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9/10

Dorian Gray regia di Oliver Parker

Drammatico
recensione di Dido

Il film è ambientato a Londra in epoca vittoriana. Dorian è un giovane ventenne, dotato di grande bellezza fisica, che rinuncia alla propria anima pur di rimanere giovane e condurre una vita interamente dedita al piacere, mentre un ritratto invecchia in una buia soffitta al suo posto.

Un mondo perfettamente ricostruito, come dipinto in un quadro a tinte fosche, ma vivide, che consentono di immergersi completamente nell'atmosfera decadente della poesia di Oscar Wilde, questa la sensazione che non può che pervadere lo spettatore alla visione dell'ultimo film di Oliver Parker.

Poche e irrilevanti, le licenze cinematografiche che lo caratterizzano, pur non alterandone il senso rispetto all'opera originaria: "Il ritratto di Dorian Gray", celeberrimo romanzo, emblema dell'anticonformismo in epoca vittoriana, ancor oggi ricco di tematiche di grande attualità, come l'edonismo, il piacere, il dissolutismo dei tempi moderni.

Non l'arte che imita la vita, ma la vita che imita l'arte, che insegue disperatamente la perfezione quale modello di elevatezza insuperabile, unico scopo nella vita di uomini annichiliti dal disprezzo per le ataviche convenzioni morali che hanno regolato nei secoli i rapporti fra uomini, come la religione, l'etica, la lealtà, che divengono ostacoli frapposti fra l'uomo e la totale realizazione del suo piacere.

Il protagonista è Dorian, un giovane dotato di una bellezza rara e straordinaria, dai lineamenti delicati, quasi efeba, unica nel suo genere, in grado di catturare indistintamente l'attenzione di chiunque vi stia accanto, donne o uomini, in grado di suscitare invidie, passioni,  di ispirare poeti e pittori.

Dorian ha tutta la vita davanti a sè, come spesso ama ripetergli l'amico Henry, grande esteta, abile nell'arte della persuasione, ch'egli esercita finemente, plagiando a poco a poco la mente di Dorian fino a farlo divenire lo specchio di ogni suo più sordido desiderio, troppo ardito per esser da lui personalmente realizzato, da lui che non possiede le attraenti qualità fisiche del giovane.

Se ancora nella prima parte del film è possibile osservare  solo che brandelli di un amore sincero e di pentimento sentito, la seconda è  un vortice di lussuria, si susseguono numerose le scene, che ben rappresentano la brama di piaceri carnali, torbidi, nonchè l'oblio della mente offuscata dall'oppio e dal delirio.

Dorian cede la purezza della sua anima in cambio della giovinezza eterna e di una vita corrotta.

Lentamente in cotanta goduria dei sensi s'insinua la disperazione dell'anima, una coscienza non del tutto sopita, che diviene un tormento e delinerà il confine sottile tra la gratificazione dell'ego e l'angoscia che attanaglia la solitudine di una vita consumata dal peccato. Così ecco palesarsi un desiderio di rigenerazione, forse impossibile.

Fulcro essenziale del racconto è però il dipinto dell'amico e artista Basil, che ritrae il volto del protagonista, un'opera di così pregevole bellezza da essere esposto al centro di un grande salone, ma il quadro diventa la trasfigurazione della inconscia intima sofferenza di Dorian, ch'egli cela col suo piacevole aspetto e allontana concedendosi ogni più sfrenato capriccio e divertimento.

Una coscienza che Dorian vorrebbe soffocare, a qualunque costo, anche la vita dei suoi amici, e delle uniche persone che ancora nutrono nei suoi confronti sentimenti d'affetto, così egli nasconde il dipinto in una buia soffitta, ove ogni tanto si reca per vedere il suo ritratto che invecchia e si deforma, i piccoli lombrichi che attraversano i contorni disegnati del suo volto, a rappresentare la putrefazione della sua anima.

E accanto all'orribile immagine, uno specchio, rotto, ma ribadire ancora una volta, l'incredibile bellezza del suo aspetto, una maschera dietro cui celare la corruzione dell'anima.

Ad arricchire un film sicuramente riuscito, il valore di epigrammi senza tempo del grande scrittore, che valorizzano in maniera significativa scene che ben riflettono il gusto estetico tipico della classe intellettuale dell'epoca, spesso alternate nella loro tracotanza, alla miseria del popolo, che vive nei sobborghi. 

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Marco_Biasio alle 22:26 del 3 dicembre 2009 ha scritto:

Addirittura 9? Punti in alto. Ho intenzione di vederlo il prima possibile, ma non ho letto critiche esaltanti, e mi lascia perplesso più che altro la trasposizione horror, o detta tale, di una storia che horror assolutamente non è. Vedremo.

La Dido, autore, alle 21:37 del 9 febbraio 2010 ha scritto:

..

sicuramente ci sono trovate cinematografiche volte a spettacolarizzare alcune scene, l'ocurità della Londra Vittoriana a mio parere ha qualcosa di innatamente inquietante, è qualcs che appartiene all'atmosfera decadente, trovo che le critiche siano eccessive e basate principalmente sul fatto che il film nn è fedele al libro, io trovo nn faccia gravi distorsioni...il libro ha un ritmo decisamente lento è plausibile voler rendere la trama più ricca e veloce, un libro e un film non possono esser la stessa cosa, io giudico il film e il film è un buon film che rivedrei anche molto volentieri.

Ho letto addiritture critiche sull'interpretazione di colin firth piuttosto che sulla scelta del protagonista stesso, che trovo assolutamente ingiustificate.

Ammetto che non ho visto trasposizioni diverse da questa, che so però sono state fatte in passato, quindi non posso dire se ve ne siano eventualmente di migliori, ma a me questa è parsa più che soddisfacente e consiglio assolutamente la visione del film.