulciando i cataloghi di saggistica sul cinema horror è facile notare come siano sempre gli stessi nomi a fare capolino: Argento, Avati, Fulci, Bava, Craven, Carpenter. Ci sarò mai posto per una saggistica cinematografica al passo con le novità più recenti senza dover aspettare che diventino "classici"?

Be', il quinto volume della mia Storia del cinema horror comincia da Bruno Mattei e arriva ai contemporanei più sconosciuti che girano e producono cinema indie, semi invisibile, se non del tutto... Non è a me e alla mia casa editrice che va fatta questa domanda. Riconosco che è più facile scrivere un libro su un classico (io sto facendo un lavoro su Avati, adesso, con il collega Bergantin, ma non solo sull'horror, un Tutto Avati, complesso, che nessuno aveva mai fatto), piuttosto che su un autore nuovo, ma noi abbiamo in catalogo un Roger Fratter scritto con competenza da Davide Comotti. Tanto per dire...

Con la diffusione di internet ha vinto il modello della critica breve, da recensione e poco più. Pochissimi utenti si avventurano nella lettura di articoli complessi. Come si inserisce produttivamente la saggistica in questo tipo di panorama?

Internet richiede quello, almeno così dicono, ma io non sono molto d'accordo e mi piacerebbe che un giorno tutto quello che ho fatto finisse su Internet, liberamente consultabile e scaricabile. Sto lavorando per questo risultato... I libri di saggistica sono altro dalle recensioni pronto consumo delle riviste, sono una riflessione ponderata dopo diverse visioni, non un giudizio a caldo, emozionale. Altro pubblico, credo, di cinefili. Per questo si avventurano in questo mercato solo i piccoli editori: non c'è vero guadagno...

Quanto investe Il Foglio sugli autori più giovani?

Tutto. E non solo in denaro, che non abbiamo, ma in passione e spirito di ricerca. Cerchiamo di prendere il posto dei talent-scout di una volta, che adesso sono stati sostituiti dagli oscuri funzionari esperti di marketing. Anne-Riitta Ciccone ha affidato a noi il suo I'm - Infinita come lo spazio, che ha debuttato a Venezia il 31 agosto, come film e come romanzo, perché nella letteratura come nel cinema oggi come oggi non basta essere bravi...

Come definirebbe attualmente lo stato dell'editoria toscana?

Perché limitarsi alla Toscana? Lo stato dell'editoria italiana è penoso. Gli editori sono divisi tra chi pubblica (stampa) a pagamento e chi cerca il fenomeno da baraccone, la gallina dalle uova d'oro che farà guadagnare un po' di soldi. Tempi magri per i veri editori, ma ancor più magri per i lettori, disorientati da ridicoli premi pilotati e da squallide manovre di mercato...

Uno degli aspetti più interessanti del suo lavoro è il passaggio dalla critica alla pratica del cinema. Come è nato il progetto "Il cielo sopra Piombino"?

Il cielo sopra Piombino nasce dai miei romanzi e racconti ambientati a Piombino (Calcio e acciaio, Miracolo a Piombino...). Non sono riuscito a realizzare una fiction partendo dalle storie - a parte Gli scacchi della vita di Stefano Simone, un mio racconto, da lui sceneggiato - ma ho fatto un film che può dirsi un video romanzo sul tema della provincia che cambia, il tempo che passa, il vivere con i ricordi (e non di ricordi), immerso in un contesto sociale degradato e problematico come quello di una Piombino ancorata a un passato che non può tornare, a un altoforno spento e alla crisi siderurgica. Stefano Simone ha curato la regia con taglio originale (macchina a mano, movimenti insoliti, sfocature volute, fotografia nitida), Federico Botti le musiche d'autore suggestive e Riccardo Marchionni le foto che parlano più di tante parole. Dargys Ciberio è la sola attrice, silenziosa, ma basta la presenza per condurre lo spettatore ad affrontare una visita singolare. Non ho avuto un euro da nessuno per questo progetto, cosa di cui vado orgoglioso, perché vedo finanziare tanti pessimi lavori per i motivi più disparati... Non solo, a parte una sporadica apparizione dell'assessore alla cultura non ho mai avuto il piacere di vedere un politico locale di governo alle presentazioni del film. Un'occasione perduta. Non per me, chiaro, che vado avanti per la mia strada.

Ha in cantiere altri progetti, letterari o produttivi, legati al cinema? Se sì, ci sarà posto per una saggistica dedicata al cinema contemporaneo o alla variegata offerta delle serie tv?

Progetti legati al cinema ce ne sono molti. Ho anticipato Tutto Avati, scritto con la collaborazione del Maestro, ma ho in cantiere anche duelibri atipici: Pierino e il barzelletta movie e Il lacrima movie. E poi due libri già pronti su due attrici bellissime: Laura Antonelli e Daniela Giordano (scritto insieme all'ex Miss Italia). Un libro sulle serie TV dovremmo proprio farlo. Per ora ne sta uscendo uno su Daniele D'Anza, ma sono serie del passato...

 

Per maggiori informazioni su Il Foglio Letterario consultare il sito www.ilfoglioletterario.it

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