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8/10

Two Lovers regia di James Gray

Drammatico
recensione di Alessandro Pascale

 

Leonard (Joaquin Phoenix) è un uomo affetto da una forte depressione, a causa di una dura delusione amorosa, per la quale tenta anche il suicidio.

Stabilitosi dai genitori (ebrei del popolare quartiere di Brighton Beach, a New York) Leonard, si ritrova lacerato tra due donne che possono cambiargli la vita: una è Sandra (Vinessa Shaw), figlia di amici e soci dei genitori, che rappresenta la continuità familiare e culturale; l'altra è la vicina di casa Michelle (Gwyneth Paltrow), che rappresenta invece la trasgressione e la fuga dalle tradizioni...

 

La cosa che balza immediatamente all’occhio è Joaquin Phoenix: enorme, superbo, monumentale. La sua interpretazione è così realistica da apparire irrealistica. Un paradosso? No, perché il suo personaggio è decisamente umano e comune, eppure proprio per questa sua così precisa indeterminatezza caratteriale e psicologica (così tipica dell’individuo umano, alla faccia delle banali macchiette caricaturali) diventa incredibilmente credibile.

Un ebreo che perde il grande amore a pochi giorni dalle nozze e cade in depressione cercando più volte il suicidio è un personaggio che si attira facili aspettative: depressione continua, ansie, desolazione, mortificazione, mancanza di gioia. Il classico personaggio da polpettone melenso insomma, diciamocelo, quello che quando il regista è bravo riesce a convincere davvero tirando fuori i lacrimoni come in La stanza del figlio di Moretti, o Le onde del destino di Lars Von Trier. Quando invece non è bravo raggiunge il risultato del 90% dei film tragico-drammatici in circolazione.

La scoperta sensazionale è che a raggiungere un simile livello è James Gray, regista che dopo una carriera (finora breve a dir la verità) spesa a investigare il noir e il poliziesco (peraltro in maniera notevole, come dimostrano il suo capolavoro Little Odessa e il recente I padroni della notte) svolta inaspettatamente verso il dramma passionale con risultati ottimi. In realtà Gray è molto furbo, e da buon lettore di Dostoevskij riesce a realizzare un personaggio a tutto tondo che sorprende davvero per la sua capacità di cambiare registro in continuazione, passando dall’impasse iniziale ad una serie di stati d’animo ed emozioni con la semplicità di un teen-ager.

Qui sta l’incredibile bravura di Phoenix, che si cala nei panni di Leonard in una maniera inaspettata. Lo si nota anche solo dalle posture adottate via via durante la storia: spesso ingobbito su sé stesso ma in grado di adeguarsi ai registri che gli vengono richiesti: premuroso e affettuoso con la propria famiglia, scherzoso e sagace con Sandra (Vinessa Shaw), la ragazza perfetta che tutti vorrebbero lui sposasse, intraprendente e slanciato con Michelle (Gwyneth Paltrow), la bionda femme fatale vero primo motore di ogni sua azione.

La dicotomia che si instaura tra le due donne assume uno stampo kiekegardiano, per cui Leonard si trova presto presto a dover scegliere tra la vita etico-familiare (Sandra) e quella estetico-libertina (Michelle). Ma in realtà è una non-scelta questa, che appare chiara fin dal momento in cui Leonard incontra la stravagante e svarionata Michelle sul pianerottolo di casa. L’amore a prima vista condiziona gli eventi ma non impedisce l’innestarsi ulteriore di due triangoli amorosi che si riveleranno fondamentali per orientare gli eventi finali.

Il finale tragico devasta gli animi e pare riaffermare il carattere quasi obbligato di una vita deontologica in cui l’uomo può trovare salvezza e protezione (simboleggiata dal guanto raccolto sulla spiaggia) solo nel compromesso che si lega all’etica del dovere. Non c’è spazio per la felicità in questo quadro. L’ironia più amara sarà per Leonard dover dissimulare la felicità e l’amore a Sandra per una vita intera, nella coscienza di aver rinunciato per sempre alla propria realizzazione individuale.

Quella che è un’interpretazione da oscar viene accompagnata splendidamente da Gray, che si adegua ai registri del protagonista assumendo uno stile essenziale, claustrofobico, quasi sempre ancorato a luoghi chiusi che diventano gabbie. Paradossalmente è però in queste gabbie che Leonard trova le maggiori consolazioni, dalle telefonate con Michelle al rapporto amoroso con Sandra, fino al ritorno al cenone di capodanno che offre nonostante tutto un motivo per continuare a vivere. Quando l’azione si svolge all’esterno emerge l’evidenza via via maggiore del rapporto impossibile con Michelle, ostacolato dalle droghe, da una vita sfrenata, da un amante ingombrante e soprattutto dalla consapevolezza che l’amore di Leonard non è ricambiato.

Gli incontri sulla terrazza del palazzo sono altamente simbolici in tal senso: avvengono in un luogo sterile, sciupato, ad orari sempre improbabili e in preda a temperie meteorologiche. Il fatto che il congedo non avvenga qui ma a pian terreno è un ulteriore simbolismo della caduta dei piani “fantastici” di Leonard, il quale, come si suol dire, precipita e si ritrova con i piedi per terra a dover affrontare la sua triste condizione.

In mezzo a questa storia struggente duole però riscontrare una certa artificiosità nella ricostruzione del background in cui si muove Leonard: i personaggi che lo circondano infatti appaiono un tantino troppo costruiti e piatti per competere con la complessità del protagonista, a partire dallo sterotipo della famiglia ebraica che cerca di farlo sposare in un matrimonio di interesse reciproco, alla Sandra che si muove in maniera statica nel suo innamoramento di cui si fa fatica a trovare le ragioni, fino alla stessa Michelle, femme fatale che dalla prima scena appare immediatamente come la Beatrice celestiale irraggiungibile. Nel complesso però non c’è proprio di che lamentarsi diciamocelo.

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 5 voti.
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alexmn 8/10

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hiperwlt (ha votato 8 questo film) alle 9:39 del 6 febbraio 2010 ha scritto:

uno di quei film che sanno prendere: affronta temi scontati sì, ma con una certa profondità. la dicotomia sentimentale presente nel film, è un'intima tragedia, dove a prevalere non sono le scelte di Leonard, bensì quelle altrui.e questo dall'inizio alla fine del film. l'unica cosa che sceglie (scegliere di abbandonare un sicuro contenitore d'amore quale è sandra, per amare, in un mare di instabilità e incertezze michele, la femme fatale interpretata da una bravissima paltrow ) gli viene infine negata. phoenix (interpretazione mirabile), uno dei personaggi psicologicamente meglio caratterizzati degli ultimi 2/3 anni a livello cinematofrafico.