V Video

R Recensione

8/10

Vogliamo anche le rose regia di Alina Marazzi

Documentario
recensione di Alessandro Pascale

La regista Alina Marazzi racconta il percorso di un’intera generazione femminile cresciuta negli anni ’50 e maturata nei ’70 attraverso anni di lotte, rivoluzioni culturali ed economiche, alternando materiali d’epoca a fonti dirette autobiografiche (i tre diari di tre donne, Anita Caprioli, Teresa Saponangelo e Valentina Carnelutti).

È un piccolo gioiellino quello realizzato da Alina Marazzi, che senza troppi strombazzamenti se ne esce fuori con un film-documentario che rinverdisce con grazia un genere che spesso rischia di apparire pedante, noioso e scolastico. Quando si parla di emancipazione femminile poi il coro degli sbuffi dei maschietti non trova più argini, immaginando la terribile nonché tragica rottura di scatole su un argomento (i diritti civili delle donne nonché la loro parità con gli uomini) che peraltro trova ancora oggi notevoli oppositori-denigratori.

Eppure la Marazzi riesce nel miracolo di far scorrere con un’eleganza davvero sublime gli 85 minuti della visione, alternando filmati d’epoca (per lo più interviste e riprese delle proteste “di piazza”) a materiali di diversissima origine: disegni, schizzi, fotografie incollate su sfondi inanimati, animazione rustica, effetti surrealisti alla Monthy Python, giù giù fino alle canoniche riprese video “tradizionali”. E le virgolette di tradizionali non sono casuali, mostrando la Marazza un occhio fotografico e un’abilità di regia davvero notevole, riuscendo a far sorridere, riflettere e a tratti a inquietare notevolmente (vedi la scena grottesca della lavorazione delle bambole con l’annesso passaggio delle teste sul tappeto di scorrimento).

A chiudere il cerchio il fiume di parole profondamente personali ed emotive (con un tocco raffinato che solo delle riflessioni femminili possono godere) all’insegna della protesta verso ogni autorità, istituzionale e maschile, che metta in discussione la libertà della donna. La ribellione d’altronde non raggiunge mai punte estreme e resta sospesa in un alone di poesia novecentesca struggente ed evocativa.

Non si sfiora mai la volgarità, neanche quando si propongono disegni pedagogicamente espliciti di educazione sessuale, né tantomeno quando alcune donne vengono riprese più o meno interamente nude, in pose artistiche, genuine e vitalistiche. Toccando punte di estremo lirismo nell’esplorazione quasi pudica della donna sdraiata nella vasca da bagno.

Il montaggio è l’operazione più riuscita dell’opera, capace di trattenere assieme i vari flash in un unico filo conduttore che riesce a lasciare gli schizzi abbastanza liberi di svariare senza scadere in una serie di immagini anarchiche buttate a casaccio. Un quadro narrativo che resta lineare solo in uno squisito abbozzo storico, riuscendo a ricreare con successo un clima culturale e sociale complesso e contraddittorio come era quello dell’Italia del ventennio ’60-70, spaccata tra cattolicesimo, boom economico, contestazione e marea rossa.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.