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7/10

Giustizia Privata regia di F. Gary Gray

Thriller
recensione di Cristina Coccia

Clyde Shelton, un ex-ingegnere meccanico a servizio della CIA, ritiratosi per trascorrere più tempo in famiglia, subisce un’aggressione in casa sua, ad opera di due malviventi che uccidono, dinanzi ai suoi occhi, moglie e figlia di dieci anni. Si affida alla legge, ma l’avvocato a cui è assegnato il caso, Nick Rice, a causa di un’insufficienza di prove, prende la decisione di patteggiare la pena con il più feroce dei due, che accusa di tutto il suo complice. Risultato: il vero colpevole sconta pochi anni di pena e l’altro viene condannato a morte. Shelton inizia a nutrire una sconsiderata sete di vendetta verso tutto il sistema giudiziario che ha commesso la peggiore delle ingiustizie. Dopo dieci anni sta per essere eseguita la condanna a morte, ma qualcosa va storto: quella che doveva essere un’esecuzione indolore si trasforma in una tortura. Le indagini porteranno a Shelton che verrà facilmente catturato ed arrestato, ma che continuerà ad operare all’esterno, grazie ad un misterioso ed insospettabile complice. È soltanto l’apice di un machiavellico piano vendicativo dove tutti diventeranno pedine sulla sua scacchiera e nessuno potrà nemmeno lontanamente pensare di salvarsi.

Con un ritmo serrato, continui colpi di scena e dialoghi pungenti, si può definire Law abiding citizen un thriller ben riuscito, in quanto, con sofisticati trucchetti, riesce a tenere lo spettatore incollato alla poltrona, dall’inizio alla fine, scuotendolo già con i primi, violentissimi tre minuti di visione.

Tra celle d’isolamento, tunnel sotterranei, carceri e aule giudiziarie, tutto sembra costruito per creare una sorta di stato d’animo claustrofobico, senza via d’uscita, come se tutto fosse pianificato da qualcuno che non ha più niente da perdere. “Nessuno può sfuggire al proprio destino”, questa è la chiave di lettura della trama: un destino che inizia a prendere una piega diversa non appena ci si rende conto che la vera giustizia non è in mano alla legge, ma è ben al di sopra di essa. Nemmeno la legge può realmente sottrarsi al destino, né all’ira di un uomo che ha deciso di non scendere a patti con gli assassini e di “far crollare il sistema”.

Gerard Butler è eccezionale nel dare corpo e anima ad un uomo disperato, deluso e infine infuriato, violento, ma misurato e meticoloso nella sua follia. In un ruolo che lo vede ancora più feroce del suo Leonida in 300, riesce ad essere convincente e coinvolgente in ogni momento, al contrario di un antipatico e noioso Jamie Foxx, impegnato a fare carriera e a battere un proprio record personale più che a far trionfare il bene sul male, ma che non riesce ad emozionare e nemmeno a farsi odiare abbastanza dal pubblico. Nel duello simbolico tra i due attori, la sfida è sicuramente vinta da Butler, sadico e passionale oltre ogni limite. Indubbiamente promosso!

C’è un’elevata probabilità di rimanere delusi da un finale difficile da accettare, non proprio credibile, un po’ troppo moralista; tuttavia la costante suspense e il continuo domandarsi da che parte stare, rendono la pellicola godibile e mai prevedibile. Con un cinismo sempre più realistico, che ormai ci appartiene ogni giorno di più, come si fa a decidere fino a quando è lecita una vendetta? E quanto ci si può spingere oltre per dimostrare la corruzione e l’ingiustizia del sistema? “Il modo migliore per vincere una partita, è far credere all’ avversario che sta facendo le mosse giuste!”  Se è così, Giustizia privata ha decisamente vinto la partita!

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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Bedobedin (ha votato 6 questo film) alle 21:27 del 14 marzo 2011 ha scritto:

già

già, proprio il finale, secondo me, è troppo "buono" e forzatamente moralista da digerire. mai un film americano che finisca male, eh?